Cari studenti miei, cari lavoratori, cari amici democratici…

4 Dicembre 2016
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Andrea Pubusa

Cari studenti miei, ormai diventati professionisti, funzionari, avvocati, magistrati o seriamente inseriti nel mondo del lavoro, che ho avuto il piacere di conoscere in ragione della mia lunga docenza, cari lavoratori e compagni con cui ho condiviso l’impegno per una Sardegna e un’Italia più giusta ed uguale, in una vita di militanza dignitosa nella sinistra, democratici amici di tante battaglie di civiltà, cari colleghi del Foro, difensori dei diritti dei cittadini, con l’animo pieno di preoccupazione, mi rivolgo a voi per invitarvi al voto contro lo stravolgimento della nostra Costituzione proposto da Renzi. Ve lo chiedo con la stessa passione con la quale dalla cattedra, dal Consiglio regionale, dal microfono di un’assemblea o con la toga vi ho invitato alla difesa dei diritti fondamentali, del lavoro o vi ho spronato ad un impegno comune per un Paese più avanzato e civile.
Tutte le nostre conquiste democratiche sono in pericolo. La sovranita popolare che vuole il corpo elettorale fonte di ogni legittimazione degli organi pubblici a partire dal Parlamento e dal Governo; le autonomie locali che postulano comunità, comunali, provinciali e regionali, capaci, nell’ordine delle competenze stabilito dalla Costituzione, di decidere per gli interessi esclusivi dei propri cittadini e concorrere alle scelte dei livelli di governo superiori; il bilanciamento dei poteri che deve esistere non solo fra gli organi costituzionali, ma anche attraverso l’indefettibile garanzia dei diritti inviolabili della persona e delle libertà collettive e territoriali; l’indipendenza interna ed esterna degli organi di garanzia, cui è rimessa la custodia degli delicati equilibri costituzionali.
Perché mi appello a voi? Perché il testo Renzi-Boschi-Verdini non si limita a ritocchi della nostra Carta, ma ne mina gli equilibri, colpendo due pilastri del bilanciamento dei poteri: il corpo elettorale e il parlamento, da un lato, le regioni e le autonomie locali, dall’altro. Il bilanciamento viene così incrinato a favore del governo che diviene il centro unico e unilaterale delle decisioni rilevanti nel nostro Paese con il ridimensionamento altresì del ruolo delle formazioni sociali intermedie, cui si deve quel prezioso ingrediente di qualsiasi democrazia, che si chiama partecipazione volontaria e disinteressata.
Una oligarchia di esponenti dei poteri forti, ingrossata da una ampia turba di nominati sempre pronti a dire sì, diventerà l’arbitro dei nostri destini. Questo si sta già in larga misura verificando, basta vedere la recente campagna elettorale fatta da Renzi, da ministri, sottosegretari, presidenti di regione e esponenti vari del sottogoverno, sempre circondanti da cercatori di commesse e prebende.
In queste ore i sostenitori del sì ci spaventano evocando i pericoli conseguenti alla vittoria del NO. In realtà, l’esistente è già orrendo ed è un’anticipazione di quanto di peggio accadrà se vince il sì. Un capo del governo nominato, non eletto dai cittadini in un’elezione generale, una Camera formata sulla base di una legge elettorale costituzionalmente illegittima (il Porcellum annullato dalla sent. n. 1/2014 della Corte costituzionale), una stampa asservita, una radioTv pubblica completamente alle mercè del capo del governo, sindaci e presidenti di regione sempre genuflessi di fronte al potere centrale: se prevarrà il sì questa tendenza all’oligarchia e all’accentramento autoritario non avrà più argini. E non è detto che domani a diventare padrone del Paese sia il segretario del PD. In Europa diventano sempre più minacciosi gli umori di una destra estrema, nemica della democrazia, che, con la Costituzione e l’Italicum voluti da Renzi, può divenire padrona assoluta del campo, con un immancabile travolgimento delle libertà e delle garanzie. Le Costituzioni e le leggi non si fanno per questo o per quel partito o leader politico, si fanno per dare equilibrio democratco al Paese, oggi e domani.
Per questo mi rivolgo a voi in amicizia per dirvi che la Sardegna e l’Italia non hanno bisogno di correre questi rischi, che bisogna riprendere, con pazienza e unità, quel cammino che, grazie alla nostra Costituzione, ci ha consentito di diventare, da un Paese rurale e arretrato, un grande Paese civile e avanzato, da una comunità di analfabeti una società di persone consapevoli. Ora dobbiamo difendere la nostra Carta poi avremo il tempo, tutti insieme, per emendarla nelle parti che risulteranno osbolete. D’altra parte, siamo cresciuti fino all’inizio degli anni ‘80 attraverso l’attuazione della Costituzioone, siamo tornati indietro man mano che, sotto la sferza del neoliberismo, i nostri partiti e i nostri governi se ne sono allontanati. Oggi Renzi, in sintonia con i poteri forti interni e internazionali, vuole adeguare la Costituzione a questa nuova realtà che taglia diritti e spazi democratici, che umilia il lavoro e lascia a spasso i giovani, che mette in pericolo la nostra democrazia. Noi non dobbianmo permetterlo. Per questo vi invito a recarvi alle urne e a votare NO.

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