Mario Carboni hai rotto l’unità antifascista e non solo

24 Aprile 2017
4 Commenti


Amsicora 

 

Mi scuserà il Presidente dell’Associazione Chenàbura@sardos pro Israele, Mario Carboni, della Federazione Italia Israele, se gli dico ciò che Marco Sini, presidente del Comitato 25 aprile di Cagliari, non può dirgli. E cioè che la sua lettera, con la quale comunica che lui e i suoi non parteciperanno alla sfilata nel giorno della Liberazione, la rimando al mittente. E dico questo non per spirito settario, ma perché respingo il settarismo altrui, il suo e quello dei suoi consociati. E ancor più non mi calle della nota di Mario Carboni, quando annuncia autonome attività in ricordo della Brigata ebraica e dei resistenti e caduti ebrei nella lotta per la Liberazione dal nazifascismo. E sia ben chiaro, lo dico non per mancanza di rispetto verso quella Brigata di 5.000 volontari ebrei, inquadrati nell’esercito inglese, ma per il suo esattto contrario. Perché  quella generosa scesa nel campo di battaglia era una atto concreto di unità militante verso gli altri combattenti regolari e della unità partigiane, mentre questa di Carboni è, al contrario, una fin troppo manifesta manovra filoisraeliana volta a dividere il fronte popolare in occasione della ricorrenza più significativa della storia recente italiana: la Liberazione. Un atto di rottura non di convergenza. Un atto supponente con motivazioni estranee allo spirito del 25 aprile.
Del resto, il messaggio di Carboni è palesemente contraddittorio. L’esponente filoisraeliano sardo spiega nella lettera indirizzata al presidente del Comitato 25 aprile di Cagliari, che la mancata partecipazione alla ricorrenza è conseguenza di provocazioni e insulti nello scorso 25 aprile. Ma dice lui stesso che si tratta “di ben identificati gruppuscoli” e ch’essi sono “fortunatamente assolutamente minoritari”. E allora? Allora, perché non stare con la quasi totalità dei democratici cagliaritani che sono pacifici e accoglienti e compiere un gesto polemico? Perché addebitare al Comitato 25 aprile una responsabilità non sua, ma di piccoli irrilevanti gruppi, come lo stesso Carboni ammette? E allora, caro Carboni, te lo dico io cosa ti muove. A te e all’associazione Italia/Israele non interessa lo spirito della Liberazione, e ancor meno il ricordo della nefasta azione del nazifascismo. E men che meno ti tange del dolore e delle immense tragedie dei popoli provocati dalla criminale azione nazifascista. Sai cosa t’interessa nell’inviare questa lettera a Marco Sini e alla stampa? T’interessa mettere in cattiva luce la nostra Festa della Liberazione. Dividere il fronte democratico. Carboni parli in nome di un governo, non degli ebrei democratici. Questi dappertutto sfilano in tutta sicurezza e nel massimo e dovuto rispetto con i democratici italiani nel segno della Costituzione, nel 70° della sua approvazione. E così tu e i tuoi consociati avreste sfilato a Cagliari con noi, che avremmo fatto da invalicabile scudo contro eventuali provocazioni, mentre, con la tua lettera e la tua azione divisiva, il provocatore sei tu.
Chissà cos’ha fatto Carboni il 4 dicembre?

4 commenti

  • 1 Lunedì 24 aprile 2017 | Aladin Pensiero
    24 Aprile 2017 - 07:54

    […] Mario Carboni hai rotto l’unità antifascista e non solo Amsicora su Democraziaoggi. lun 24 aprile 2017 […]

