Andrea Pubusa
Non so voi, io sono molto amareggiato e preoccupato. Vedo questo paese crollare, franare. Vedo la gente comune, i nostri concittadini, nostri fratelli, abbandonati, umiliati. Vedo crollare l’Europa, i suoi valori democratici: file di persone ai confini con un piatto in mano a ritirare un pasto. Mi sembra di tornare nei tempi tristi della guerra, del fascismo, del nazismo. E siamo in Italia! Siamo in Europa! Oggi!
Non so voi, io sono molto incavolato. Abbiamo trascorso un anno duro, di sofferenza, spendendo le nostre migliori energie per difendere l’ordinamento democratico da un attacco mai visto del governo, appoggiato dall’establishment finanziario, giornalistico e mediatico in genere. Abbiamo affrontato tutti questi a mani nude, senza mezzi, solo con la buona volontà, irrisi e offesi dal Capo del governo e segretario del PD per la nostra fede democratica, per il nostro patriotismo costituzionale. Ci ha additato, mentre, senza risorse, sospinti solo dalla spontaneità popolare, battevamo le piazze e i paesini, come difensori di scranni e prebende, lui che voleva l’oligarchia. Energie immense per un anno sottratte ad un’azione trasformatrice e miglioratrice, ad un’azione unitaria delle forze democratiche per migliorare il Paese. E, mentre tutto questo avveniva, il governo trascurava di provvedere alle questioni essenziali. Spandeva bonus (elemosine) e prometteva per meglio distruggere, per carpire, con l’inganno, il consenso della gente comune alla sua stessa rovina. Renzi lavorava a sfasciare la Costituzione, e, intento in quell’opera demolitoria, lasciava in abbandono il Paese, le masse più esposte, quelle più deboli e quelle dolorosamente già colpite dal terremoto.
Non so voi, io non riesco a darmi pace. Si sono mangiati il Paese, hanno svuotato le banche non restituendo i miliardi di euro prelevati con la compiacenza del PD e di FI, hanno impoverito i lavoratori, hanno fatto strame dei loro diritti, hanno tolto speranza ai giovani. Molti miei studenti, ragazzi e ragazze, fior di giovani, studiosi, seri, educati, mi chiedono spesso perché tanto impegno da parte loro, perché tanta fatica per poi non trovare un onesto sbocco lavorativo, che consenta loro di organizzarsi il futuro ed essere buoni cittadini come sono stati bravi studenti. Aspettano da me una parola di speranza. Confesso che ormai non riesco più neppure a pronunciare frasi di incoraggiamento, perché le sento false. Non ho più parole verso questa bella e meritevole gioventù. La più dura, ingiusta condanna per un docente in ansia per la loro prospettiva.
Non so voi, ma io mai come oggi ho sentito estranei i nostri governanti regionali. Molti colleghi, rivelatisi supponenti ed estranei ai sentimenti dei sardi, anche a quelli più scolpiti nella sardità dal tempo e dalla storia. Hanno invitato i sardi a votare per una modifica della Costituzione distruttiva del sistema regionale. Per compiacere un ridicolo aspirante capo, hanno attentato allo Statuto speciale, una bandiera ormai in un deserto delle autonomie delle comunità locali.
Non so voi, ma penso che contro le forze che hanno ridotto il Paese in questo stato occorre aprire una battaglia senza quartiere. Contro gli uomini che si sono resi responabili di questo sfascio materiale e morale non deve esserci comprensione. Dobbiamo inseguirli. Questi non devono avere la possibilità di riciclarsi, di cambiare casacca e ripresentarsi con nuove parole. Se Renzi - come pare - ha l’ardire di riproporsi dopo lo sfascio cui ha concorso con tre anni di bugie, attacchi al mondo del lavoro, assalti alla diligenza per conto di famiglie e gruppi forti, se ha la sfrontatezza di tornare a dividere e scassare il Paese, bisogna contrastarlo senza tregua. In modo democratico., s’intende, ma fermo. Con quella saldezza che ci deriva dai principi costituzionali di democrazia, uguaglianza, pace, che, se ripresi e rilanciati con decisione, sono un’arma infallibile.
Certo non voi, ma io avevo pensato quella referendaria come la mia ultima battaglia prima del (meritato?) pensionamento. E invece ora più che mai voglio battermi. Insieme a voi. Non è tempo di ritiri. E’ tempo di stare in campo. Sento sia nostro dovere rinsaldare le fila. Dobbiamo impegnarci con generosità, con disinteresse, senza alcuna mira che non sia il bene comune, l’interesse della gente comune. Oggi come durante tutto l’anno appena trascorso e ancora di più.
2 commenti
1 Venerdì 20 gennaio 2017 | Aladin Pensiero
20 Gennaio 2017 - 09:12
[…] Non so voi, ma io sono preoccupato e incavolato Andrea Pubusa su Democraziaoggi. La Sardegna rompa col “fronte dipendentista” dei favori e delle clientele Paolo Fadda su […]
2 Giorgio
20 Gennaio 2017 - 10:36
Caro Professore,
sono un suo “antico” studente. Ho sostenuto con lei l’esame di diritto pubblico nel lontano 1982.
Dico subito che nutro una grande stima per lei come uomo e come docente.
Ho molto apprezzato il suo impegno civile, in tutti questi anni, a difesa dei diritti dei cittadini. Tuttavia le chiedo: Ma le pare ancora possibile che i partiti, così come li abbiamo conosciuti, quei partiti che ci hanno portato alla situazione in cui ci troviamo, possano, in qualche modo, riconvertirsi e tornare ad essere utili al paese ? non sarebbe meglio ricominciare da capo con nuovi movimenti dal basso che sostituiscano in toto la vecchia classe politica ?
Credo che se si continua così si stia solo perdendo tempo e dando, a personaggi di dubbia ispirazione democratica, spazio per una deriva piuttosto pericolosa.
Credo che l’attuale PD sia un partito non più recuperabile. Persone come lei potrebbero guidare, con la credibilità necessaria, un movimento di forte rinnovamento democratico al di fuori dei partiti tradizionali. La campagna anti-referendaria ne è una dimostrazione.
Con stima
Giorgio
Lascia un commento