Caro Pigliaru, alfine anche per te un giorno da leone (…o da pecora?)

18 Novembre 2016
3 Commenti


Amsicora 

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Caro Pigliaru,

chissà quante volte, mentre, rinchiuso nella tua stanza, studiavi quegli aridi libri di economia, nelle giornate monotone e tutte uguali, hai pensato: “perché uno statista come me sta qui? Qui fra le piccole cose di una piccola facoltà. Uno come me - hai pensato - merita un destino più grande, un ruolo più importante“. Ecco perchè l’altro ieri eri particolarmente ispirato, insieme a Matteo e a Xi. Lo hai chiamato così, confidenzialmente, vero?. D’altronde per un sardo come te dire Xi è stato facile, più facile che per i piemontesi, in quel fatidico 28 aprile di tanto tempo fa, dire cixi. Fra l’altro, è esattamente la metà. E così dopo aver salutato il leader del paese asiatico e la moglie Peng Liyuan, nonché la folta delegazione di ministri, funzionari e giornalisti, ti sei lanciato. guardando verso l’alto, in una dichiarazione molto ispirata e solenne, da statista appunto.
Caro Francesco, tu hai il senso della storia e l’altroeri, anzichè vedertela sfilare davanti, eri consapevole di farla, per la Sardegna e per tutti noi sardi. E così ci hai parlato della grande vetrina per i nostri prodotti mentre la macchina da presa mostrava Xi che avidamente  gustava una pardula. Chissà quante dovranno produrne le nostre donne per soddisfare un mercato dalle così straordinarie potenzialità. Opportunamente, hai rimarcato nel corso della visita, che ai cinesi, oltre alle pardulas, son piaciuti molto is picchittus, is gueffus e anche le sebadas, per non parlare delle pabassinas, i dolci di questa stagione. E così ci hai ricordate che nel mondo girano milioni di cinesi e che in Sardegna se ne vedono troppo pochi. E quindi, acutamente, e incisivamente hai auspicato che nella nostra isola giri con più intensità una quota più corposa di quei milioni che vagano per il mondo. Oltre che coi nostri dolci possiamo prenderli per la gola coi nostri prodotti agroalimentari. E mentre lo dicevi, avevi l’aria di chi la sa lunga, di chi sa come gira l’economia e come si catturano capitali e flussi che la fanno andare veloce. Insomma, ci hai fatto capire, quale faina sei, quale colpo grosso stai cucinando, mentre apparentemente non fai nulla da mane a sera, nell’interesse di noi tutti. Del resto - si dice - che i cinesi vadano pazzi per la carne canina, che - mi dicono i buongustai- assomiglia a quella volpina, e, dunque, non dovrebbe essere difficile conquistarli col porchetto.  Su porceddu su cannonau non tradiscono mai. Ecco allora la strategia: “siamo al lavoro perché la Sardegna sia vista dai cinesi come marchio di eccellenza e le sue produzioni vengano conosciute e apprezzate dai consumatori cinesi, sempre più attenti e interessati alla qualità di ciò che mangiano e bevono (quanto è piaciuta a Xi la vernaccia di Solarussa! E a Peng il moscatino di Ussana!). Del resto anche se non ce ne siamo accorti e tutto depone per il contrario, “sin dal suo insediamento, la Giunta ha individuato nella Cina uno dei principali mercati internazionali di interesse turistico per la regione, il primo su cui puntare nell’area asiatica“. Una strategia planetaria, da far paura alla concorrenza, da sbaragliarla (non è che Trump pensi ai dazi d’importazione per questo!). Avete visto come l’abbiamo spuntata col porcetto precotto all’Expo? Ce lo volevano impedire con la scusa della peste suina, ma noi abbiamo tenuto duro: non l’abbiamo mandato crudo, ma precotto sì. Abbiamo vinto! Per il 2017, dopo questa visita, son previste iniziative più ardite: cinesi negli itinerari dei parchi e nelle aree marine protette, cinesi nei percorsi enogastronomici. Dopo la presentazione in lingua cinese dei prodotti degli artigiani, cinesi a comprare arresoias di Guspini (sa guspinesa) e marigas di Assemini, tappeti di Mogoro. Mamma mia, quanti dovranno farne le filatrici mogoresi! Impossibile perfino immaginarlo! Chilometri! Ma tranquilli, c’è oro per tutti, c’è la vetrina virtuale con traduzione in cinese del portale SardegnaTurismo. Sì perché se lo diciamo in limba, sarà identitario e bello, ma loro non ci capiscono. Cinesi nelle Università, cinesi nel sistema aeroportuale e cinesi nel canale delle società sportive, a sgambettare nei nostri prati verdi. Quanti stadi ci vorranno per contenerli tutti!  C’è una sapiente regia regionale in tutto questo, non si scherza, azioni rivolte a un unico obiettivo: intercettare un flusso crescente di cinesi, turisti e non, interessati all’isola. ‎”La Sardegna - ha rincarato l’assessore al turismo della Giunta Pigliaru - ha accolto il presidente Xi Jinping presentandosi con la sua immagine, con identità e tradizione, simboleggiate da launeddas e costumi dei Mamuthones, con l’artigianato artistico, la cultura, la longevità e la straordinaria qualità della vita“. Quanta progettazione! Quanta preveggenza! E dire che a noi la giunta sembrava triste e immobile! Diceva bene il celebre manifesto di Nivola sulla Sardegna, che dal ‘68 abbiamo nelle nostre case: vendesi, venduta, da vendere.
Caro Francesco, finalmente anche per te un giorno da leone! Con Matteo e Xi e pure Massimino con l’eterna fascia tricolore ben stirata.  Peccato, che intorno a te ci siano solo macerie, industriali, aziendali, occupazionali. giovani incavolati e senza speranze. Peccato che il giorno che hai tanto sognato sia stato solo un tappa di una campagna referendaria, diciamolo, indecorosa del tuo capo con la finalità poco nobile di distruggere la nostra Costituzione nata dalla Resistenza. Per meglio vendere l’Italia ai gruppi finanziari mondiali. Per toglierci la voce. Peccato che tu, nel tuo volare alto, non ti accorga di queste miserie e, convinto di fare la storia, sia stato parte di un corteo scodinzolante che più che all’economia pensava alla propaganda elettorale in vista del 4 dicembre. Un giorno da leone o da pecora? La risposta l’avrai dai sardi fra 18 giorni.
 

