Votare sì. Ma per chi?

17 Gennaio 2009
5 Commenti


Andrea Raggio

Andrò certamente a votare. Per chi, ancora non lo so. Per la prima volta nella mia lunga esperienza di cittadino elettore trovo difficoltà a individuare tra le tante proposte in campo una condivisibile. Non credo d’essere presuntuosamente esigente, la verità è che l’imbroglio della politica regionale è tale da scoraggiare anche i più volenterosi. Ecco perché la difficoltà a scegliere è molto diffusa tra quella che è stata definita la sinistra delle persone per distinguerla da quella dei partiti. Non aiuta a fare chiarezza, peraltro, la condotta della campagna elettorale tesa sempre più a eclissare l’aspetto programmatico per puntare sulla personalizzazione rissosa.
Certamente non voterò per il centrodestra. La mia cultura politica è un’altra e, comunque, questo centrodestra non ha dignità democratica, prigioniero com’è del berlusconismo. Ho difficoltà a votare per il centrosinistra perché a sua volta, parlo della Sardegna, è prigioniero di una visione autoritaria della democrazia. Il Partito democratico sardo è sempre meno democratico e sempre più dominato da un capo, Renato Soru, refrattario alla democrazia, testardo – così lui si definisce – anche e soprattutto in questa insensibilità, demagogo e smisuratamente egocentrico. In una recente intervista all’Espresso ha detto: “PD è una strada difficile, ma è un percorso senza ritorno. Una traversata nel deserto, come quella di Noè. Durante la quale è necessario un leader riconosciuto che trascini il popolo smarrito”. Dopo la scalata al PD sardo anche a quello nazionale? Non si può negare che la sua preoccupazione prevalente sia quella di curare la propria immagine in campo nazionale.
I partiti della cosiddetta sinistra radicale sono plagiati dal governatore. La sinistra democratica e l’Italia dei valori, il cui contributo elettorale è decisivo per la riconferma del centrosinistra, hanno purtroppo rinunciato a giocare questa carta in una trattativa con Soru. Il pendolo sardista questa volta si è spostato a destra. Il PSI ha deciso di partecipare alle elezioni in piena autonomia, ma con quale proposta programmatica e con quali candidati ancora non è noto. Questo è il quadro politico.
I programmi li hanno fatti in solitudine Berlusconi e Soru, ciascuno per la propria coalizione. Quello di Berlusconi è di un’esemplare brutalità: “Se la Sardegna sarà governata bene saremo pronti a finanziare i suoi progetti” (intervista all’Unione sarda). Non è un programma, è un ricatto e Cappellacci, che come dicono i suoi biografi non è testardo ma un signore garbato, signorilmente sta zitto. Soru dice che non servono altri programmi, va ancora bene quello del 2004. Neppure questo è un programma, è nostalgia di una fase politica oramai archiviata. La questione sarda oggi, infatti, consiste essenzialmente nel contrastare gli effetti devastanti della crisi globale nella prospettiva di sviluppo nuovo. Dalla crisi la Sardegna può uscire duramente colpita oppure premiata. Ecco perché ai lavoratori licenziati dalle aziende in crisi, ai disoccupati, ai giovani senza futuro, agli artigiani e ai piccoli imprenditori colpiti dalla stretta creditizia, ai piccoli commerciati sul filo del fallimento, alle vittime della povertà vecchia e nuova, non possiamo limitarci a dire: schiena dritta, serrate i ranghi, ce la faremo da soli, Soru è il meno peggio. Abbiamo il dovere di dare risposte forti che incidano sull’emergenza costruendo il futuro. E abbiamo, perciò, il dovere di avviare una riforma istituzionale che adotti una concezione dinamica dell’Autonomia speciale sarda, aperta agli sviluppi della democrazia partecipativa. Si mandi, dunque, al macero la legge statutaria e si lavori a un nuovo Statuto partendo dal superamento della cosiddetta clausola dissolvente. Abbiamo il dovere, infine, di adottare provvedimenti e comportamenti di moralizzazione della vita pubblica. L’economia dei favori e delle clientele produce ingiustizie per molti e affari per pochi, non produce sviluppo.
Emergenza, sviluppo nuovo, etica e partecipazione: questi i punti cardine di un programma adeguato ai tempi nuovi. Purtroppo non si avverte traccia di ciò nelle posizioni sia del centrodestra sia del centrosinistra. Il PSd’Az ha proposto al centrodestra una serie interessante di punti programmatici, Cappellacci ha dichiarato di condividerne buona parte. Ma si può far finta di ignorare che tra le proposte sardiste e la politica berlusconiana c’è un contrasto irrisolvibile? Pensare che possa essere attenuato da una presenza sardista nel listino è un’illusione.
Anche le candidature sono state decise in pieno regime monocratico, abusando di una pessima legge elettorale. Soru ha candidato se stesso e Berlusconi ha candidato Cappellacci. Le liste e il listino fisarmonica del centrosinistra sono stati predisposti con lo scopo di punire i reprobi, premiare i cortigiani e blindare la maggioranza. Quelli del centrodestra sono in buona parte il risultato di un patteggiamento tra gruppi di potere, condotto anche in funzione di risarcimento danni.
Questa è la situazione che i fatti raccontano. Che fare? Non è praticabile una scelta “ideologica” tra sinistra e destra, perché la sinistra dei partiti attuali non è sinistra. Decidere sulla base delle cose buone fatte dalla Giunta uscente? Anche ammesso che siano davvero tutte buone, si può facilmente obiettare che fare peggio della giunta precedente era impossibile e che, comunque, l’impegno assunto era quello del rinnovamento. Questo è mancato perché sono stati disattesi i principali punti del programma del 2004: il rilancio dello sviluppo, la riforma dello Statuto, la moralizzazione della vita pubblica, la stabilità politica. Colpa di Soru, della maggioranza che lo ha tradito? Il governatore ha le sue responsabilità e partiti della maggioranza hanno le loro, ma c’è una responsabilità comune, l’aver sposato il presidenzialismo.
Scegliere il male minore? E quale è il male minore? Anche nel 2004 molti hanno ritenuto che delegare a un personaggio forte l’esercizio della politica fosse il male minore. Oggi possiamo costatare che col meno peggio si finisce sempre con lo sprofondare nel peggio. La situazione economica e sociale è peggiorata anche a causa della debolezza della politica regionale, la Regione è sempre più debole anche perché è senza Statuto, i partiti sono stati praticamente cancellati, l’instabilità politica tenuta faticosamente sotto traccia è poi esplosa ponendo fine anticipatamente alla legislatura, per la prima volta nella storia dell’Autonomia. Lo stesso Renato Soru esce da questa esperienza acciaccato.
La tentazione di mandare tutti al diavolo è forte persino per uno come me che di momenti drammaticamente scoraggianti ne ha vissuti tanti. Invece andrò a votare, prima di tutto per non darla vinta a chi predica che della democrazia si può fare a meno, e poi perché sono certo che alla fine riuscirò a trovare anche in questo quadro desolante un piccolo varco attraverso il quale passare indenne, cioè senza compromessi con la mia coscienza e non perdendo di vista il bandolo di questa intricata matassa. E comunque vadano le elezioni, non mi sentirò uno sconfitto, perche in politica come nella vita finché si combatte non si è mai sconfitti.