  • 2 Giacomo Meloni
    25 Aprile 2017 - 01:21

    Caro Direttore,
    condivido nel merito la risposta da te data alla lettera “provocatoria” di Mario Carboni con la quale annunciava al Presidente Provinciale dell’ANPI Marco Sini la non partecipazione sua personale e della Associazione di riferimento ” Chenàbura@sardos pro Israele ” alla Manifestazione del 25 Aprile di domani mattina per le vie di Cagliari.
    Vorrei che la polemica,che in parte rispecchia ciò che è avvenuto a livello nazionale dove la Comunità Ebraica di Roma per la prima volta non parteciperà alla Manifestazione del 25 Aprile,organizzata dall’ANPI nazionale, non coinvolgesse chi come noi hanno scelto di manifestare liberamente uniti nel ricordo fecondo della Resistenza vecchia e nuova.
    Mario Carboni è giusto che sia censurato; ma vorrei ricordare che Mario è stato il fondatore insieme a Gavino Satta,Eliseo Spiga ,Vincenzo Migaleddu del Movimento Città Campagna e de Su Populu Sardu ,il promotore della raccolta di firme in tutta l’isola della Proposta di Legge Reg.le Popolare Pro Sa limba Sarda nelle scuole di ogni ordine e grado; è uno dei maggiori esperti della materia e normativa della Zona Franca,un ex dirigente nazionale del PSDAZ ed un coofondatore della stessa CSS.Ebbene posso affermare con sicurezza che Mario Carboni non è a favore del Sionismo nè tanto meno è rappresentate e sostenitore del Governo Sionista di Israele.Carboni è invece molto critico nei confronti di quesi movimenti che sostengono la causa palestinese in contrapposizione allo Stato di Israele di cui ne vorrebbero la completa distruzione.
    Io personalemente sono convinto che,invece, dobbiamo guardare attentamente ciò che sta avvenendo tra le giovani generazioni di ragazze e ragazzi palestinesi e israeliti che studiano e praticano sport insieme nelle scuole cattoliche e protestanti dentro la Città di Gerusalemme.Ebbene queste nuove generazioni guradano ad un futuro che supera lo stesso Progetto di due Stati per due Popoli e puntano decissamente a costruire un solo Stato per due popoli che possono e devono convivere in uno stesso territorio.Per questo motivo oggi 24 aprile sono voluto essere presente all’Incontro-Dibattito presso la Facoltà Teologica della Sardegna con mons.Perbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme per sentire la sua testimonianza diretta sulle nuove frontiere che si stanno aprendo in Medioriente, frontiere di speranza e di pace, partendo dalle esperienze sofferte e drammatiche dei cristiani,dei musulmani e degli ebrei che aspirano ad un mondo nuovo. Per chi volesse approfondire questa impostazione,rimando ad un articolo ormai famoso del Corriere della Sera del settembre del 2010 a firma di Sergio Romano sul tema: Un solo Stato per due popoli nello stesso territorio.

    Risposta

    Caro Giacomo, conosco Mario Carboni e rilevo da quanto tu ci dici un’altra contraddizione nel suo agire: vuole due stati per due popoli in Italia (popolo sardo e popolo italiano) e invece ne vuole uno solo di Stato per israeliani e palestinesi. Fa il palestinese nei confronti dell’Italia e l’israeliano nei confronti dei palestinesi. In ogni caso le ipotesi sullo sblocco democratico della questione palestinese sono opinabili e oggetto di discussione. Credo però che noi siamo tutti animati dall’idea che tutti i popoli debbano essere messi in condizione di decidere in pace il loro destino. Ma proprio per questa ragione chi si muove nello spirito di pace e di unità della Resistenza e della Costituzione è per unire non per dividere. E’ questo è il messaggio centrale della nostra bella Festa del 25 Aprile. Mario Carboni, così come altri esponenti filoisraeliani in Italia, rompono l’unità antifascista in modo pretestuoso e con la precisa finalità di mettere in cattiva luce l’ANPI, rea, fra l’altro, d’essere stata l’anima della Resistenza contro lo scasso della Costituzione perpetrata da Renzi (destinato a far fare al PD la fine del partito socialista francese). Carboni sa bene che in mezzo a noi è ipersicuro e si trova in un ambiente accogliente. Sa che le sue idee sono rispettate anche da chi non le condivide. Confermo: il suo è un atto ingiustidicato di rottura …non solo dell’unità.

  • 3 Giacomo Meloni
    25 Aprile 2017 - 01:32

    ALLEGATO
    LA QUESTIONE PALESTINESE DUE STATI O UNO PER TUTTI
    (di Sergio Romano 29 settembre 2010 )

