Francesco Cocco
Ho cercato di scindere la mia posizione per il NO al referendum del 4 dicembre dai temi strettamente attinenti al governo Renzi,-Alfano-Verdini. Vi sono mille motivi per opporsi ad una assurda e confusa “deforma” costituzionale. Ma ora con l’invio di truppe italiane in Lettonia, in un clima di ritorno ad una guerra fredda che tende a trasformarsi in guerra guerreggiata, penso che il NO debba suonare come ferma condanna a questa muscolare politica anti-russa, alla quale il governo italiano si associa passivamente.
Putin , il neo zar russo, non riscuote le mie simpatie. Non amo i dittatori di qualsiasi tipo, ma questo non m’impedisce di riconoscere che l’autocrate russo deve affrontare una situazione di sostanziale aggressione da parte delle potenze occidentali. Inviare truppe della Nato in un Paese, che sino ad un quarto di secolo fa era parte integrante dell’ URSS , ripete rovesciandola la situazione dei missili a Cuba. Allora gli Stati Uniti si ribellarono (e dico giustamente) all’ installazione di missili in quello che consideravano i loro “cortile di casa”.
E’ dall’ inizio degli anni Novanta che assistiamo ad una politica con la quale gli Stati Uniti tendano a limitare la sfera d’influenza della Federazione Russa. Questo con l’inclusione nella Nato (cioè nella loro sfera d’influenza) di Paesi che facevano parte dell’ ex blocco sovietico. Ne paghiamo il prezzo, ed è un prezzo salato, con la sospensione delle nostre esportazioni verso la Federazione Russa.
Un prezzo ancora più salato è quello che ci deriva dall’ allargamento dell’ Unione Europea ai Paesi dell’ Europa Orientale. Certo in un orizzonte storico di lungo periodo, quell’ allargamento andava fatto. Bisognava però prepararlo . Unire i Paesi dell’ Europa Occidentale (sostanzialmente i fondatori dell’ Unione Europea) alla Romania, Bulgaria, Polonia, Ungheria significava creare quelle situazione di conflittualità alle quali ci è dato quotidianamente assistere nella vita dell’ Unione. La ratio di un tale allargamento è pur esso da ricercare nella politica di isolamento della Federazione russa voluta dagli Stati Unita e che ha trovato la condiscendenza prona dell’ Unione Europea.
La verità è che ci troviamo in presenza di un governo che non solo vuole rottamare non piccola parte della vigente Costituzione repubblicana ma minarla di fatto anche in principi fondamentali come il “ripudio della guerra”. Ecco perché un corale NO, il prossimo 4 dicembre , si pone come uno strumento in difesa della pace.
1 commento
1 Lucia Pagella
20 Ottobre 2016 - 14:48
Condivido pienamente il contenuto dell’aticolo che precede. Penso che dovremmo farne uno dei punti di forza della propaganda anti si.
Lucia Pagella.
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