Cassimatis vince una battaglia, Grillo punta a vincere la guerra, ma contro Renzi

10 Aprile 2017
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Andrea Pubusa

 

Il tribunale dà ragione a Marika Cassimatis, Grillo replica:
Marika Cassimatis (leoni)

Dunque Marika Cassaimatis ha ragione, parola del Tribunale di Genova. Ma attenzione Beppe Grillo non poteva estendere le comunarie a tutto il territorio nazionale, cancellando il risultato delle comunarie genovesi. Il giudice Roberto Braccialini, ha fondato l’ordinanza sul “Non Statuto”, sul Regolamento e sul Codice Etico del M5S e ha disarcionato provvisoriamente Luca Pirondini scelto da Grillo per correre alle elezioni con il simbolo dell’M5S.  Ma Grillo sul blog replica: “non possiamo non rilevare come in nessun passo della predetta sentenza (ordinanza) si sostenga che la Cassimatis è la candidata sindaco del MoVimento 5 Stelle, come lei ha affermato. Marika Cassimatis - conclude M5S - è stata sospesa e la votazione del 14 marzo è stata annullata, pertanto la stessa non è né sarà candidata con il MoVimento 5 Stelle a Genova alle elezioni dell’11 giugno“.
Ma cosa dice il giudice? Afferma che Grillo ha violato lo statuto che permette l’accesso alle votazioni on line solo agli iscritti a Genova. Il giudizio è limitato a questo aspetto. Il magistrato, invece, non si esprime sulla decisione del 6 aprile, quando Grillo ha escluso la Cassimatis dalla piattaforma Rousseau. Si legge: “…Quella esclusione non può essere presa in considerazione… [del fatto che quei] provvedimenti… non sono stati al momento impugnati…“. E siccome il giudice giudica a domanda, non può prinunciarsi su questioni su cui il suo giudizio non è richiesto.
Quindi, sul piano giuridico non sembra corretta l’affermazione della Cassimatis “Ho vinto, sono la candidata del M5S a Genova!” Forse Grillo è più vicino al vero: anzitutto perché si tratta di una ordinanza cautelare, come tale provvisoria in attesa del giudixio finale, secondariamente, perché sospende l’estensione delle comunarie a tutti i pentastellati, genovesi e non, ma non sospende l’annullamento disposto da Grillo della votazione online nella quale la Cassimatis è risultata vincitrice. Morale della favola, Cassimatis ha vinto una battaglia ma non la guerra. Certo, il giudice  fissa alcuni principi in forza dei quali  il potere di Grillo come garante nazionale viene ridimensionato. Dice l’ordinanza: “Nonostante non sia particolarmente agevole ricostruire le regole organizzative del Movimento e l’istanza dirigista riconosciuta a Grillo, quest’ultimo non ha un potere di intervento nel procedimento di selezione delle candidature“. Il giudice scrive anche: “Le assemblee telematiche producono deliberazioni vincolanti per il capo politico e per gli eletti“, “Grillo ha un ruolo di indirizzo e impulso particolarmente penetrante che però, in materia di candidature locali, non si identifica nel “diritto di ultima parola“.
Parole, certamente condivisibili in soggetti formalizzati, ma - come si sa - i partiti non lo sono e ancor meno i movimenti, nei quali prevalgono regole e consuetudini diverse e conta molto l’autorevolezza dei leaders. Non è un caso che Grillo, dopo aver deciso ha messo in campo il suo rapporto di fiducia con gli iscritti: “fidatevi di me!
Alla fine credo che Grillo la spunterà. Del resto, non mi pare che la Cassimatis, dopo quanto è accaduto, possa ragionevolmente pensare  di ricevere i voti dei pentastallati. Chi la voterebbe del movimento se fosse lei la candidata? E l’uso del simbolo chi lo dispone? Il giudice? Formalmente la titolarità del simbolo M5s è di un a associazione diversa dal movimento che ha espulso la professoressa: il simbolo è di una associazione registrata da Grillo nel 2012. Ma, al di là delle questioni giudiziarie, mi pare che il M5S, dopo l’importante Convegno di Ivrea, debba cambiare passo, non solo concretizzando la sua vocazione dirigente del Paese, ma dandosi regole interne meno aleatorie. Non si può avere in contemporanea Ivrea e Genova.  Una forza di governo deve avere la stessa faccia, lo stesso livello e lo stesso stile in ogni circostanza.
Lo ha detto anche Grillo a Ivrea, invitando ad un’azione più di testa che di semplice movimentismo. In ballo c’è il governo del Paese, col PD in caduta libera e il M5S in ascesa.

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