Soru, quando viola le leggi, lo fa inconsapevolmente

4 Aprile 2017
1 Commento


Amsicora

Politica e Giustizia

Soru

Non vi ho mai confessato che io penso che moltii magistrati si formano nella loro testa delle convinzioni del tutto personali, dei pre-giudizi, e che poi di fronte a qualsiasi situazione ed evidenza, li applichino come paradigma di lettuŕa della realtà e metro di giudizio. In perfetta buona fede, s’intende. Siamo tutti così. Ricordo, al liceo, un prof. che aveva un così radicato buon concetto di me e pessimo del compagno del banco dietro al mio, che faceva un cazziatone a lui, quando io mi giravo a chiacchierare.  Contro l’evidenza, pensava che fosse lui e non io a provocare la fastidiosa interlocuzione. Il pre-giudizio può essere anche di natura politico-culturale. Anzi investe molto questa sfera. Per esempio, se il magistrato ha una convinzione politica, può pensare, come noi tutti, che quelli dello stesso orientamento abbiano una innata propensione a fini positivi e condivisibili. Al contrario che i politici della sponda opposta siano naturalmente volti al male, a fini negativi, alla scorrettezza. In questo conta il sedimentato senso comune. E così, è radicata e non infondata la convinzione che una certa destra del mondo della finanza o dell’industria del mattone abbia propensioni affaristiche. Nella sinistra d’ispirazione comunista abbiamo sempre pensato alla lezione della rivoluzione intellettuale e morale di Gramsci e, via via, fino alla questione morale di Berlinguer. Quindi nel primo caso c’è una presunzione di malaffare, nell’altro di rigore morale. E il convicimento rimane anche se nulla è più distante da Gramsci e Berlinguer di sedicenti partiti di sinistra, come il PD per esempio che contende a FI e forse ormai  addirittura lo sopravvanza nella mancanza di etica pubblica. 
Ora, Soru ha lanciato la sua immagine di uomo rigoroso e innovatore, e dunque, in molti ambienti, lenti ad aggiornare le proprie analisi, le convinzioni sono ancorate a periodi precedenti. Il brand image di Soru, nel periodo del suo esordio in politica, era volto ad accreditare l’idea ch’egli fosse l’eroe moderno della sardità, senza macchia e senza paura, e proprio per questo osteggiato dalla “vecchia” politica.  Conoscete la tecnica delle campagne pubblicitarie? La particolarità di queste iniziative mediatiche è ch’esse tendono ad accreditare un’immagine esattamente capovolta dell’azienda: per nasconderne i vizi reali, s’inventano opposte virtù immaginarie. E così chi inquina si presenta come ambientalista, chi contribuisce all’obesità si mostra paladino del mangiare salutista, chi maltratta e sfrutta i dipendenti se ne mostra attento e zelante tutore. Insomma, alle aziende del bene comune non importa un tubo; migliorano il loro brand image (immagine della ditta) al solo fine di aumentare le vendite e i profitti. In politica avviene lo stesso. Renzi, ad esempio,  all’inizio si è accreditato come rottamatore, ma, in realtà, raggiunto il potere,  ha subito sistemato, peggiorando la situazione, il suo giglio magico, mostrando un istinto predatorio, di cui non aveva dato certo segno il buon Bersani. Soru aveva fatto una campagna d’immagine (regista Gavino Sanna) volta ad accreditarlo come dotato di una sardità ingenua e semplice, decisa a salvare i caratteri essenziali del sardo e della Sardegna. Ma quale è stato il profilo reale, sulla base dell’esperienza quinquennale di governo? Che sia stato un autocrate è indiscutibile. Ha scientificamente agito per annullare la Giunta come organo collegiale, trasformandolo in uno staff di collaboratori sottomessi. Ha svilito il Consiglio, facendone dipendere le sorti dal suo tornaconto politico. Ha manifestato l’intento di essere insieme Presidente, come tale proteso all’interesse comune, e imprenditore guidato dalla ricerca del profitto. E il tutto ha trasfuso nella legge statutaria  (battuta poi dai sarde al referendum e annullata dalla Corte costituzionale), che appunto codificava una forma di governo monocratica e legittimava il conflitto d’interessi. Oggi è uno degli eurodeputati più assenti, del tutto inutile per l’Isola. Mai un’iniziativa, mai un intervento. Nessuno della vecchia guardia come lui. Che nostalgia di Umberto Cardia o Andreino Raggio! Che differenza stellare!
