Andrea Pubusa
Ho incontrato ad un Convegno romano un noto studioso di finanza, società per azioni e simili. Il discorso è caduto sulla disciplina del conflitto di interessi nella nostra legge Statutaria e sul fiduciario. Ha mostrato di conoscere bene la legge sarda. Ed allora gli ho chiesto cortesemente di rispondere ad alcune domande per il blog. Ha acconsentito, ma a patto di non rivelare il suo nome. E’ un democratico, ma politicamente molto riservato. Ecco l’intervista.
D. - Prof., Lei è un esperto, cosa ci dice della disciplina sul conflitto d’interessi contenuta nella legge Statutaria sarda?
R. - L’impianto volto a regolare il conflitto di interessi del Presidente della Regione e degli Assessori è del tutto inadeguato a raggiungere quegli obiettivi di trasparenza ai quali esso viene preordinato.
D. - Può spiegarcelo in poche parole?
R. - Molto sinteticamente si può affermare che il suddetto impianto, come anche è stato illustrato in pubblici dibattiti, è addirittura di ben minore ed esigua portata rispetto alle regole dettate dal codice civile per assicurare la trasparenza degli atti delle società azionarie di comune diritto privato: e ciò significa che l’azione degli amministratori delle società di diritto privato è presidiata da canoni di trasparenza più incisivi rispetto a quelli previsti per gli atti del Presidente della regione e degli assessori.
D. - Se non sbaglio, lei sta dicendo che sono più tutelati gli azionisti di una società di capitali che noi cittadini sardi?
R. - Proprio così. A tale riguardo, senza dover in questa sede approfondire la problematica, è sufficiente rilevare come nelle società per azioni l’amministratore in conflitto di interessi sia obbligato a confessare la condizione nella quale si trova agli altri amministratori ed ai sindaci della società, mentre il presidente della regione e gli assessori regionali non siano tenuti a tale obbligo, potendo, a questo modo, concorrere all’assunzione delle deliberazioni di giunta senza che alcuno sia posto a conoscenza della loro condizione di portatori di interessi antagonisti per proprio conto o per conto di terzi con l’interesse pubblico.
D. - E allora?
R. - Ciò conduce a concludere che il Consiglio Regionale, ponendosi il problema di governare la materia, poteva essere più attento e coraggioso e non condursi ad affrontare la tematica con timidezza e toni declinanti.
D. - E sul negozio fiduciario cosa ci dice?
R. - Relativamente al negozio fiduciario, volto a escindere la proprietà aziendale dalla gestione dell’impresa, in una configurazione quindi virtuosa, si deve sottolineare come siffatto processo debba avere luogo, se effettivamente si intende coerentemente osservare la legge, con affidamento dei poteri gestori da parte del fiduciante presidente della regione o assessore regionale, in capo ad un soggetto che possegga le capacità per provvedere alla gestione del patrimonio altrui: nel caso dell’ora decaduto presidente della regione vertendosi in materia di pacchetti azionari afferenti a società editoriali o a società intermediarie di prodotti informatici, la opzione della gestione fiduciaria comporta che il fiduciario possegga le qualità tecniche e l’esperienza per il governo delle partecipazioni suddette, essendo un operatore specializzato in attività editoriali di intermediazione di prodotti informatici.
D. - Ma allora come dev’essere il fiduciario, che qualità deve avere?
R. - Si immagina una società o più società specializzate in attività editoriali o in intermediazione di prodotti informatici se il fiduciante tiene veramente alla salvaguardia del suo patrimonio.
D. - Che dire dunque di un fiduciario che sia un ottimo docente di materie giuridiche e un eccellente avvocato, ma privo di queste variegate competenze?
R. - L’affidamento del mandato fiduciario a soggetto che non rivestisse siffatte qualità e conoscenze configurerebbe invece una autentica mascheratura, un mero espediente per fingere di dare attuazione ad una legge, senza peraltro assicurare tale effetto.
D. - E cioé?
R. - Significherebbe, come ha detto taluno, appendere cappelli veri a chiodi finti.
D. - Morale della favola?
R. - Nessuna. Ciascuno è nelle condizioni di formulare una personale valutazione su quanto è stato fatto al riguardo.
5 commenti
1 angelo aquilino
27 Gennaio 2009 - 08:07
dopo che Berlusconi ha affibbiato a Soru la colpa di avere intascato tangenti per il caso della pubblicità istituzionale della regione Soru ha querelato il dio di Arcore, in precedenza analoga querela aveva colpito Capelli (o cappelli) per il caso dei treni spagnoli. La magistratura ci dirà che cosa è veramente accaduto ed anche il caso Trincas verrà alla luce. Certo non è un bel modo di fare politica. Però questo passa il convento. Io credo nel ruolo della magistratura,l’alternativa è avere le verità dall’unione sarda o da Emilio Fede o dal grande fratello.
