Elio Pillai - Tore Melis
Siamo ormai giunti alla vigilia delle elezioni regionali della Sardegna. E’ il momento di esprimere una valutazione sull’operato della regione nei confronti degli artigiani. Aldilà della convinzione politica di ognuno, non possiamo che rilevare la totale assenza di una strategia convincente in favore della categoria.
Nell’intero territorio regionale operano capillarmente oltre 42 mila imprese artigiane, e l’80% è costituito da microimprese e da lavoratori autonomi. Tali numeri chiariscono senza equivoci, quale possa essere il ruolo degli artigiani nel sistema economico produttivo regionale. Ciò nonostante è mancata integralmente una politica in favore dell’artigiano sardo; è stato disconosciuto il ruolo portante degli artigiani nell’economia Sarda.
I forti tagli alla LR 51/93 e la totale eliminazione del credito agevolato, hanno determinato una brusca frenata nella crescita e nello sviluppo della categoria.
In questi anni, il Con.s.art insieme alla Coop.Art Fidi scpa, con la partecipazione di numerosi artigiani, hanno tentato in ogni modo di dialogare con l’Istituzione regionale, ahinoi senza esiti soddisfacenti.
Vogliamo ricordare la battaglia condotta in ordine alla normativa regionale sui confidi.
Come ben si comprende, le cooperative di garanzia fidi, con l’entrata in vigore dell’accordo di Basilea 2, sono addirittura indispensabili per noi artigiani. Infatti, senza l’intervento delle garanzie l’accesso al credito è impedito alla stragrande maggioranza delle piccole imprese sarde.
E’ in tale contesto normativo che Consart e Coopartfidi hanno sollecitato la Regione affinché rafforzasse e sostenesse i confidi. Nello specifico chiedemmo che nella finanziaria 2008 fosse approvato un emendamento che consentisse a tutti i confidi, e non solo ad alcuni, della Sardegna di ottenere contributi che rafforzassero i fondi rischi.
In un primo momento, politici di entrambi gli schieramenti promisero di modificare la normativa, consentendo anche alle piccole cooperative di garanzia, di accedere ai contributi regionale come prevede la legge nazionale.
Non chiedevamo particolare favori ma solo giustizia! Il dibattito in aula sembrava confermare gli impegni assunti, tutti gli interventi ponevano l’accento sul ruolo determinante delle piccole imprese artigiane per l’intera economia dell’Isola.
Improvvisamente quando sembrava scontato un esito positivo, la seduta fu sospesa, e al rientro in aula le cose si capovolsero. Infatti, il Consiglio regionale rigettò le istanze degli artigiani senza appello.
La cosa più sconcertante di questa brutta vicenda fu il voto contrario di interi gruppi consiliari addirittura presentatori dell’emendamento di cui sopra. Questi signori, chissà per quali ragioni di palazzo, espressero un voto contrario alla propria proposta, contraddicendosi nell’arco di pochi minuti.
Il resto viene da sé, le nostre istanze sono rimaste totalmente inascoltate e, anzi, i provvedimenti della Regione hanno voluto favorire solo alcuni confidi, (i soliti amici) escludendo tutti gli altri, compreso il nostro.
In tal modo si è creato un danno soprattutto ad un settore rilevante dell’economia isolana. E se la nostra istanza fosse stata accolta, la Regione non avrebbe speso un lira in più di quello che era stato stanziato. A molti di noi è stato negato di poter ottenere una più forte capacità contrattuale con le banche e la possibilità di avere una maggior offerta di credito.
In quell’occasione, le ragioni del palazzo hanno avuto la meglio su quelle degli artigiani. E’ per questo che con il solo obiettivo di fare chiarezza, pensiamo sia corretto stigmatizzare il voto contrario alle nostre proposte da parte dei consiglieri regionali del centro sinistra. In quella vicenda, ci ha rammaricato soprattutto, il mancato appoggio di alcuni consiglieri regionali, i quali, per la propria storia personale, professionale e politica, ritenevamo più vicini agli artigiani e soprattutto a quelli del Con.s.art e della Coop. Art. Fidi scpa. E’ poi mancato l’appoggio della Giunta, che ha mostrato di non capire la rilevanza della questione.
In questi giorni, molti consiglieri regionali protagonisti di quella vicenda, ci chiedono sostegno elettorale, come se nulla fosse accaduto. Molti artigiani li hanno votati in passato, e loro, per tutta risposta, hanno pensato bene di votare contro gli artigiani. Cosa si aspettano ora da questi operatori economici? Le scelte sbagliate non rimangono senza seguito. E certo anche la disattenzione verso gli artigiani non sarà senza effetti il 15-16 febbraio.
1 commento
1 admin
16 Gennaio 2009 - 14:56
Antonio Serra scrive:
In base all’ultimo rapporto sul credito pubblicato da Artigiancassa, un’impresa Sarda riceve mediamente un credito bancario annuo pari a 27 mila €, mentre un’impresa Lombarda ne riceve 47,6 mila €. Basterebbe questo dato per spiegare le differenze di sviluppo fra nord e sud Italia. Anche per coloro che l’economia la leggono solo sui magazine, è facile comprendere che a minor capacità d’accesso al credito, corrisponde maggior “incaglio” nel sistema degli investimenti e della crescita economica. Se questa è la situazione, l’istituzione regionale, avrebbe avuto l’obbligo di attivare politiche idonee a migliore la situazione. La finanza agevolata e garantita, (non parlo del fondo perduto sul quale si può discutere in ), ha negli anni precedenti all’era soriana, ridotto e non di poco, il gap appena enunciato.
Come evidenziato nell’articolo di cronaca e protesta di Melis e Pillai , i confidi sono essenziali per migliorare il rapporto fra impresa e (specie se micro) e banca. I confidi devono essere sostenuti perché non solo consentono di aumentare il volume del credito erogato, ma consentono anche di migliorare la qualità del credito. (Questo le Banche lo sanno bene).
Oggi, la crisi finanziaria, riduce ulteriormente la capacità di accesso al credito delle imprese e anche i confidi sono stati impoveriti (o almeno la maggior parte). Non godono, comunque, di buona salute neppure quelli degli amici del presidente Soru, i quali, nonostante ricevano mediamente 2,5 milioni di euro all’anno, non sembrano avere sufficienti plafonds per offrire buone garanzie.
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