La resistenza negli ambienti giudizari (e non solo) del brand image originario del patron di Tiscali spiega, a mio avviso, l’assoluuzione nella vicenda Saatchi: ha violato le leggi, dissero i giudici, ma lo ha fatto nell’interesse generale, dunque senza dolo. Oggi la storia si ripete. L’evasione tributaria c’è stata, ma non c’era il dolo: c’è il fatto, ma non c’è reato, per mancanza dell’elemento psicologico. Sottinteso: come può l’eroe buono violare la legge se non in buona fede? Questa, in fondo, è la conclusione cui e’ arrivato il sostituto procuratore generale nel richiedere l’assoluzione per Renato Soru ieri. Si ha evaso, ma la legislazione è complessa, il fondatore di Tiscali, ed (inutile) eurodeputato del Pd, non può averla violata in mala fede, intenzionalmente. I buoni possono sbagliare, ma mai volontariamente, perché la loro indole li porta sempre e comunque ad aspirare al bene, alla correttezza. La condanna, nel maggio dello scorso anno, a tre anni di reclusione dal Giudice del Tribunale di Cagliari, Sandra Lepore, non considera questa propensione al bene del nostro eroe. L’evasione di 2,6 milioni di euro nell’ambito di un prestito fatto dalla società Andalas Ldt (sempre di Soru) a Tiscali, non poteva che essere inconsapevole. Di qui, nel processo di secondo grado che si sta celebrando davanti alla Corte d’Appello di Cagliari, la richiesta (in pefetta buona fede, s’intende) dell’assoluzione per “insussistenza del dolo specifico”.
Certo gioca a favore del patron di Tiscali il fatto che abbia estinto il suo debito con l’Agenzia delle entrate, pagando oltre 7 milioni di euro (oltre all’evasione contestata ci sono anche gli interessi e le sanzioni), chiudendo così anche la parte tributaria della vicenda.  Chi estingue gli effetti del reato ha giustamente un miglior trattamento, anche se è pur vero che tale pagamento non è avvenuto spontaneamente, ma a seguito degli accertamenti e dell’indagine giudiziaria. 
Si vedrà cosa deciderà la Corte d’appello in camera di consiglio. Certo è che che il convincimento del Procuratore generale, trasfuso nelle conclusioni, avrà un peso. Viva però, sempre e comunque, la garanzia: good luck mister Tiscali!

1 commento

  • 1 Salvatore
    9 Maggio 2017 - 19:45

    Applicando i termini del suo ragionamento in maniera rigorosa e indistinta ne devo dedurre che i giudici di primo grado fossero di orientamento politico (centrodestra o quella consistente parte del centrosinistra che ben conosciamo) ostile a Soru. È così?
    La saluto

    Risposta

    In modo rigoroso può anche essere che un giudice non contempli nella valutazione un giudizio positivo sulla persona dell’imputato e un altro invece sì. E’ del tutto evidente che se si valuta positivamente una persona si è indotti a pensare che una sua condotta fuori dalle regole sia stata posta in essere in buona fede; se, al contrario, non avanziamo alcun giudizio sulla persona, siamo tendenzialmente indotti a guardare solo ai fatti. Lei provi a chiedere a chiunque cosa pensa di una società costituita all’estero col capitale di 1 euro che pone in essere una sola operazione in favore di altra società dello stesso titolare e che gli fa risparmiare alcuni milioni di tasse. A me tutti hanno risposto che ci vedono un’azione consapevole e preordinata in danno del fisco.
    Detto questo, rimane fermo il giudizio politico e anche il rispetto verso le sentenze.

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