5 commenti

  • 1 Sergio Ravaioli
    17 Gennaio 2009 - 14:50

    Tanto di cappello, caro Andrea, per la tua lucidità, onestà intellettuale e, lasciamelo dire, anche coraggio: immagino che da parte tua sviluppare certe analisi non è facile come per me, che nella politica sono sempre stato più o meno un peone. Apprezzo in particolare, del tuo ragionamento, una regola basilare che molti amici e compagni dimenticano: il partito è uno strumento, non un fine. Il fine è la convivenza e la crescita della nostra comunità. Riserviamo le manifestazioni di fedeltà alla sfera privata e la fede alla religione, se ci crediamo. Non ai partiti e tanto meno a questi partiti!
    Io andrò a votare e so per chi: vorrei raccontare i ragionamenti che mi hanno portato a decidere.
    Lo scenario politico che si prospetta è quello di una Sardegna oggi, e un’Italia domani, costretta a scegliere tra due destre: quella di Berlusconi o quella di Soru (scelta fittizia: in ristorante si metteranno facilmente d’accordo).
    Rispetto alla destra di Berlusconi nel breve periodo possiamo incidere poco: la frittata è fatta e non sarà la Sardegna a farlo cadere. Rispetto all’ OPA di Soru per il PD nazionale possiamo farla saltare: la sua sconfitta in Sardegna ne arresterà la marcia su Roma e consentirà al centrosinistra in Sardegna di tornare, finalmente, ad occuparsi di politica.
    Conosco l’obbiezione: così passeremo dalla padella nella brace! A parte che, padella o brace l’esito non cambia, lo scenario di una politica di destra esercitata dalla destra lo preferisco ad una politica di destra esercitata dalla sinistra. E poi, scusate la banalità, ma Berlusconi ha 74 anni, Soru non so ma occhio e croce una cinquantina! Cappellacci avrà dal centro sinistra un’opposizione non solo di facciata ma anche nel merito delle cose, capace di mitigare o riequilibrare politiche dannose. L’opposizione a Soru sarebbe probabilmente una replica della precedente legislatura: un po’ di chiasso ma poca o nessuna capacità di incidere.
    Ma la profonda ragione che il mese prossimo mi porterà, per la prima volta, a votare Sardista è questa: la deriva politica nazionale e regionale della politica in mano a comitati d’affari che si sono impadroniti della politica può essere fatta saltare soltanto da partiti autonomisti e indipendentisti, profondamenti legati al proprio territorio e quindi capci di coglierne il malessere e le sofferenze. Noi in Sardegna abbiamo la fortuna, unica nel panorama nazionale, di avere un partito indipendentista perfettamente democratico e portare di valori nei quali si può pienamente riconoscere sia la cultura socialista che quella cattolica (da me già citati in questo precedente intervento: https://www.democraziaoggi.it/?p=431#comments .
    Vedo quindi nel PSd’Az, oggi come oggi, lo strumento più efficace per far saltare la maionese che i partiti nazionali ci hanno confezionato e che molti si rassegnano ad ingoiare, sia pure tra varie smorfie di disgusto.
    E non è vero che votare PSd’Az vuol dire portare acqua al mulino di Berlusconi: tutte le argomentaziioni in tal senso si basano sul fatto che il PSd’Az è numericamente troppo debole per poter esercitare un’efficace azione di interdizione nei confronti dei probabili eccessi del centrodestra.
    Il rimedio è semplice: votare in massa PSd’Az. E non cercare di rigettarlo nelle braccia della destra!

