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Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha visitato la Striscia di Gaza, esprimendo sgomento per il terribile scenario di distruzione. “Ho visto soltanto una frazione della distruzione totale. Tutto questo è scioccante e allarmante“, ha detto Ban, condannando “l’uso eccessivo” della forza da parte di Israele e i razzi lanciati dai militanti. “Quelle che ho visto sono scene che spezzano il cuore e sono profondamente addolorato…“, ha detto in una conferenza stampa tenuta in un magazzino dell’Onu, tra i resti dei rifornimenti distrutti da un attacco israeliano giovedì scorso. Richiamandosi a quel che aveva detto in quell’occasione, Ban ha definito oltraggioso l’attacco israeliano all’agenzia Unrwa delle Nazioni Unite e ha chiesto l’apertura di indagini. Funzionari medici di Gaza hanno detto che il bilancio di vittime palestinesi include circa 700 civili.
Fin qui Ban Ki-moon.
Abbiamo chiesto ad Andrea Raggio, già Presidente del Consiglio regionale e Parlamentare europeo, una testimonianza della sua visita a Quneitra dopo la guerra del Kippur (di cui parla nel libro intervista “L’impegno per una buona politica“, AIPSA Edizioni - 2006).
Ecco il ricordo di Raggio.
“Nel 1974, alcuni mesi dopo la guerra del Kippur, sono stato in Siria a capo di una delegazione di amministratori comunisti inviata dal partito su invito del Baath, un partito laico d’ispirazione marxista. Questo viaggio mi torna ora in mente riflettendo sulla situazione che attraversa oggi quell’area. Il nostro compito era quello di sviluppare i rapporti col Baath e di raccogliere informazioni, sino allora scarse e contraddittorie, sul partito comunista siriano. Siamo giunti a Damasco dopo una breve sosta a Beirut. Lungo i lati della strada che dall’aeroporto porta alla città era un vero e proprio cimitero di carcasse di carri armati e di altre macerie della guerra. Il cimitero finiva a poche decine di chilometri da Damasco perché gli USA, allarmati per la minaccia d’intervento dell’URSS a difesa della Siria, avevano a quel punto bloccato l’avanzata dell’esercito israeliano. Abbiamo visitato in lungo e in largo l’area investita della guerra: ovunque desolazione. Siamo stati sul Golan. A poca distanza da noi i caschi blu dell’Onu e poco più avanti, visibili ad occhio nudo, le postazioni israeliane; sopra le nostre teste, a volo radente, i caccia israeliani. Siamo stati a Quneitra, la “città fantasma“. Quneitra, occupata dagli israeliani, in base agli accordi tra i due paesi doveva essere restituita alla Siria. Prima di abbandonarla, gli israeliani l’hanno rasa al suolo. I loro bulldozer non hanno risparmiato nessun edificio, neppure il grande ospedale, vanto della città, distrutto con feroce accanimento. In piedi solo l’alto muro di un palazzo con la scritta “Volevate Quneitra? Eccola.“
Israele ha indubbiamente il diritto di difendersi e la sua vulnerabilità è un’enorme preoccupazione di quel governo. Ma quando vedo, in questi giorni, il territorio distrutto dai bombardamenti a tappeto e la strage di donne e bambini e la fuga disperata delle popolazioni, mi domando, come in quel giorno a Quneitra, sulle alture del Golan: era davvero indispensabile?
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