2 Carlo Dore jr.
27 Gennaio 2009 - 09:41
Credo anch’io che la disciplina del conflitto di interessi contenuta nella Legge Statutaria non contribuisca a risolvere il problema dei rapporti tra interessi economici e cariche istituzionali. E questa mia convinzione si fonda non solo e non tanto sul fatto che il preteso fiduciario debba avere conoscenze spcifiche nel settore economico in cui operano le imprese del fiduciante (parliamo di società di capitali con una organizzazione interna molto articolata: un amministratore con buone capacità manageriali ed ottime conoscenze giuridiche può avvalersi della collaborazione di numerosi esperti del settore che lavorano alle dipendenze della società), quanto perchè l’impianto complessivo della disciplina risulta ai miei occhi troppo “leggero”. Personalmente, avrei fatto ricorso ad una figura diversa: avrei cioè previsto l’obbligo per il Presidente della Regione di affidare le sue azioni ad un fiduciario nominato da un soggetto terzo ed imparziale (il Presidente del Tribunale? il Presidente del TAR? La Corte dei Conti?) e non da un Istituzione come la Commissione di Garanzia, comunque collegata alla volontà politica del Consiglio Regionale. Inoltre, avrei precluso al fiduciante - per tutta la durata dell’incarico - ogni possibilità di immistione nella gestione delle società oggetto del trasferimento fiduciario, estendendo tale divieto anche alle situazioni di particolare gravità: contro la mala gestio del fiduciario, il concedente sarebbe comunque tutelato in via risarcitoria.
Questa poteva essere una soluzione: nel caso di specie, è la mia soluzione.
Ci sono però due rilievi che vorrei formulare: in primo luogo, le perplessità che io posso manifestare in ordine alla disciplina vigente non sono condivise da alcuni eminenti studiosi del diritto pubblico: non considero i sostenitori di questa dottrina nè degli sprovveduti nè dei prezzolati, la loro opinione è rispettabile quanto la mia. In secondo luogo, io non ho timori di alcun genere a evidenziare i profili di criticità che la suddetta disciplina propone: se non ho riserve io, che non sono nessuno, perchè mai dovrebbe averne un eminente studioso di diritto aziendale, richiedendo che il suo nome non compaia nell’intervista? Per una volta, parliamo di politica dalla prospettiva dei giuristi: non si possono avere delle remore a partecipare ad un dibattito condotto in questi termini.
3 Nicola
27 Gennaio 2009 - 12:06
Un’intervista a un asserito studioso di materie giuridiche e finanziarie che espone valutazioni tecniche e scientifiche ma non gradisce essere nominato per riservatezza politica. Aldilà del merito delle osservazioni, alcune molto opinabili, mi sembra un modo di entrare nel dibattito davvero singolare.
E’ la campagna elettorale, bellezza !
4 admin
27 Gennaio 2009 - 12:27
Noi, purtroppo, non facciamo campagna elettorale, perché ne siamo stati espropriati. E neppure tu Nicola la fai. Tutt’al più fai il tifoso, perché a questo ti ha ridotto il tuo autocandidato.
Ad onor del vero, tuttavia, queste cose le abbiamo dette in tempi non sospetti. Da quando Berlusconi è sceso in campo non abbiamo smesso di combattere il conflitto d’interessi. Lo abbiamo ribadito appena apparsa la prima bozza della Statutaria. Perchè dovremmo tacere oggi? Per noi non esiste un conflitto d’interessi di destra e uno di centrosinistra. Esiste il conflitto d’interessi e basta, che - come ha ben detto Furio Colombo - è uno dei mali peggiori della democrazia. E ne teniamo conto sempre anche in campagna elettorale. O di cosa dovremmo parlare del vellutino di Soru o del parrucchino del Cavaliere? Il prof. esiste e si vede anche dal linguaggio non certo giornalistico che usa.
Quanto all’opinabilità, ben vegnano le opinioni diverse. Ma non se ne vedono neppure a pagarle a peso d’oro, Perché non le espliciti Nicola? (a.p.)
5 Nicola
27 Gennaio 2009 - 12:51
Caro Professore, io ho fatto semplicemente una considerazione di metodo e non ho espresso nessuna preferenza. Ritengo infatti che i metodi usati per attaccare Soru, incluso il riferimento al conflitto di interessi e il caso saatchi, siano nella maggior parte dei casi del tutto privi di reali contenuti. I processi penali che riguardano il presidente della regione comunque saranno fortunatamente celebrati, quelli che riguardano il presidente del consiglio purtroppo no. Comunque, ritengo sarebbe molto più utile, eventualmente, attaccarlo sui veri nodi politici di questa legislatura, che lei conosce bene, vale a dire la scarsa capacità di aggregare la maggioranza, di adottare decisioni condivise e di riunire lo stesso partito democratico. Penso inoltre che, da sinistra, sarebbe onesto riconoscere che in Sardegna in questi anni un processo riformista è iniziato, pur con molti punti ancora da chiarire, migliorare o modificare radicalmente. Comunque ha ragione, spero che il prossimo presidente sia Soru e non Cappellacci. Lei ?
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