  • 2 stefano de candia
    17 Gennaio 2009 - 17:18

    Sig. Raggio, leggo che ha accolto con interesse le proposte fatte, ed accolte, dal PSd’Az ed allora perchè non votare il PSd’Az e dare la preferenza per il governatore a chi preferisce o a nessuno…
    Così garantirebbe al Partito Sardo forza all’interno del consuglio regionale e garanzia che i punti, anche da Lei ritenuti validi, abbiano maggiore sostegno possibile…
    Non pernso di aver detto un’eresia e credo anzi che sarebbe uno strumento formidabile di garanzia il voto disgiunto, e non è detto che non lo usi io stesso…
    FORTZA PARIS

  • 3 Enea
    17 Gennaio 2009 - 18:41

    Sarò anch’io un elettore, per la prima volta alle regionali, del PSD’AZ. Ha presentato dei punti programmatici molto importanti e i primi segnali che quei punti possano essere riconosciuti mi fà sperare molto.

  • 4 antonella
    17 Gennaio 2009 - 19:11

    Andrea Raggio ha espresso in modo esemplare ciò che moltissimi di noi pensano. Solo un particolare mi differenzia dalla sua posizione: io so benissimo chi non voterò. Non voterò Soru. Non lo voterò perchè concordo con quanto espresso da Ravaioli, una sconfitta di Soru può permettere alla sinistra di riprendere a riflettere seriamente su stessa e sul processo democratico che dev’essere urgentemente ripristinato.
    Credo anche che un forte sostegno ad alcuni partiti minori che sostengono Cappellacci (PSD’AZ, UDC, RIFORMATORI) potrebbe essere strategico per impedire il predominio della PDL, e per portare avanti istanze non strettamente berlusconianem, dando il tempo anche ad una possibile successiva creazione di un terzo polo democratico che possa riaccorpare il PSD’Az, la sinistra non soriana, i socialisti.
    Sarebbe un grave errore, con la ormai chiara strategia di Soru di occupare tutti gli spazi nel PD, anche a livello nazionale, per dettare a tutti le sue regole senza appello, votare per lui pensando comunque di salvare la nostra coerenza di uomini e donne di sinistra.
    E’ doloroso arrivare a queste conclusioni per chi, come tanti di noi, ha sempre votato sinistra, fatto battaglie per la libertà, la democrazia ed i diritti civili.
    Dobbiamo saper aspettare per poterci ricontare con calma ed allora scopriremo che siamo in tanti, come in tanti siamo stati alle primarie che tutti - da Veltroni a Soru, al Pd sardo hanno totalmente vanificato.
    Mi rammarico solo che il Psd’az, soprattutto, nei suoi accordi con Cappellacci non abbia inserito anche la modifica della legge elettorale (ripristinando soprattutto le preferenze) e la cancellazione del cosidetto listino. E’ vergognoso che a livello nazionale si sia fatta una battaglia per impedire il voto ai senatori a vita nominati per un giusto riconoscimento dei valori espressi e per il lustro dato a tutto il nostro Paese, e tutti tacciano sul listino.

  • 5 stefano de candia
    18 Gennaio 2009 - 01:14

    Per la sig.ra Antonella, Le volevo solo ricordare che bisogna anche avere coscienza di sè e che questa alleanza programmatica è solo per le regionali.
    Non avevamo nessuna voce in capitolo, da sardisti intendo, per chiedere come punto programmatico il ripristino delle preferenze alle politiche in quanto non era tema sardo, avendo le regionali un sistema di voto che prevede la preferenza.
    Non possiamo dare al PSd’Az prerogative che non possiede, per ora ci onora il fatto che in molti hanno compreso che esiste la necessità di un Partito Sardo forte in coalizione che si faccia da garante e noi speriamo davvero che il nostro risultato sia il linea con tali auspici.
    Solo per informazione dico che noi non solo siamo il Partito Sardo ma siamo anche l’unico partito indipendentista che ha anche una vera e forte vocazione europeista e una cosa che sicuramente dovremo fare, sempre che l’elettorato ci premi, sarà quella di pretendere almeno un paio di seggi garantiti alla Sardegna per le europee invece di condividere il collegio elettorale con la Sicilia che ha circa 7 milioni di abitanti e che quindi normalmente monopolizza le nomine…
    FORTZA PARIS

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