CGIL, parte il referendum sul lavoro

13 Febbraio 2017
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Gianna Lai 

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Con 2 Sì, tutta un’altra Italia. Referendum popolare per il lavoro 2017, si legge nei grandi manifesti della CGIL regionale in viale Monastir, dove  si è svolta la Conferenza stampa che su quei temi lancia le nuove iniziative.
Politiche di sviluppo e di coesione sociale, la CGIL vuole affrontare le tematiche del diritto al lavoro attraverso un  nuovo Statuto  e chiedendo due Sì al Referendum popolare del 2017. Perché non si poteva non reagire a condizioni di vita e di lavoro peggiorate visibilmente in questi ultimi due decenni nel nostro Paese. Inizia così la Conferenza stampa della CGIL, al tavolo il Segretario regionale Michele Carrus,  Samuele Piddiu della Fiom provinciale e tre lavoratrici precarie degli appalti e dei Call center.
Precarietà dilagante per milioni di persone, giovani e non più giovani, precarietà di lavoro ed esistenziale,  lavoro sottopagato, che si svolge in condizioni sempre più gravi: è il massacro di intere generazioni. I disoccupati sono ormai 3 milioni, mentre mancano prospettive di miglioramento per l’economia o l’occupazione stessa, e qui in Sardegna ormai la situazione si è fatta intollerabile.
Il riconoscimento del valore sociale del lavoro è per noi è fondativo, secondo Costituzione, dice Carrus, la sua funzione di rappresentanza è centrale, e rende i lavoratori partecipi della vita del Paese. Ma tutto questo sembra essere molto lontano da chi ci governa, che impone il Jobs act a gamba tesa, ultimo atto di una sequenza da invertire.
Dispendioso prima di tutto, superano i 15 miliardi di euro le risorse date alle imprese, libere di non rendere conto a nessuno del loro utilizzo. Una strana teoria economica lo sorreggeva, fondata sullo scambio: mano libera e sostegno all’ impresa, libera di riorganizzarsi e di risolvere il contenzioso, senza consentire il giudizio di merito al giudice, per averne in cambio nuovi investimenti. Passi sulla pelle dei lavoratori e  mi restituisci investimenti in politiche di sviluppo. Invece è calato del 34% il valore degli investimenti, e si è trattato semplicemente di trasferimento di risorse dai lavoratori al sistema imprenditoriale, che non ha detto neanche grazie.
E’ questione di valori, la nostra Carta vuole riunificare il lavoro disperso, isolato, e parlare di diritti per tutti. E vuole ammodernare la disciplina del mercato del lavoro: disciplina, rappresentanza e forme della partecipazione, secondo gli art.39 e 45 della Costituzione.
Carta dei diritti universali, 41 mila assemblee, con l’approvazione di 1milione e 700mila votanti, ora tutto il Paese, il Paese reale, parla di priorità del lavoro. E la Carta si accompagna al Referendum popolare, perché quando si parla di lavoro esso deve  essere contrattualizzato, e i lavoratori inseriti nel sistema previdenziale. Al governo che intende approvare nuove norme di legge  per evitare il referendum, diciamo che il lavoro accessorio e occasionale va disciplinato con la nostra Carta, non con i voucher, vero e proprio sfruttamento e imbroglio da respingere. 150 milioni di voucher son stati emessi solo nel 2016, secondo i dati INPS, il 23% in più dell’anno precedente, e riguardano 1 milione e 300mila lavoratori.
E aumentano i voucher nei sistemi  deboli. In Sardegna, ormai estesi a tutti i settori, se ne contano oltre 4milioni e 231 mila nel 2016, secondo la tendenza nazionale sempre in crescita, con un incremento del 18% rispetto al 2015. La fonte è l’INPS, per il quale l’utilizzo è cresciuto esponenzialmente dal 2014, anno in cui i voucher furono 2 milioni e 132 mila. Se analizziamo i dati del 2015, i 3milioni e 500mila voucher hanno avuto diffusione predominante nelle attività alberghiere e della ristorazione, il 33%, nel commercio l’11%, fra gli artigiani il 10,7%, il 7% nei servizi alle persone, il 5% nei servizi alle imprese e finanza, negli alimentari e tabacchi 3,8%, nelle costruzioni 3%, nel primario 2,8%, nei trasporti 2,4%, nel settore metalmeccanico 1,2%.
 I voucher, raddoppiati in Sardegna in questi anni, sono una forma di sfruttamento che si sostituisce al lavoro contrattualizzato, né compensano il lavoro accessorio o occasionale di un giovane, di un disoccupato, di un pensionato, da qui si era partiti,  che pulisce un giardino, o assiste un malato. I rapporti occasionali non possono essere gestiti con i voucher.
Chiediamo una disciplina seria, 151 milioni di voucher venduti dall’INPS, ci deve dire Boeri quali imprese e con quali intensità se ne sono servite. Centinaia di migliaia di lavoratori utilizzati in modo improprio dalle imprese, può voler dire lavoro nero, due voucher per una giornata di lavoro, senza correrere il rischio di essere beccati dalla finanza. Si facilitano le peggiori forme di sfruttamento, altro che far emergere  il lavoro nero, come dice propagandisticamente il governo! E così risponde Carrus, in finale, alla polemica aperta dall’INPS sui voucher usati dalla CGIL per appena 60 lavoratori, prima di aprire il discorso sul referendum contro gli appalti.
Se la ditta è inadempiente deve intervenire il committente a garantire i lavoratori, perché è un vero  regalo alle imprese questo venir meno della responsabilità solidale tra appaltatore e comittente. Se cioé non ti paga la ditta appaltatrice,  il committente non è chiamato alla responsabilità solidale, ed invece è questa che deve essere ripristinata. Intendiamo farlo col referendum popolare, ne va della vita di milioni di lavoratori.  Perché si scarica sul soggetto più debole, per ottenere commesse al ribasso, e questo avviene in particolare nei servizi, che vedono persone da anni impegnate a tempo pieno, ma pagate a metà e sottomansionate. I costi sociali sono altissimi in  temini di sicurezza per le persone, che perdono il lavoro se l’Azienda perde l’appalto. Dice Manuela, precaria in un’impresa del ministero dell’istruzione, lavoro da 19 anni e se subentra un’altra azienda veniamo licenziati. Il contratto scade ogni 3 anni e il mio salario è più basso, pur lavorando gomito a gomito e facendo lo stesso lavoro degli strutturati. Questo il frutto dell’esternalizzazione.
Conclude Carrus riferendo dei gruppi di sostegno e  associazioni e personalità, che partecipano al dibattito della Cgil sul lavoro. E si augura che la solidarietà si allarghi man mano fino alla data del referendum,  tra aprile e giugno chiede il Sindacato,  pur escludendo espliciti inviti alla partecipazione delle varie  forze politiche. Tra fine marzo e i primi di aprile verrà a Cagliari la  Camusso.
 

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