Costi della politica: il M5S smaschera Renzi!

25 Ottobre 2016
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Andrea Pubusa

Renzi e il PD gettano la maschera, grazie al M5S. Renzi straparla sul taglio dei costi  della politica e così giustifica il suo scasso della Costituzione…ma poi  approda in Aula la proposta di legge che ha come prima firmataria la deputata del Movimento 5 stelle Roberta Lombardi. Cosa dice? Senza oscurità dice una cosa a tutti comprensibile: dimezza la misura dell’indennità parlamentare. Secondo voi il testo che arriva in Assemblea, in commissione ha avuto il consenso del PD? Neanche per sogno! I risparmiatori da talk show hanno impedito dsi raggiungere un accordo su un testo unico sul quale dibattere e votare.
Previsioni? E’ probabile un ritorno del provvedimento in commissione, sostenuto da un vasto schieramento di forze politiche.Tagliatori a parole di costi pubblici unitevi! Impedite la riduzione delle indennità parlamentari! Come faranno però poi a dire che vogliono risparmiare sul Senato, quando questa proposta di legge ordinaria, senza stravolgere la Carta determina una contrazione dei costi per il Parlamento ben maggiore! Beppe Grillo sarà nelle tribune dell’emiciclo per assistere al dibattito, insieme ai simpatizzanti del Movimento disposti a raccogliere l’invito formulato dal leader via web ad assistere alla seduta. E Renzi ci sarà a vigilare che i suoi votino per la contrazione dei costi? Quando mai! Renzi e il PD lanciano cortine di fumo per nascondere la loro ipocrisia, parlano di rapportare l’indennità alla presenza in aula e di altre amenità, che comunque non fanno i conti con la riduzione dei costi strutturali, quali appunto l’ammontare complessivo del compenso.
Cosa dice la proposta Lombardi? Chiede di determinare un ammontare fisso per l’indennità parlamentare, pari a 5.000 euro al mese al lordo delle imposte per dodici mensilità, in pratica circa la metà al netto, con adeguamento ogni anno in base all’indice Istat.
Inoltre viene aggiunto un rimborso delle spese di soggiorno e di viaggio, entro un limite massimo di 3.500 euro mensili, che va a sostituire l’attuale disciplina che prevede due voci separate per diaria e rimborsi. Per accedere a questi fondi occorre far riferimento all’estratto conto di una carta di credito emessa specificamente per questo scopo e le spese devono essere rese pubbliche attraverso la pubblicazione mensile sul sito internet della Camera di appartenenza. Del rimborso per il soggiorno ed il viaggio non possono beneficiare i parlamentari residenti a Roma.
Lombardi propone poi di fissare per legge il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato rappresentativo e per la retribuzione dei collaboratori, confermando gli attuali 3.690 euro mensili stabiliti fin qui dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio.
Infine la proposta di legge prevede per i parlamentari un’indennità di fine mandato analoga al trattamento di fine rapporto dei lavoratori dipendenti; un adeguamento dei rispettivi trattamenti previdenziali; l’applicazione a deputati e senatori, per quanto compatibile, della disciplina relativa ai congedi di maternità, paternità e parentale.
Come si vede, non c’è bisogno di toccare la Costituzione per risparmiare, basta una legge ordinaria. Renzi invece ci toglie il diritto di eleggere il senato, mentre aumenta lo stipendio a tutti i suoi amici, a partire dai dirigenti RAI.

Scheda sull’indennità parlamentare

L’istituto dell’indennità parlamentare è previsto dall’articolo 69 della Costituzione, a garanzia del libero svolgimento del mandato elettivo. Mira altresì a consentire l’accesso al mandato a tutti, anche ai lavoratori con poche risorse (il PCI ne eleggerva un buon numero). Tende dunque ad eliminare gli antichi privilegi, che riservavano il seggio ai soli abbienti. Quindi la disciplina non va vista come un privilegio tout court, in misura ragionevole l’indennità risponde piuttosto ad esigenze elementari di democrazia e di eguaglianza.
Vediamo ora la disciplina vigente. L’articolo uno della legge n. 1261 del 1965 attribuisce agli Uffici di Presidenza delle Camere il compito di determinare l’ammontare della indennità mensile in misura tale che non superi “il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate”.
Rispetto a questo tetto massimo gli Uffici di presidenza di Camera e Senato sono intervenuti negli ultimi anni nella direzione di un contenimento delle spese. Così a Montecitorio l’importo netto dell’indennità parlamentare, corrisposto per 12 mensilità, è pari a 5.246,54 euro, a cui devono poi essere sottratte le addizionali regionali e comunali, la cui misura varia in relazione al domicilio fiscale del deputato. Per quelli che svolgono un’altra attività lavorativa, l’importo netto dell’indennità ammonta a circa 4.750 euro.
A palazzo Madama invece, al netto delle ritenute fiscali e dei contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, per l’assegno di fine mandato e per l’assistenza sanitaria, l’indennità mensile è di 5.304,89 euro (5.122,19 per chi svolga attività lavorative), con oscillazioni anche qui determinate dalla misura delle addizionali regionali e comunali.
Ai deputati viene riconosciuta, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, una diaria mensile di 3.503,11 euro, decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza dalle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni con procedimento elettronico.
Sempre alla Camera è previsto un rimborso mensile di 3.690 euro, metà destinato per specifiche categorie di spese che devono essere documentate, come collaboratori, consulenze e ricerche, convegni e attività politiche; l’altra metà forfettariamente.
I deputati infine usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale. Per gli spostamenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, che sale a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere dalla residenza all’aeroporto di partenza è superiore a 100 km. Infine rimborso forfetario di 1.200 euro annui per le spese telefoniche.
Al Senato la diaria è pari a 3.500 euro, con decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. I senatori ricevono poi un rimborso forfetario mensile di 1.650 euro, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche.
Previsto poi il rimborso spese mensile per l’esercizio del mandato, diviso in una quota di 2.090 euro, sottoposta a rendicontazione quadrimestrale, e in una parte analoga erogata forfettariamente. Infine durante l’esercizio del mandato, i senatori usufruiscono di tessere strettamente personali per i trasferimenti sul territorio nazionale, mediante viaggi aerei, ferroviari e marittimi e la circolazione sulla rete autostradale.

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