Riportiamo oggi le impressioni sulle liste di Antonello Murgia e della lettrice Silvia Pau
Antonello Murgia
Non sento d’avere molto da dire sulle liste, soprattutto perché in questo momento manca una forza politica nella quale possa riconoscermi e cui fare riferimento per evitare di fare il grillo parlante. Continuo a pensare che la politica sia l’ambito del possibile e che la strada giusta sia fatta di pragmatismo e duttilità, alla ricerca di un compromesso accettabile. Oggi però mi sembra non ci sia alcuna speranza che si possa arrivare ad un compromesso accettabile e, d’altronde, l’essere relegati alla testimonianza del dissenso (certo non per colpe nostre, ma così è, purtroppo) ci allontana da possibili interlocutori e cioè da coloro che votano per il centro-sinistra turandosi il naso e/o perché il candidato di centro-destra fa più schifo. Ho letto l’articolo di Andrea Raggio e sono d’accordo sul contenuto; però mi farebbe piacere se ci vedessimo per parlarne di persona con i compagni più vicini (la redazione del nostro sito, Raggio, Francesco Cocco, Manifesto sardo, l’ala intellettualmente più onesta di Rifondazione, ciò che rimane fra le macerie di SD). Non riesco a immaginare un impegno rispetto alle elezioni se non in una dimensione collettiva, ma purtroppo è questa che ci manca: è presuntuoso o realistico fare un tentativo, magari a lunga scadenza, di impostazione di questa dimensione collettiva? E nel frattempo? Mi chiedo se serva a qualcosa ripetere da cani sciolti le cose dette più volte (e che pure continuo a condividere) su democrazia e autoritarismo, sul conflitto d’interessi, sui compiti del potere legislativo e di quello esecutivo, etc.
Silvia Pau
La prima considerazione è che dal listino del centrosinistra sono scomparsi esponenti che si richiamino alla tre forze storiche fondative della Costituzione repubblicana: quella comunista, socialista e democratico-cristiana. Le liste testimoniano in Sardegna l’avvenuta tabula rasa, ad opera di Soru, di questa tradizione politica, che nelle sue espressioni migliori ha alimenato la moderna autonomia regionale ed ha dato vita allo Statuto. L’altra forza, quella sardista, è stata respinta e buttata fra le braccia della parte avversa, anche se ormai è scarsamente rappresentativa di quella nobile tradizione.
La seconda caratteristica è che il listino, ma anche le liste provinciali del PD sanciscono l’assoluta fidelizzazione di questo partito a MisterTiscali. Qualunque segno di presenze culturali o politiche organizzate è scomparso. Nel listino anche le presenze di spessore culturale sono pensate in funzione servente verso il Presidente. Emblematica è la presenza del Prof. Demuro, consigliere e propagandista del Presidente, che sulle orme dei giuristi di Berlusconi, passa al libro paga del Consiglio regionale come longa manus del dominus. Questa è anche una risposta a muso duro a chi (non ultimo Marco Ligas del Manifestosardo) ha chiesto e sperato nel temperamento dell’iperpresidenzialismo e nel miglior bilanciamento dei rapporti di forza fra Presidenza e Assemblea. E ancor più a chi spera in una revisione della disciplina del conflitto d’interessi.
Le liste collegate non rappresentano più alcun serio radicamento sociale, ma solo un notabiliato (gli Uras, i Tore Serra, gli Adriano Salis) secondario e perfino farsesco, pallida ombra di quelle che furono le leadership della sinistra nei partiti di massa. La loro speranza di elezione è fondata su una perversione della legge elettorale che, in caso di vittoria di Soru, potrebbe portare il Consiglio a raggiungere il centinaio di membri, onde assicurargli il 55% dei consiglieri. Altro che diminuzione a 60, come sostenuto nei comizi dal Presidente uscente.
Se il centrosinistra piange, la destra non ride. La lista è priva di spessore fin dalla testa, quel Cappellacci che sembra candidato apposta per far vincere Soru. Nel listino ci sono anche figure di peso, dall’ex Questore Pitea all’avvocato dello Stato Steri, ma si tratta di figure che sembrano collegate da un comune modo d’intendere il potere come esercizio d’autorità. E non sono neppure bilanciati dalla presenza del sardista Giacomo Sanna, che, in fase elettorale, sembra rotto a tutte le perversioni (prima la candidatura nella Lega ora nel centrodestra) per ottenere un’elezione, che avrebbe ottenuto più linearmente con alleanze meno innaturali. E ci sono molti sintomi che lasciano presagire che neppure questo salto mortale verso Cappellacci lo faccia cadere in piedi.
Insomma, un quadro sconfortante, che rende difficile votare con tranquillità almeno per un candidato gradito, che abbia lo spessore e l’autonomia necessaria per rappresentare una versione aperta e dialogante del centrosinistra. La speranza socialista è stata ammazzata prima di nascere con la candidatura a capolista di Mondino Ibba e la fuga dignitosa dalla candidatura della Calligaris. Rimane l’IRS, che ha avuto almeno uno scatto di dignità, oggi in politica bene rarissimo, quasi introvabile. Ma per chi non è indipendentista? Insomma, una democratica, neppure molto esigente (quale io sono), chi sceglie nell’urna? E’ questo un SOS di un’elettrice di sinistra in difficoltà. Attendo soccorso. Sono graditi consigli o indicazioni di voto.
1 commento
1 angelo aquilino
24 Gennaio 2009 - 08:03
Il sole all’Alba
Nella primavera del 2004, segnalai al dottor Soru, fresco vincitore delle elezioni regionali, il nominativo della dottoressa (in Chimica) Alba Canu di Sassari. La segnalavo come assessore alla cultura. La motivazione era molteplice.
Ø Alba Canu è una bella signora (cosa che non guasta mai)
Ø Lavora al centro restauro della sovrintendenza di Sassari e quindi di cultura ne mastica.
Ø È nata a Palermo da padre sardo e da madre napoletana e quindi è in linea con i principi dell’Internazionale.
Incredibilmente la dottoressa Alba non gradì la mia iniziativa. Il motivo? Temeva che il suo nominativo, uscito in anticipo, potesse essere bruciato. Mi fece le Sue rimostranze e con mio grande rammarico troncò ogni rapporto con me. Sono sicuro che la nomina della dottoressa Alba non avrebbe portato, il dottor Soru, allo stesso epilogo che ebbe la nomina di Elisabetta Pilia. In effetti questa splendida signora può avere un solo limite: è stata mia alunna con l’attenuante specifica che non fu colpa Sua. Nella ipotesi, affatto peregrina, che il dottor Soru vinca le elezioni, rinnovo l’appello:
Alba Canu assessore alla cultura della regione Sardegna
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