Ecco l’appello per il NO del Fonte indipendentista unidu
Riteniamo necessario che i sardi si esprimano con un forte e secco NO al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Da indipendentisti e da uomini e donne che amano la libertà, non possiamo che essere contrari ad una riforma iniqua che puzza di P2 e, di rimando, a Licio Gelli, ideatore del “Piano di Rinascita Democratica” che insiste sulla necessità di “accentrare ed efficientare” lo Stato.
Il viatico del potenziamento degli Esecutivi e lo svuotamento dei Parlamenti rientra tra l’altro, a pieno titolo, nelle richiamate raccomandazioni del capitale finanziario europeo (memorandum J.P. Morgan) riguardo le “soluzioni” per uscire dalla crisi, che dovrebbe implementare l’Eurozona e, più in dettaglio, gli Stati membri UE.
Chiariti i veri ispiratori della riforma costituzionale passiamo alle ragioni concrete per cui invitiamo il popolo Sardo a votare NO:
La riforma prevede l’introduzione di una “Clausola di supremazia”: tramite questa il Governo può intervenire su qualsiasi materia regionale senza limitazioni, ovvero spoglierà di ogni valore la legislazione regionale. Laddove questa volontà regionale non sarà allineata con i supremi “interessi nazionali italiani” tale livello di governo potrà essere esautorato.
La riforma, inoltre, incide pesantemente su proposta di leggi di iniziativa popolare e referendum. L’aumento delle firme per le proposte di legge (da 50.000 a 150.000) e della soglia da raggiungere per ottenere il referendum abrogativo (dalle attuali 500.000 firme si andrà a 800.000), renderanno oggettivamente più difficile l’applicazione degli istituti di democrazia diretta.
In estrema sintesi, è chiaro come il “DDL Boschi” fa sì che il Governo diventi il vero e unico titolare sia del potere legislativo che di quello esecutivo. Questi sono i colpi decisivi con i quali si avvia un processo di disarticolazione degli ultimi residui di democrazia formale.
Anche se per adesso la condizione autonomistica della Sardegna non è in ballo, la vittoria del SI metterebbe ancora più in pericolo, in prospettiva, le condizioni reali in cui versa la società sarda, minacciandone e pregiudicandone a lungo termine qualsiasi processo di emancipazione sociale e nazionale: la ratio della legge imporrà giocoforza di mettere mano alle regioni a statuto speciale, avviando a liquidazione ogni competenza sovrana e ridisegnando in senso del tutto autoritario e centralista la forma-stato Italia.
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