3 commenti

  • 1 Oggi venerdì 18 novembre 2016 | Aladin Pensiero
    18 Novembre 2016 - 09:29

    […] Caro Pigliaru, alfine anche per te un giorno da leone (…o da pecora?) di Amsicora su Democraziaoggi. ven 18 nov 2016 […]

  • 2 aldo lobina
    18 Novembre 2016 - 19:08

    Comincio io: NO! Giorno da pecora no. Fausto mi suggerisce che pecus e pecunia hanno la stessa derivazione. Fosse stato un giorno da pecora..! Attenzione ai paragoni con gli animali: né un giorno da leone e neanche da pecora, forse da polpo, senza offendere i cefalopodi.

  • 3 Endro Pulido
    18 Novembre 2016 - 22:31

    “Per meglio vendere l’Italia ai gruppi finanziari mondiali. Per toglierci la voce.”
    E per toglierci terre irrigue attraverso una sconclusionata sentenza politica del Consiglio di Stato che ha ribaltato quella del TAR Sardegna sulle serre fotovoltaiche a Narbolia (OR). Eh già, non si possono invocare a gran voce investimenti stranieri e poi sottrarre agli investitori il succulento e polposo osso degli incentivi illecitamente concessi. E l’Italia manco la vendiamo, ahimè: la svendiamo

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