Andrea Pubusa
La sindaca di Roma Virginia Raggi (Dire)
Avete visto la ‘rivoluzione’ della democrazia diretta a 5 stelle in Campidoglio? E’ contenuta in una proposta di delibera, presentata dalla maggioranza M5S, per modificare lo statuto di Roma Capitale. Ita novas? Si introduce la possibilità di petizioni online e si sperimenta il voto elettronico per i referendum comunali. L’auspicio dei Cinquestelle è ‘in cinque anni passare da Mafia Capitale alla capitale della democrazia diretta‘. Programma suggestivo, bisogna ammetterlo. Dopo tutta la merda che sta emergendo nel processo sul malaffare amministrativo-malavitoso a Roma con intreccio PD-FI e trasversalità inestricabili, sembra quasi un un prodigio. Si volta radicalmente pagina: il pacchetto di proposte comprende referendum propositivo, abrogativo e consultivo senza quorum, bilancio partecipativo, petizioni popolari elettroniche e consultazioni online.
La Raggi spiega così la rivoluzione della modifica allo Statuto romano: “Si tratta di una rivoluzione culturale“. L’obiettivo è “garantire reale partecipazione e trasparenza per i cittadini, introducendo gli strumenti di democrazia diretta e rendendo Roma all’avanguardia sul tema anche rispetto ad altre Capitali europee“.
Vediamo la proposta in dettaglio.
PETIZIONI ONLINE - la proposta prevede l`introduzione della petizione online con la possibilità di illustrare le petizioni in Assemblea capitolina. Per i pentastellati “è una rivoluzione prima culturale che tecnologica”, nell’ambito di una sperimentazione che avverrà per gradi: si partirà dalle petizioni e si aggiungeranno, nel corso degli anni, gli altri strumenti.
REFERENDUM SENZA QUORUM - Nella delibera si propone di abolire il quorum di partecipazione per i referendum comunali e di affiancarvi anche il referendum propositivo che consentirà di presentare proposte che saranno votate dai cittadini, con obbligo di ricezione da parte dell`amministrazione. Ci sarà inoltre, sempre per i referendum, la possibilità di sperimentare il voto elettronico, ricorrendo all`utilizzo di tecnologie telematiche o informatiche.
BILANCIO PARTECIPATIVO - Verrà inserito il bilancio partecipativo, già diffuso in alcuni Comuni italiani tra cui Mira e Ragusa, governati dal M5S. Roma Capitale, quindi “coinvolgerà i cittadini nella costruzione del bilancio sia a livello comunale che a livello municipale e destinerà una quota alla decisione diretta dei cittadini”.
Dal 1996 - hanno ricordato i M5S - il Bilancio Partecipativo è stato riconosciuto dall`Onu come una delle migliori pratiche di governance urbana nel mondo. Il controllo diffuso del denaro dei cittadini è stato sperimentato per la prima volta a Porto Alegre nel 1989 ed è stato adottato anche da Parigi con un sito Internet dedicato alla consultazione della cittadinanza su proposte e progetti da finanziare con il 5 per cento del bilancio.
PROPOSTE DI DELIBERA - Non è stato toccato il numero delle firme necessarie a depositare proposte di delibera popolari e “l`obiettivo è garantire la trattazione di queste nei termini previsti dai regolamenti”. I pentastellati hanno anche fatto un bilancio della “situazione ereditata”, ricordando che “negli ultimi dieci anni sono state depositate presso l’amministrazione capitolina meno di 30 proposte di iniziativa popolare, 15 quesiti referendari e solo 36 interrogazioni e 2 interpellanze al sindaco”.
Inoltre, “il Regolamento per gli istituti di partecipazione e di iniziativa popolare è del 1994 e finora non è mai stato migliorato né adattato alle nuove tecnologie”.
Fin qui la proposta. Che dire? Devo confessare: da Massimo Zedda mi sarei aspettato tutto questo. Invece è più chiuso di Emilio Floris. Amministra come la destra più ottusa. Certo, questo pacchetto a 5 stelle è da discutere. Ma è meglio parlare di democrazia che di malaffare, non vi pare? E a me, che non soffro di pregiudizi, questo basta per riconoscere ai pentastellati il merito di spostare in avanti il confronto. Senza sconti ovviamente e senza nascondere i problemi. Per esempio, è’ bene abolire il quorum di validità dei referendum? O è meglio fissare un quorum partecipativo? Si può fare come abbiamo fatto a suo tempo (all’epoca della Giunta Melis) col referendum abrogativo in Sardegna: quorum sì, ma al 30%, una via mediana rispetto al proibitivo del 51% che avvantaggia la parte contraria ai referendum che si butta nell’area dell’astensione, alimentando il qualunquismo.
C’è da discutere sull’impersonalità del voto online e sulla mancanza di confronto. Questa impersonalità si misura anche nei servizi online, dove se sbagli una virgola nessuno ti aiuta e rimani bloccato, non puoi andare avanti. Nelle decisioni la dialettica personale è essenziale. Salvo che non si tratti di decisioni semplici il confronto arricchisce la conoscenza e contribuisce ad una deliberazione più ponderata. Il problema è dunque quello di accompagnare la decisione online col confronto diretto, possibilmente personale. Sono questioni molto delicate e serie. Bisogna discuterne con pacatezza e spirito critico. Senza però fare come molti di mia conoscenza e non, che mettono in testa a tutto il pre-giudizio rispetto ai pentastellati e si acconciano alle decisioni degli altri partiti ormai, come il PD, consorterie di consorterie, coi risultati che si leggono sui giornali. Tessere comprate e calo verticale degli iscritti, come a Tortolì, dove nel 2007 i tesserati PD erano 350 ed ora si sono ridotti a 23. Interverrà il satrapo di turno a comprare tessere? E questa compravendita è nell’interesse pubblico? O è mirata alla conquista di qualche incarico? Tessere spesso acquistate …all’insaputa degli stessi iscritti!
Questi sono i temi della democrazia di oggi e di domani. Parliamone.
2 commenti
1 Oggi giovedì 6 aprile 2017 | Aladin Pensiero
6 Aprile 2017 - 07:28
[…] M5S: a Roma inizia la “rivoluzione” partecipativa. Andrea Pubusa su Democraziaoggi. giov 6 aprile 2017 aladinews aladin […]
2 aldo lobina
6 Aprile 2017 - 20:13
Proposte interessanti, purché supportate da reale volontà democratica e partecipativa .Recenti vicende riferite ai 5 Stelle - mi riferisco alle primarie di Genova - lasciano perplessi e non alimentano fiducia. C’è infatti il rischio che si predichi bene e si razzoli male. Ai politici dobbiamo chiedere coerenza e lealtà.
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