In Sardegna si annuncia un 2017 drammatico: allo sfascio PD-FI non si oppone un’alternativa. Si prospetta la rovina comune delle parti in lotta

2 Gennaio 2017
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Andrea Pubusa

Devo confessare che per lungo tempo non ho capito quella frase del Manifesto del Parito comunista, dove Marx ed Engels, come terza ipotesi nella lotta tra capitalismo e comunismo, oltre alla vittoria di una delle due parti, inserivano una variante drammatica, e cioé la rovina comune delle due classi in campo. Ora, si parva licet comparare magnis, mi sembra che si viva in Sardegna una fase in qualche modo assimilabile a quella. Il PD e FI sono in rovina, ma non è che gli altri schiermenti siano messi meglio. Che il PD sia allo sfascio è comprovato dal fatto che da quasi un anno è senza segretario regionale, pur essendo il partito che guida la coalizione di governo regionale. Che la giunta Pigliaru sia un vascello di fantasmi, l’ho già detto più volte, e ormai lo ammettono le stesse consorterie che compongono il PD. Queste dalla loro crisi non traggono stimolo per un rilancio dell’azione di governo, ma per pensare di sostituire qualche assessore tecnico con qualcuno della rispettiva satrapia. Togliti tu, che mi metto io!
Questo è il PD, e gli alleati? Intanto, SEL in Sardegna non si sa cosa sia. Ma dalle ceneri di SEL al Parito dei sardi non si salva alcuno quanto a credibilità: li ha rovinati il bacio della pantofola ai notabili del PD per entrare nella coalizione e partecipare a quella rapina di voti e di democrazia che le legge-truffa elettorale ha consentito e a cui era preordinata. Chi si macchia di colpe così gravi sul piano istituzionale non ha più titoli, anzitutto morali, per ambire a un ruolo di alternativa. Non me ne vogliano i compagni ed amici, ma questa è la loro condizione. Sono ormai entità organizzative agonizzanti o forse meglio defunte, in attesa di sepellimento.
Rimane la costellazione sovranista-indipendentista. Potrebbe giocare un ruolo importante, anche perché Pigliaru con le sue genuflessioni a Renzi e ai ministri ha oggettivamente tradito le istituzioni e i sardi, che al referendum hanno mostrato di aver capito la posta in gioco. Ora, qui confesso di non sapermi orientare, per mancanza di conoscenza sui particolari. Mi pare, tuttavia, che sotto quel cielo regni il più grande disordine. Non c’è un leader riconosciuto, ci sono molti sospetti e molte marcature a uomo. Anche la esplicita adesione di Antony Muroni a questo fronte, con posizioni - bisogna ammetterlo - chiare e nette, anziché suscitare compiacimento, trattandosi sempre di un intellettuale di qualche notorietà e valore, ha suscitato angoscianti interrogativi. Cosa vuole costui? Vuole egemonizzare? Vuol proporsi come leader? La conclusione è ovvia e triste, anche l’irrobustimento delle truppe o dello stato maggiore non fa fare passi avanti all’unità, ma anzi divide ulteriormente. Se qualcuno avesse la bontà di dirci che non è così o non è del tutto così, ne sarei felice. Siamo tutto orecchie. Potrebbe aprirsi un dibattito proficuo. Qui, insomma, a differenza del PD e di FI non ci sono satrapi, ma tanti piccoli capetti gelosi della loro minuscola organizzazione e sospettosi di ogni new entry.
Rimane il M6S. A livello regionale è un oggetto misterioso. E’ la forza che più credibilmente potrebbe in questa situazione sconfiggere il PD e FI, ma sulle questioni regionali non batte un colpo. Pigliaru & C. gli offrono su un piatto d’argento la loro testa e loro neppure battono ciglio. Alle scorse elezioni politiche nell’Isola hanno avuto un ottimo risultato, ma alle regionali non si sono presentati per le poco commendevoli divisioni interne, dettate non da questioni di linea, ma perché anche lì, se non interviene Grillo con mano decisa, si scatenano le risse. Oggi, quale è lo stato dei pentastellati nostrani? Anche qui bisognerebbe che si aprisse un dibattito. Il M5S ha difeso la Costituzione al referendum, mostrandosi l’unico grande partito costituzionale in Italia, contro l’eversione del PD ed il voto di convenienza di FI. Senza di loro, quasi certamente, la Costituzione non sarebbe salva. Ma in Sardegna non passano all’incasso.
Dunque, al momento, da noi alla rovina del PD e di FI non corrisponde una alternativa visibile. Come diceva il buon Marx si prospetta la rovina comune di tutti i concorrenti. Però più che delle parti in lotta, la rivina è di tutti i sardi e della Sardegna. C’è il buio totale, ma non si intravede la luce. Il 2017 si apre anche nell’Isola dei mori con prospettive non rosee. Ci sarà uno scatto?

1 commento

  • 1 Oggi lunedì 2 gennaio 2017 | Aladin Pensiero
    2 Gennaio 2017 - 08:31

    […] sfascio PD-FI non si oppone un’alternativa. Si prospetta la rovina comune delle parti in lotta. Andrea Pubusa su Democraziaoggi. oggi lunedì 2 gennaio 2017 […]

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