    Bassam Saleh, che è stato presidente della Comunità palestinese di Roma, ha affermato, in convegni tenuti in questo periodo, che l’opzione più accettabile per risolvere il contenzioso tra gli israeliani e i palestinesi sarebbe un unico stato per due popoli sull’intero territorio. A me risulta invece che Abu Mazen tratti sulla base del ripristino della situazione risalente al 4 giugno 1967 prima della guerra dei Sei giorni. Ho letto quello che scrisse il sovietico Gromiko, a quel tempo ambasciatore presso l’Onu, il quale sostenne che l’unica soluzione che fu possibile adottare nel 1947 fu quella della risoluzione 181. È quindi realistica la proposta di Bassam Saleh?
    ( DOMANDA di Antonio Fadda , antoniofadda2@virgilio.it )
    RISPOSTA di sergio Romano :
    Caro Fadda, nel suo romanzo utopico («Altneuland», la vecchia terra nuova), pubblicato nel 1902, Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista, descrisse una Palestina in cui arabi ed ebrei convivevano pacificamente. La Storia ha preso un’altra strada, ma il tema dello Stato unico riemerge periodicamente ed è divenuto nuovamente attuale grazie a due articoli del 2003: il primo di Tony Judt apparso sulla New York Review of Books nell’ottobre di quell’anno, e il secondo di Virginia Tilley pubblicato dalla London Review of Books del mese successivo. Entrambi gli autori giungevano alla conclusione che l’unica soluzione politicamente possibile fosse ormai quella «binazionale»: un unico Stato sull’intero territorio della vecchia Palestina mandataria. Contro la tesi di Judt e Tilley apparve qualche tempo dopo un libro dello storico israeliano Benny Morris, pubblicato da Rizzoli nel 2008 con il titolo «Due popoli, una terra». Morris è convinto che alla prospettiva dello Stato unico si oppongano i vecchi contrasti, l’odio accumulato nel tempo, le diverse mentalità culturali e civili, il diverso tasso di accrescimento demografico degli ebrei e degli arabi. Ma anche la divisione della Palestina in due Stati, secondo Morris, è ormai altrettanto impossibile. Gli insediamenti ebraici nei territori occupati, la geografia economica e, sempre secondo l’autore, l’assoluta indisponibilità della grande maggioranza degli arabi ad accettare l’esistenza di uno Stato ebraico nella loro regione, rendono tale prospettiva estremamente improbabile. Il libro ricostruisce bene la evoluzione della politica israeliana e riconosce implicitamente che gli insediamenti sono ormai, per il governo di Gerusalemme, una palla al piede. Siamo passati dalla fase in cui dovevano servire a creare le condizioni di un Grande Israele a quella in cui il governo non può smantellarli senza perdere la sua fragile e rissosa maggioranza. Non rimane altra soluzione, secondo Morris, fuorché quella di una confederazione giordano-palestinese a cavallo del Giordano, dal confine con l’Arabia Saudita al Mediterraneo. È una proposta interessante, ma non tiene conto del fatto che nei territori palestinesi occupati esiste ormai una società nazionale con le sue nomenklature, la sua classe dirigente, i suoi intellettuali, tutti poco inclini a diluirsi in uno Stato governato dai beduini della Transgiordania. Ed è improbabile d’altro canto che il regno di Giordania sia disposto a rimettere in discussione i propri equilibri interni cercando di assorbire almeno 4 milioni di palestinesi. L’unica soluzione possibile, quindi, rimane quella dei due Stati. Gli ostacoli da superare sono molti, ma non vedo tra questi la natura degli arabi come popolo impervio a qualsiasi cambiamento culturale. Come storico e come ebreo Morris non può ignorare quanto sia ingiusto pensare che vi siano popoli immutabili, incapaci di apprendere dalle loro passateesperienze e dalla convivenza con altri popoli.
    (Sergio Romano 29 settembre 2010 )

  • 4 Gian Giac
    27 Aprile 2017 - 15:15

    Fornisco un solo elemento. Nel corso di una conferenza sulla costituente e sul ruolo di Emilio Lussu ( mancava qualche settimana al 4 dicembre), Mario Carboni intervenne a sostegno del NO.

    Risposta

    Bene. mi fa piacere, con Carboni, del resto, abbiamo condiviso altre battaglie.Tornando al 25 aprile, l’anno scorso le bandiere della Brigata Ebraica hanno sfilato a Cagliari senza problemi. Se Mario avesse avuto qualche preoccupazione, penso che amici come Giacomo e Franco Meloni, Marco Sini, Roberto Mirasola, io e altri avremmo “scortato” lui e le sue bandiere. Ecco perché insististo nel ritenere la rottura di Carboni pretestuosa e ingistificata (A.P.)

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