Il Sì annulla la tutela dell’ambiente

1 Dicembre 2016
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Maria Paola Morittu - consigliera nazionale Italia Nostra

Anche l’ambiente è sotto tiro del trio Renzi-Boschi-Verdini. Ecco una sintesi dell’articolata riflessione sul rapporto ambiente/scasso Renzi di M. Paola Morittu di Italia Nostra.

 

Da quando è stato approvato l’articolo 9 della Costituzione la tutela del paesaggio - inserita tra i principi fondamentali dell’ordinamento - deve essere assicurata da tutti i livelli territoriali che compongono la Repubblica, «una e indivisibile» (art. 5), ma «costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato« (art. 114). Ogni ente locale sarà responsabile dell’integrità del paesaggio e dovrà provvedere alla sua tutela entro i limiti delle proprie competenze e attribuzioni, mentre allo Stato è riservato il potere di dettare standard di protezione uniformi validi su tutto il territorio nazionale e non derogabili in senso peggiorativo da parte delle Regioni.
La giurisprudenza costituzionale ha risolto in modo chiaro e convincente anche la ricomposizione di ambiente e paesaggio. E’ lo stesso aspetto del territorio, per i contenuti ambientali e culturali che contiene, un valore costituzionale primario e assoluto, visto che il paesaggio indica essenzialmente l’ambiente. “La tutela ambientale e paesaggistica”, infatti, “precede e comunque costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle regioni in materia di governo del territorio e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali”.
A questo proposito la Corte ha anche affermato che in alcuni casi, come ad esempio, quello delle fonti energetiche alternative, è necessario “rendere compatibili le ragioni di tutela dell’ambiente e del paesaggio, che, nella fattispecie, potrebbero entrare in collisione, giacché una forte espansione delle fonti di energia rinnovabili è, di per sé, funzionale alla tutela ambientale, nel suo aspetto di garanzia dall’inquinamento, ma potrebbe incidere negativamente sul paesaggio: il moltiplicarsi di impianti, infatti, potrebbe compromettere i valori estetici del territorio, ugualmente rilevanti dal punto di vista storico e culturale, oltre che economico, per le potenzialità del suo sfruttamento turistico”.
E’ stato, così, elaborato un sistema di protezione del patrimonio culturale coerente ed equilibrato che, grazie anche alla giurisprudenza della Corte costituzionale, ha costituito un valido argine contro vari Piani casa e diversi decreti, come quello del «Fare» e lo «Sblocca Italia».

La Riforma Renzi-Boschi e l’ambiente: l’annullamento della tutela.

 Se passasse la riforma, tuttavia, con l’accentramento di ogni competenza allo Stato, le Regioni sarebbero private del potere di legislazione concorrente in materie quali il governo del territorio e l’energia, che consentono agli stessi enti territoriali di esplicare il diritto-dovere di salvaguardia ambientale - garantito dall’articolo 9 della Costituzione. E grazie alla «clausola di supremazia» prevista dall’art. 117, quarto comma, del testo riformato della Costituzione, nessuno avrà il diritto di opporsi alle scelte del governo centrale.
Ma la cosa più grave riguarda la nuova formulazione dell’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, che attribuisce allo Stato la legislazione esclusiva nelle seguenti materie: «tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici; ambiente ed ecosistema; ordinamento sportivo; disposizioni generali e comuni sulle attività culturali e sul turismo». La tutela e la valorizzazione, come si vede, sono riservate ai soli beni culturali e paesaggistici, molto più ridotti rispetto al paesaggio e al patrimonio storico culturale tutelati dall’articolo 9. Il fatto inaudito, però, è che la tutela viene esclusa per l’ambiente e l’ecosistema, annullando l’attuale disposizione che attribuisce allo stato «la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali». Eludendo un principio costituzionale fondamentale, si nega la supremazia della salvaguardia dell’ambiente sugli altri interessi che interferiscono con essa. E’ in atto il palese tentativo di minare le basi del sistema giuridico che abbiamo analizzato. Si annulla, cioè, la “particolare tutela dei beni paesaggistico-ambientali, considerata tra i principi fondamentali della Costituzione come forma di tutela della persona umana nella sua vita, sicurezza e sanità, con riferimento anche alle generazioni future, in relazione al valore estetico-culturale assunto dall’ordinamento quale «valore primario ed assoluto» insuscettibile di essere subordinato a qualsiasi altro”.
Ma le incoerenze non finiscono qui. Qualche giorno fa la ministra Maria Elena Boschi, in una famosa trasmissione televisiva,  ha dichiarato di essere disponibile, se vince il sì, ad abolire e soprintendenze, vecchio retaggio ottocentesco. Come pensare di risolvere i problemi della sanità chiudendo gli ospedali! Anche questa è una semplificazione.
Insomma, semplificando semplificando, una volta passata la riforma, si arriverà al risultato che voleva ottenere Edoardo Clerici, avvocato e deputato democristiano il quale, davanti all’Assemblea Costituente, propose l’eliminazione dell’attuale articolo 9 della Costituzione, “superfluo, inutile ed alquanto ridicolo, tale da essere annoverato fra quelli che non danno prestigio alla Costituente ed a questa nostra fatica”.

 

 

 

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