Andrea Pubusa
Antony Muroni nel suo blog mi ha indicato come possibile presidente dell’Assemblea costituente sarda. Io, ovviamente, lo ringrazio per l’attestato di stima e poi, in fondo, confesso, sentirmi un Umberto Terracini in salsa sarda mi inorgoglisce. Tuttavia, osservo che non si può presiedere un organo che non esiste. Ma, direte, non esiste, ma esisterà, come Antony ed altri auspicano. Sarà, tuttavia ho la vaga sensazione che il mio scranno rimarrà vuoto, anzi neppure verrà costruito. E ciò anzitutto per questioni formali ineludibili: la revisione dello Statuto ha una sua procedura disciplinata dallo Statuto stesso all’art. 54. Non esiste alternativa, salvo che non si voglia fare un’azione propagandistica o di mobilitazione. Qui, però, vedo un altro ostacolo e non esterno ai sovranisti o indipendentisti che dir si voglia. Questa costellazione, semplificando, può dividersi in due grandi famiglie. Anzitutto, quella di chi si è alleato col PD ed ha fruito della legge elettorale truffa regionale per mandare qualche esponente in Consiglio. Non me ne vogliano questi amici, ma chi va col truffatore e si spartisce il bottino dell’imbroglio non ha i titoli morali prima che politici non dico per toccare lo Statuto, ma neanche per sfiorarlo col pensiero. Direte: quanta rigidezza! La politica è l’arte del possibile. D’accordo, ma non l’arte della dell’opportunismo di bassa lega. Non è questione di rigidità, è che - come la storia insegna - riescono a fare cose grandi e durature per i loro popoli quelle forze che sono mosse da grandi valori e che li inverano con azioni coerenti, dotate per questo solo di un alto valore morale. Chi partecipa ad una rapina ai danni degli elettori (anche ai miei che non ho votato Pigliaru o Cappellacci) e poi gode pro quota del maltolto non appartiene proprio a questa categoria. Quindi, mi perdonino per la sincerità, tutti i sovranisti alleati col PD alle ultime elezioni regionali, sia che stiano in giunta sia che ne escano precipitosamente adesso, non hanno alcun titolo per parlare di Statuto. Dicano il vero, una volta tanto! Visto che il carro su cui son saliti rischia d’essere perdente, si smarcano o ne scendono alla svelta e cercano altrove collocazione elettorale.
Ci sono poi i sovranisti esterni alla Giunta regionale. Beh, ammetto che costoro sono più credibili. Ma quale è il livello d’intesa al loro interno? Perché se sono divisi e frazionati, l’idea addirittura di toccare lo Statuto diventa pio desiderio o, se preferite, pura follia.
Devo confessare che, al momento, quella sovranista più che una costellazione mi sembra, avrei detto “un’accozzaglia”, ma la parola porta sfiga a chi la pronuncia e quindi dico una simpatica armata brancaleone. Armata sconclusionata e inconsapevole perché è sotto gli occhi di tutti, almeno di chi da qualche decennio va per congressi politici o giuspubblicisti vhe in Italia c’è avversione verso la specialità regionale. In Italia si è saldato un fronte anti-Regioni speciali che va da FI al PD, passando per i partiti intermedi. Tutto il costituzionalismo nostrano, salvo qualche singolo, quello del sì e quello del no, sono accomunati dall’idea che la specialità regionale sia un reperto archelogico da riporre in una teca museale. Se qualcuno apre il procedimento di revisione noi sardi siamo fritti. Veniamo travolti da uno tsunami livellatore che cancella la nostra disciplina differenziata. Solo Pigliaru e Demuro potevano dire il contrario per servilismo o per insipienza.
Per pensare a qualcosa di diverso occorrerebbe creare in Sardegna un sommovimento ideale e sociale da scuotere, pacificamente ma fermamente, l’opinione pubblica nazionale e le dirigenze dei partiti italiani. Ma questa mobilitazione profonda, gandhianamente rivoluzionaria, non è alle viste. E certo non si può pensare che concorra a questo esito il mio amico Paolo che, anziché ponti e strade verso l’indipendenza, blinda il boia dell’autonomia, quel PD renzian-pigliaruano, truffaldino e accentratore. Come se Lenin per fare la Rivoluzione fosse diventato ministro dello zar! E così finora i Rossomori, che scappano perché la nave affonda. Gli altri, prima di ambire ad unire i sardi, dovrebbero unire se stessi. Ma il dibattito non è incoraggiante, è ancora pieno di veleni e sospetti. Ci vorrà un bel tempo, e io, ahimé!, per ragioni anagrafiche, non posso attendere. Che tristezza! Mannaggia! L’Assemblea costituente dei sardi vorrei presiderla… ma non posso!
1 commento
1 Oggi martedì 13 dicembre 2016 | Aladin Pensiero
13 Dicembre 2016 - 10:22
[…] Così, alla fine, il M5Stelle, con il trucco di semplificare questioni complesse (sfiorando la Lega di Salvini su immigrazione e Unione europea), agitando la piazza e usando la rete, ottiene ascolto e voti. ——————————————– Mannaggia! L’Assemblea costituente sarda vorrei presiederla… ma non posso! 13 Dicembre 2016 Andrea Pubusa su Democraziaoggi. […]
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