Red
Perché la campagna elettorale non parte dai punti di crisi, anziché mantenerla sul piano degli slogans suggeriti da questo o quel pubblicitario? “Soru non sorride”, “Finalmente un sorriso in Sardegna” “Cappellacci è servo del Cavaliere” e simili.
Si sono accorti Soru e Cappellacci della settimana di mobilitazione dei lavoratori e dei sindacati del polo industriale di Portovesme? Hanno letto che all’alba di ier l’altro hanno bloccato per un’ora la stazione ferroviaria di Villamassargia? Hanno saputo che l’azione di protesta ha provocato ritardi ai treni dei pendolari sulla linea Carbonia-Iglesias-Cagliari? E qualcuno dei loro collaboratori li ha informati della manifestazione di un centinaio di operai delle ditte d’appalto della Euralluminia davanti ai cancelli della fabbrica? E sanno che questi lavoratori ricorrono a queste dure forme di lotta non perché impenitenti estremisti, ma perché sono disperati. Pensano al pane per i loro figli. E vogliono l’attenzione proprio dei candidati alla guida della Regione oltre che del governo nazionale.
Ad occupare i binari della stazione di Villamassargia sono stati gli operai della Otefal Sail, già protagonisti l’altra settimana di un blocco stradale che ha paralizzato per diverse ore il traffico intorno alla zona industriale di Portovesme, compresi i collegamenti marittimi con Carloforte.
La tensione dei lavoratori cresce: senza stipendio da tre mesi, i dipendenti della Otefal (azienda della ex Ila che produce semilavorati in alluminio) non possono nemmeno contare sull’ombrello della cassa integrazione. La crisi però coinvolge tutte le fabbriche della zona. L’Eurallumina, in particolare, ha già fermato due linee dello zinco, tagliando la produzione del 50% e annunciando la riduzione di 150 lavoratori.
Ma quali le cause? Le perdite di Otefal Sail di Portovesme - secondo la dirigenza - sarebbero eccessive sia per il costo energetico che per l’obsolescenza degli impianti. Ci si chiede però, anche negli ambienti sindacali, come mai questa azienda, pur lavorando a pieno ritmo e vendendo il prodotto, abbia le perdite gestionali denunciate. Ci si pone anche un altro quesito: come mai Luigi Bozzoli, il titolare, malgrado le lamentate perdite, ha manifestato l’intendimento di acquistare gli impianti per avviare alla riconversione? Condiziona per il suo impegno ad una linea privilegiata di credito da parte della Regione, tramite la Sfirs. Non è che voglia fare il vecchio giochetto di mettere alla fame i dipendenti per sollecitarne la mobilitazione e ottenere danari pubblici? Questo spiega perché alla Regione, al di là delle apparenti disponibilità manifestate ai sindacati, regni la prudenza. I precedenti non sono incoraggianti: nel Sulcis-Iglesiente non pochi imprenditori, in passato, hanno ricevuto ricchi finanziamenti pubblici senza poi risolvere alcun problema occupazionale, anzi lasciando a spasso centinaia di lavoratori.
I sindaci della zona si stanno mobilitando contro il declino dell’industria ed hanno organizzato una marcia attraverso i centri della provincia. Dopo la tappa a Calasetta e Carloforte, la marcia si concluderà a Portovesme con l’assemblea plenaria di tutti i consigli comunali del Sulcis Iglesiente. Frattanto, gli amministratori locali attendono la convocazione nei prossimi giorni dell’incontro - da loro stessi sollecitato - con il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola.
Eppure l’intervento dell’Otelfal era iniziato coi migliori auspici. Come si legge in una scheda pubblicata qualche tempo fa sul Sole 24 Ore, questo gruppo è da 40 anni nel settore delle finiture superficiali dell’alluminio. In particolare è stato il primo gruppo al mondo a sviluppare un processo di verniciatura in continuo per la produzione di laminati in alluminio preverniciati con vernici a polvere.
La ILA, produttrice sarda di laminati in alluminio, entrata in stato di crisi, ferma la propria produzione; Otefal interviene e salva la situazione: 190 persone conservano il proprio posto di lavoro.
Otefal Sail, nuova società del gruppo, costituita appositamente per tale operazione, sigla un contratto di affitto per due anni con rinnovo per altri due, dall’importo di complessivi 6,2 milioni di euro della ILA SpA, società di Portoscuso, con capacità produttiva di 20 mila tonnellate l’anno. L’accordo sottoscritto nel 2007 all’Assessorato regionale del lavoro prevede che Otefal Sail, assuma tutti i dipendenti ILA (industria laminazione alluminio) che non intendano accedere alla mobilità lunga.
Il presidente del gruppo bergamasco, Luigi Pozzoli, insieme al figlio nonché direttore generale, ha trovato così un’unica risposta ad una duplice esigenza: il consolidamento delle proprie posizioni di mercato ed un intervento occupazionale a favore di aree meno sviluppate. Otefal risana il centro sud da L’Aquila alla Sardegna garantendo posti di lavoro in una realtà aziendale dinamica e solida.
Questa iniziativa comporta un ulteriore ampliamento del gruppo Otefal: apre così il terzo polo produttivo in Italia, accanto a Grassobbio e L’Aquila, ed il secondo in Francia dal momento che nell’accordo rientra anche lo stabilimento di Froges, altra proprietà ILA, che va a sommarsi alla sede di Otefal France a St. Chamond, avviata nel 2002.
Inoltre solo nel 2005 l’azienda Otefal ha investito 30 milioni di euro per la fonderia di alluminio ALA (Abruzzo, laminazione alluminio), la quale nasce per garantire a tutte le aziende del gruppo l’approvvigionamento della materia prima (coils di alluminio) in maniera autonoma e controllata sia sotto il profilo qualitativo che economico. Così una piccola azienda della bergamasca con 4-5 dipendenti si è trasformata in un potente gruppo di circa 500 dipendenti, con un enorme giro d’affari aggregato ed una continua crescita del proprio fatturato dal 1999 a qualche tempo fa.
Perché, dunque, la crisi? Non sarebbe bene che i candidati alla Presidenza dessero qualche risposta ai lavoratori e ai sindaci in lotta? In fondo, Obama stà costruendo il programma per i primi cento giorni proprio sull’obiettivo di bloccare i licenziamenti e riavviare l’economia. Se ne parla in tutto il mondo. Non sarebbe un buon inizio anche in Sardegna? Solo così si può riaccendere la speranza. Non con gli slogan banali delle agenzie pubblicitarie.
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