Andrea Pubusa
Un corteo allegro e pacifico, la musica e le parole di Bella Ciao diffuse dagli altoparlanti: il corteo s’ingrossa mana mano che procede e a noi veterani sembra più numeroso di quello dello scorso anno. La battaglia per la difesa della Costituzione ha fatto proseliti e ha mostrato come non sia solo rito o vuota commemorazione ricordare in festa la Resistenza e rievocarne i valori. Le polemiche del PD contro l’ANPI, dirette o per interposta persona, hanno indotto molti a esserci. E così anche a Cagliari qualche migliaio di persone in corteo per le strade principali della città a ricordare il 72° anniversario della Liberazione e il 70° dell’approvazione della Carta costituzionale, fermamente difesa il 4 dicembre, dopo un anno di mobilitazione e paura.
In testa, dopo il gonfalone del Comune col sindaco, lo striscione dell’ANPI, poi quello del Comitato per il NO, con la scritta “Difendiamo la Costituzione”, sempre attuale anche se ora il comitato ha cambiato nome, “Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria” e obiettivo, punta ad attuarla la Carta, dopo averla strenuamente difesa. Tante le bandiere, anche della Palestina. Ed uno striscione rosso per ribadire il No alle guerre.
La manifestazione è partita intorno alle 10 da via Garibaldi e ha attraversato via Sonnino per la deposizione della corona di alloro per i caduti della Guerra di Liberazione, poi giù per via XX settembre e poi lungo la via Roma. Un gruppetto di donne ha sfilato portando a piedi la bicicletta in ricordo delle partigiane che durante la Resistenza operavano spesso come staffette, dando un contributo importante alla lotta contro i nazifascisti. Molti non sanno, ma la bicicletta è stato uno strumento fondamentale nella lotta conntro nazisti. Basta ricordare la silenziosa, ma preziosa opera di Gino Bartali nella trasmissione di informazioni e messaggi.
Poi il concentramento finale e i saluti dal palco in una piazza del Carmine affollata. Con un appello alla pace rilanciato anche dal presidente del Comitato 25 aprile, Marco Sini. Poi sono intervenuti i giovani iscritti all’Anpi. Mauro Tunis ha letto dal palco la testimonianza del partigiano Nino Garau sulla lotta di Liberazione in Emilia Romagna. Ecco il testo:
“Da Modena, dove mi ero rifugiato dopo l’8 settembre, fuggendo dall’Accademia aereonautica, mi trasferii con gli zii antifascisti a S. Vito, frazione di Spilamberto.
Ci ospitava Gino Gibertini, accanito antifascista, che mi convinse a entrare nel movimento antifascista, dopo aver organizzato un incontro con un certo Sergio Cabassi, presidente della federazione giovanile comunista di Modena.
Non avevo ancora compiuto vent’anni e non conoscevo la vita umile degli operai e dei contadini, non avevo mai conosciuto la fame, non sapevo che esistevano persone maltrattate.
Toccai lì con mano perché c’erano gli scioperi, la protesta e l’antifascismo.
A Modena i contadini venivano sfruttati dal marchese Rangoni, nei suoi 400 fondi, col sistema della mezzadria.
E cambiai: capii meglio, queste cose mi fecero cambiare.
Ci appoggiammo innanzitutto alla famiglia Balugani, calzolaio il padre, e costituimmo una specie di comando, un punto di riferimento, dal quale iniziò la nostra lotta partigiana.
Col figlio dei Balugani costituimmo la nostra prima SAP, sotto la mia direzione.
Se si divide la provincia di Modena in quattro settori, il mio era il quadrante sud-est, confinante con la provincia di Bologna.
La Quinta zona, quinto settore della zona di Modena pianura, comprendeva Vignola, Spilamberto, San Vito, Castelnuovo e Castelvetro, un’unica unità militare con basi permanenti.
Quattro battaglioni e tre distaccamenti, con mappe e carte per studiare il territorio, in mezz’ora avevamo tutte le notizie attraverso le guide e le staffette.
Qui venni a contatto con le organizzazioni antifasciste che comprendevano tutti i partiti (Gilberto Galli era uno dei responsabili), e tutti entrarono nella nostra formazione.
Riuscii a far convergere Sap e Gap e, a macchia d’olio, dopo aver reclutato le famiglie e i cascinali del luogo, formai, con la collaborazione dei miei vecchi compagni di lotta, la 13^Brigata cui demmo il nome di Aldo Casalgrandi, il primo dei nostri catturato e impiccato dai tedeschi.
Nella nostra resistenza riunii tutte le forze disponibili del territorio, operai, contadini e artigiani, ma anche qualche laureato e persino due preti.
Quindi 470 partigiani combattenti,123 famiglie, che erano le basi partigiane perché il 90% della popolazione stava dalla nostra parte, fino ad arrivare ad avere 220 basi strategiche e logistiche.
Le armi ce le fornivano gli americani, che avrebbero voluto al loro servizio semplicemente dei gruppi di guastatori, mentre noi agimmo sempre come forti unità di partigiani organizzati, che combattevano nei territori direttamente contro i nazifascisti, e che concorsero, a fianco degli Alleati, alla vittoria finale e alla liberazione dell’Italia. E fu così che noi liberammo Spilamberto, il giorno prima dell’arrivo degli Alleati nel territorio della Quinta zona di Modena”.
Nino Garau è li fra la gente, schivo come sempre, festeggiato da tutti, circondato dall’affetto generale. Guarda sorridente i manifestanti che, al ritmo incalzante della versione moderna di Bella Ciao, cantano e ballano o fanno roteare le bandiere. Una festa vera, che quest’anno è doppia perché esprime la gioia per la vittoria, anch’essa liberatoria, della nostra Costituzione contro l’attacco delle nuove oligarchie..
1 commento
1 25 aprile | Aladin Pensiero
26 Aprile 2017 - 07:49
[…] Aprile, davvero un bel corteo a Cagliari! Andrea Pubusa su Democraziaoggi 25 apirle a Cagliari Aladines, democrazia oggi aladinews 25 aprile […]
Lascia un commento