Grande assemblea a Cagliari con Smuraglia

21 Novembre 2016
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Andrea Pubusa

Sala strapiena a THotel per sentire Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi. Persone che vengono da tutta la Sardegna, perfino da La Maddalena. Clima composto, ma di grande impegno e mobilitazione. C’è la Sardegna migliore, quella dell’impegno volontario e disinteressato, quella cittadinanza democratica che può salvare la nostra isola. C’è grande entusiasmo.
Smuraglia risponde alle domande di Vito Biolchini con pacatezza e gentilezza. Il contrario della rozzezza di Renzi, che scambia la discussione sulla Costituzione come un derby per il governo, senza capire che la Carta è di tutti gli italiani e la sua difesa è dovere di ciascun ciittadino, senza preoccupazioni di schieramento. E questo non è conservatorismo, ma difesa di una quadro costtuzionale che garanntisce tutti e ciascuno.  “Non si tratta di fare a tutti i costi, ma di fare bene, dice Smuraglia, aggiornando quando occorre, ma rispettando lo spirito e i valori della Costituzione. Inoltre non è vero che non si sia fatto nulla. Sono stati modificati, in varie occasioni, molti articoli della Costituzione e, in taluni casi, addirittura alcune parti. È vero, invece, che non si è data attuazione a norme fondamentali della Costituzione, ma su nessuna di esse interviene questa riforma.
Dunque, chiede Biolchini, contrarietà ad ogni modifica del sistema parlamentare? Niente affatto, risponde Smuraglia: si può correggere il “bicameralismo perfetto” in modo molto semplice e rapido: differenziando, almeno in parte, il lavoro delle Camere (ad esempio, riservando la fiducia al Governo solo alla Camera, e il controllo sull’esecutivo e sull’attuazione ed efficacia delle leggi al Senato). E poi creando un sistema che consenta di approvare insieme le leggi più importanti e che affidi le altre ad un solo ramo del Parlamento, con la facoltà di intervento da parte dell’altro ramo. Questa riforma si sarebbe potuta fare in poco tempo, già col Governo Letta, invece di mettere mano a modifiche molto estese e controverse.
E il Senato? La riforma non abolisce affatto il Senato, dice il Presidente dell’AN’i, ed anzi ne ribadisce la funzione legislativa e quella di revisione costituzionale, ma indebolendolo concretamente con la composizione, fatta di Sindaci e Consiglieri regionali, cioè Senatori a tempo parziale. Meglio l’elezione diretta. La riforma Boschi, nell’attribuire ai consigli regionali, e non ai cittadini, il diritto di eleggere il Senato, viola la sovranità popolare, di cui «la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto ( … ) costituisce il principale strumento di manifestazione», come affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014.
Affermare poi che il popolo italiano - con la riforma Boschi - eleggerebbe indirettamente il Senato perché i consigli regionali, eletti dal popolo, eleggerebbero a loro volta i senatori, è una vera baggianata. È come dire che il popolo italiano elegge il Presidente della Repubblica perché il Presidente viene eletto da Camera e Senato, che sono eletti dal popolo. Si tratta di una analogia superficiale e, come tale, giuridicamente improponibile.
In realtà, la cosa più grave è che non si sa neppure come le elezioni avverrebbero “in conformità della volontà popolare”, visto che su questo punto l’art. 2 rinvia ad una legge ordinaria (che non c’è).
Ed è una bufala anche il risparmio della spesa. Dice Smuraglia: se si pensa che occorre ridurre il numero dei parlamentari, si può ridurre proporzionalmente il numero dei Deputati e quello dei Senatori. Se invece si riduce drasticamente solo il numero dei Senatori, squilibrando il sistema, vuol dire che il disegno è un altro: praticamente “azzerare” il Senato e dare tutto il potere ad una sola Camera ed a chi la governa. Questo è grave e pericoloso perché elimina il sistema di pesi e contrappesi giustamente disegnato dalla Costituzione.
Quindi, la riforma prevede che i senatori esercitino contemporaneamente anche le funzioni di consigliere regionale o di sindaco, senza considerare che l’importanza e l’onerosità delle funzioni senatoriali (funzione legislativa ordinaria e costituzionale; raccordo tra lo Stato, le Regioni e i comuni, con l ‘Unione Europea; valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni; verifica dell’impatto delle politiche dell’Unione Europea sui territori ecc. ecc.) ne renderebbero aprioristicamente impossibile il puntuale espletamento. I futuri 100 senatori, in quanto Sindaci o Consiglieri regionali, non saranno compensati per le loro funzioni di Senatore, ma avranno soltanto un “rimborso spese” di imprecisabile dimensione (anche se è difficile credere che si faccia un lavoro in più gratuitamente). Godranno dell’insindacabilità giudiziaria per i fatti posti in essere nell’esercizio delle proprie funzioni - il che è condivisibile - e, ancorché Senatori, solo part-time, godrebbero anche dell’immunità “personale” dagli arresti, dalle perquisizioni personali e domiciliari, e dai sequestri della corrispondenza, col rischio - connesso all’abnorme numero dei Consiglieri regionali attualmente indagati o addirittura rinviati a giudizio - di trasformare il Senato in un “refugium peccatorum”. Inoltre, è pacifico che verranno poi fuori le solite “diarie” e resteranno comunque in piedi tutte le costose strutture del Senato.
Ci sarà uno snellimento al procedimento legislativo? Chiede Biolchini. Non è vero, risponde Smuraglia, perché sono previsti molti tipi e molte modalità di esercizio della funzione legislativa (secondo alcuni, sette, secondo altri, assai di più); l’art. 70 della Costituzione si risolveva in una riga e mezzo, quello “nuovo” si protrae per tre pagine ed è indice solo di confusione, conflitti, rallentamento. Poi questo Senato non rappresenta le Regioni, ma assegna solo determinati poteri a Consiglieri regionali e Sindaci. In Paesi come la Germania, è il Governo dei Lander (Regioni) che elegge il Senato e così nasce una vera rappresentanza.
Smuraglia poi mette in luce con paprole semplici l’accentramento sul capo di un partito di enormi poteri con la legge elettorale Itaicum e la compressione delle auonmie locali e regionali. II nostro ordinamento, se passasse il testo di Renzi, si orienterebbe di fatto verso un “premierato assoluto”, grazie all’Italicum e alla riforma Boschi: I’Italicum trasformerebbe il voto al partito del leader in un’investitura quasi diretta del Premier e la legge Boschi eliminerebbe il Senato come potenziale contro-potere esterno della Camera senza prevedere efficaci contro-poteri interni. Col duplice rischio, connesso all’ ”uomo solo al comando”, di produrre eccessivi squilibri di rappresentanza e di condizionare addirittura i poteri del Presidente della Repubblica.
Nel corso della manifestazione intervengono Corinna Raimondi, studentessa, a spiegare il perché dell’opposizione dei giovani e Carrus, segretario regionale della CGIL, a spiegare il NO del più grande sindacato italiano. Tonino Dessì spiega perché questa deforma restringe l’autonomia regionale sarda criticando le posizioni propagandistiche, ma infondate di Pigliaru e Demuro.
Alla fine in un clima tranquillo e allegro tutti cantano Bella ciao, come impegno a difendere la Carta, garanziaa di tutti gli italiani. Una bella giornata, mille miglia lontana dai rancorosi comizi di Renzi e dalla indecorosa genufelssione al capo delle autorità regionali.

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