Andrea Pubusa
L’altra mattina sono stato, come invitato, al Congresso federale di Rifondazione. Di solito gli appuntamenti partitici li diserto. Non ci credo. Mi son rotto. Per Rifondazione ho fatto un’eccezione, per tante buone ragioni. La prima è che i compagni di Rifondazione hanno partecipato alla campagna referendaria in difesa della Costituzione con passione e generosità, non tanto aderendo al Comitato, ma essendone, insieme a tanti altri democratici, parte integrante, un tutt’uno. Si sono immedesimati. Mai una parola che mettesse in risalto la loro appartenza partitica, mai un distinguo, sempre una leale e forte presenza organizzativa. In tante realtà, il Comitato è stato presente grazie a questi preziosi compagni e compagne. Non vi sembra, questo, un buon motivo per accogliere il loro invito? Per riconoscere il loro prezioso contributo alla difesa della nostra democrazia?
C’è poi una seconda ragione, sentimentale prima che politica, il desiderio di sentire in una relazione ancora rievocare l’antico sogno: una societàà giusta, di liberi ed eguali, una società comunista. Lo so è un’ingenuità la mia, tuttavia, man mano che passano gli anni, si ha bisogno delle cose, dei pensieri, delle idealità, del linguaggio degli anni verdi. E non sono stato deluso. La relazione del segretario provinciale ha toccato tutti i punti dell’attualità interna e internazionale, indicando soluzioni e impegni fondati sul lavoro e sulla pace. Non saprei cosa aggiungere o togliere. Tutto condivisibile.
Il disagio è venuto dopo, quando sono intervenuti gli ospiti per il saluto. Ed anche qui, beninteso, nulla da dire sui contenuti, anch’essi di gramde spessore. Il fatto è che a salutare sono stati una decina di rapresentanti di altrettanti soggetti politici. Possibile, Rossomori, Arti 1 Democratici e Progressisti, Sinistra Italiana e così via. Tutti frammenti della esplosione della grande meteora comunista. Solo Renzi ne ha prodotto tre, da Bersani, a Fassina, a Civati! Tutti pieni di buoni propositi unitari, ma tutti divisi, tutti con consenso non molto lontano dall’uno o due per cento. Chi diceva che bisogna fare rete, chi una sorta di confederazione, chi un’alleanza e simili. Voglia di unità. Ma intanto ognuno ha il proprio simbolo e il proprio “apparato” dirigente, che si sente rassicurato dal solo fatto di esistere, di esserci alle elezioni prossime venture. Tutti invocano la ricomposizione della sinistra, pensando forse che siano gli altri a doversi sciogliere e aderire.
Io sono stato male tutto il pomeriggio e non mi ha rallegrato ieri neppure il fatto che il Cagliari non abbia preso gol. Penso: ma perché nessuno coglie l’insensatezza di queste divisioni. Perché nessuno rileva il danno che questa frammentazione induce nel paese e per il mondo del lavoro, sempre pià avvilito e indifeso.
Io una proposta ce l’avrei. Promuoviamo un “movimento di scioglimento-ricomposizione“. Qualcuno che, autosciogliendosi, apra la prospettiva di una riunificazione in una processo continuo e a catena fino alla creazione di un soggetto politico unico alla sinistra del PD. E non ditemi che sono troppe le differenze. Dai programmi e dalle parole non si colgono e comunque non sono tali da giustificare l’esistenza di tante sigle.
Non ditemi che la proposta è ingenua. Che è irrealizzabile. Che è niente più che il noblie auspicio di un ormai vecchio rincoglionito della sinistra. Sì, è così. Ma dopo tutto quello che è successo dalle nostre parti, lasciatemi almeno la speranza Non mi arrendo all’idea di morire senza un partito robusto d’ispirazione socialista. In fondo che male c’è?
3 commenti
1 Oggi lunedì 20 marzo 2017 | Aladin Pensiero
20 Marzo 2017 - 08:20
[…] Pensieri sulla sinistra al Congresso di Rifondazione Andrea Pubusa su Democraziaoggi. oggi lun 20 marzo 2017 […]
2 Riccardo
21 Marzo 2017 - 14:08
Condivisibilissimo !!
Ora mi sento meno solo e meno rincoglionito !!
3 Gian Giac
22 Marzo 2017 - 00:08
Passare dal dire in tanti le stesse cose a farne una sola (di Sinistra) insieme. Continua ad essere la mia speranza.
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