Legge elettorale regionale: è possibile un sistema proporzionale-presidenziale?

23 Febbraio 2017
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Red

Si è tenuto il confronto fra Ganau e Pubusa sulla legge elettorale regionale, organizzato dal Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria. Sala piena e attenta. Vito Biolchini invita il presidente del Consiglio regionale a illustrare la sua proposta di legge, consegnata nei giorni scorsi ai gruppi consiliari, come stimolo a riformare la legge elettorale sarda. Ganau riassume le novità: doppia preferenza per creare equilibrio di genere; introduzione di uno sbarramento del 2% (il terzo) all’interno delle coalizioni, per evitare l’attuale polverizzazione delle sigle; mantenimento dello sbarramento al 5% per le singole liste, tutte anche quelle coalizzate, e 10% per le coalizioni. “Diritto di tribuna” per i candidati presidente dopo il secondo se a livello regionale ottengono una percentuale pari o superiore al 10% del totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati presidente, puse collegati a coalizioni o gruppi di liste che non taggiungono le percentuali di sbarramento per l’assegnazione dei seggi.
Poi la parola passa a Pubusa del Comitato, che critica in radice l’impianto della legge attuale, anche coi ritocchi operati da Ganau. Ormai una cosa è certa - osserva Pubusa - in Italia e in Sardegna il sistema maggioritario ha massacrato la rappresentanza, allontanato metà dell’elettorato dal voto, ma non ha migliorato la governabilità. Lo sfascio nazionale e regionale lo comprovano senza necessità di particolare illustrazione. In Sardegna c’è un vero vuoto di governo, accentuato dal fatto che le consorteie targate éD, si muovono autonomamente senza neppure un segretario regionale. Ora, prosegue Pubusa, pensando ad una nuova legge regionale, nell’interesse generale, volta a esaltare la rappresentanza, a richiamare gli astensionisti al voto, una questione è ineludibile: il miglior sistema per fotografare l’elettorato è quello proporzionale, ma è altrettanbto indiscutibuile che ormai non è possibile togliere agli elettori la scelta del presidente e del sindaco. Chi si sente di proporre che il capo dell’esecutivo sia scelto in seno all’assemblea da partiti ormai ridotti a consorterie? D’altronde l’elezione diretta del capo dell’esecutivo impone la regola “simul stabunt, simul cadent“, parola della Corte costituzionale, come ci ha ricordato anche ieri, nel suo bell’intervento, Tonino Dessì. Il presidente dev’essere, dunque, in grado di formare la maggioranza. E allora ecco il quesito: si possono unire proporzionale e presidenzialismo, ossia la scelta diretta del presidente? Sembra la quadratura del cerchio.
Il pubblico viene coinvolto nella discussione da Vito Biolchini. Giro d’interventi, generalmente favorevoli ad un sistema proporzionale, seppure corretto da un piccolo sbarramento. Ganau riprende specificando che non ci sono spazi politici per una riforma radicale, per cui le novità da lui suggerite sono una razionalizzazione insufficiente ma realistica e confessa la sua propensione per il proporzionale.
Pubusa, nel riprendere la parola prova a ragionare per linee generali su un sistema proporzionale-presidenziale.
Quali i punti portanti? Anzitutto, un riferimento: il sistema tedesco, che sembra aver ottenuto la quadratura fra proporzionale e scelta del cancelliere. Ma lo ha fatto attraverso una regola non scritta secondo cui il leader della lista più votata diventa automaticamente cancelliere se il suo partito ha la maggioranza assoluta in parlamento. In mancanza forma la coalizione, se necessario la Grosse Koalition, ossia l’alleanza col maggior secondo partito (attualmente CDU/SPD). Lì il compito è facilitato da uno sbarramento pari al 5%, che semplifica enormemente gli schieramenti: due partiti maggiori e altrettanti minori.
Si può in Sardegna formalizzare in legge un sistema simile? Come farlo?
Ecco i singoli punti:
- anzitutto, ogni lista dovrebbe proporre un candidato presidente, votato con la lista e senza voto disgiunto;
- le diverse liste preventivamente dichiarano la coalizione a cui intendono partecipare;
- per favorire la dichiarazione ridurre al 2% lo sbarramento per chi fa preventiva dichiarazione di coalizione, rispetto al 3/4% per chi si presenta autonomamente;
- l’eletto che cambia coalizione in corso di legislatura decade e viene sostituito dal primo dei non eletti nella sua lista (proposta Zagrebelsky);
- il candidato presidente della lista più votata della coalizione vincente è proclamato direttamente presidente;
- si applica la regola che le dimissioni o la morte del presidente importa scioglimento del Consiglio e nuove elezioni (simul stabunt, simul cadent).
Naturalmente all’interno della legge dev’essere previsto un meccanismo per favorire la parità di genere nella composizione dell’Assemblea regionale. Oggi, con sole quattro donne su 60 il Consiglio regionale sardo assomiglia ad un’assemlea elettiva d’ispirazione islamica.
Cosa vi sembra? Regge? O presenta lacune? E’ complesso? Forse sì. Ma anche il sistema tedesco è complicato, sopra è riportato lo schema. In realtà è molto più intricato, ma funziona. E la Germania è il paese più governabile e in sviluppo dell’Europa. Proporzionale e “presidenziale” insieme rafforzano rappresentanza e governabilità.
Pubusa propone di scavare nella direzione indicata, anche se il sistema per funzionare richiede, come in Germania, una semplificazione dei partiti e dunque una qualche forma di sbarramento. Si potrebbe pensare al semplice raggiungimento del quorum in almeno una circoscrizione. A ben guardare, non esistono sistemi proporzionali puri. Qualche correttivo è sempre presente.
Ganau non nega le proprie simpatie per un sistema proporzionale, ma precisa che la sua proposta è un stimolo alla discussione possibile in Consiglio regionale, mentre nella società sarda il dibattito deve continuare anche fuori dalla gabbia del maggioritario. Ed è questo l’impegno del Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria, che ha deciso di avviare una vera e propria campagna sui temi della rappresentanza e della democrazia in tutto il territorio regionale. Fra la gente a promuovere la discussione e l’impegno come nelle esaltanti giornate della recente campagna referendaria in difesa della Costituzione.

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