Caro Pigliaru, sai cos’hai fatto? Hai invitato i sardi all’autocastrazione! Ora, ascoltami, da amico sincero, ti dico dimettiti, torna alla cattedra. Subito!

9 Dicembre 2016
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Andrea Pubusa 

Il presidente Renzi e il presidente Pigliaru a Sassari per la firma del Patto per la Sardegna - Foto Regione Sardegna

(Renzi e Pigliaru firmavano l’ennesimo patto…e i NO salivano!) 

Caro Pigliaru,

voglio parlarti, guardandoti negli occhi, come quel giorno in cui, licenziato ingiustamente da Soru (un Renzi in salsa sarda!), rientrasti dignitosamente in facoltà. Allora, invero senza molta compagnia, ti espressi la mia solidarietà per la tua bella prova di autonomia e indipendenza, per la tua schiena dritta, per quella professione di verità che la nostra alta funzione ci impone di fronte ai giovani studenti.  Adesso, in nome di quella stessa umana solidarietà, ti dico: torna alla cattedra. Dimettiti! Senza ripensamenti, subito.
Caro Francesco, capisco che l’ebbrezza del potere annebbia, il tourbillon di incontri col capo del governo, ministri, sottosegretari, alti gerarchi del PD, ha obnubilato la tua mente. Ma sai cos’hai fatto in questi mesi scorsi? Tu hai invitato i sardi all’autocastrazione! Non mi credi? Pensi che stia esagerando? E allora, pazientemente, ti invio alla riflessione. Cos’è se non incitazione all’autocastrazione, chiedere ai sardi di non eleggere i propri senatori; cos’è se non spinta all’autoevirazione dire ai territori, all’Ogliastra, alla Trexenta, al Medio Campidano, al mio Sulcis e a tutte le periferie di rinunciare ai propri collegi senatoriali per lasciare che consorterie del capoluogo, oligarchie di partito, con trame imprescrutabili, decidano chi della casta inviare in quell’aborto di senato auspicato da Renzi. Che cos’è se non invito all’impotenza lasciare in vita province ed enti intermedi, e commissariarli o formarne gli organi con riti da satrapie  persiane.
Caro Francesco, pensaci a mente fredda, senza l’inebriante sensazione d’essere uno statista perché hai stretto la mano a Xi, fermatosi in Sardegna per una sosta idraulica, in volo verso il Perù. Rifletti, tu hai chiesto ai sardi di privarsi del bene più prezioso, quello per cui Gramsci è morto in carcere, Lussu è stato ingiustamente peseguitato, confinato e costretto all’esilio, Laconi e tanti altri si sono battuti con intelligenza: lo Statuto speciale, la Carta costituzionale del popolo sardo. Un obiettivo storico di tutte le menti alte del nostro popolo.  D’accordo, ha dei limiti, si poteva, si può e si deve far di più. Ma tu hai invitato a votar sì al massacro del regionalismo italiano, alla riedizione di un becero neocentralismo. Di più: hai detto una delle cose più assurde che in vita mia ho sentito, e cioé che il neocentralismo statale esalta la specialità sarda. A tutti, anche ai più sprovveduti, è stato subito chiaro il contrario: se lo tsunami centralista fosse passato, gli Statuti speciali e quello sardo non avrebbero potuto in alcun modo costituire argine all’ondata antiautonomistica travolgente.
Caro Francesco, a mente fredda non ti parrà vero, ma - credimi - tu hai chiesto ai sardi tutto questo. “Sardi di tutte le città e paesi castratevi!“, questo è stato il tuo moto nella campagna referendaria, così come Renzi ha chiesto quell’operazione chirurgica agli italiani. E la risposta è stata non solo il NO, ma o’pernacchio alla Eduardo.
Ora, tutti scappano dal tuo carro, hanno capito che ormai sei un cavallo perdente, senza futuro politico. Vedrai che fra un po’ si smarcherà anche Paolo, che pure è duro a smuoversi, indafarato com’è a progettare ponti e strade…verso l’indipendenza. Forse puoi sperare in SEL sarda, alias “campo progressista”, ma sarà poca cosa. E tu ben sai che nel PD sei circondato da cuori di leone pronti a cambiar casacca al minimo stormir  di fronda. E allora, ascoltami!, in nome dell’onorabilità del tuo ruolo di prof., torna a casa, raddrizza la schiena e conduci vita appartata e dignitosa, sii tutto casa e cattedra. In fondo, gli uomini hanno memoria labile e sono disponibili al perdono verso chi, anche in silenzio, mostra contrizione. Francesco, dai fai il bel gesto! Vedrai, fra qualche anno tornerai anche a sorridere, sarai di nuovo un uomo libero e felice. 

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