Fertility day ovvero le donne “fattrici” per la Nazione

6 Settembre 2016
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Lucia Pagella

Mai dire mai o pensare che alcuni problemi possano essere definitivamente accantonati. Vi è sempre in agguato una Lorenzin qualsiasi che si ispira al passato e pazienza se si tratta di un ritorno all’oscurantismo e ci si fa portavoce di idee nate e cresciute durante il ventennio.
L’uomo della provvidenza incoraggiava in tutti i modi la procreazione : sfido! aveva bisogno di un milione di baionette per far tornare l’impero sui colli fatali di Roma. Il discorso dell’Ascensione era la summa del suo pensiero in materia e poi vi erano le leggi ad hoc: nel 1925 la tassa sul celibato, nel 1927 la campagna contro i contraccettivi e l’aborto, ma però vi era anche l’ONMI che si occupava delle madri in difficoltà e dei bimbi rimasti orfani quando i padri-baionetta erano defunti a maggior gloria dello stato.
Vi ricordate lo slogan “ l’utero è mio e me lo gestisco io “? Aggiornatevi trinariciute compagne : la fertilità ( anzi la fertility ) e quindi il vostro utero, il vostro corpo, il vostro destino è  proprietà collettiva. Pazienza se non vi è lavoro e quindi non vi sono disponibilità economiche , se non vi sono asili nido e le scuole, quando non crollano come birilli, sono fatiscenti, se farete tanti bambini qualche morticino in più che sarà mai? E ricordate che l’orologio biologico fa tic tac e quindi è bene approfittare subito della fertility: basta con l’istruzione superiore, basta con le velleità di carriera e basta pure con la pretesa di vivere e di assicurare ai nuovi nati una vita decente.
Le donne- fattrici daranno meno grattacapi allo stato: chiuse nei loro monolocali con angolo cottura e bagno in comune lasceranno liberi tanti posti di lavoro e se un solo stipendio è ben poca cosa, si prendano ad esempio i lavoratori di Rosarno, gli addetti ai call center, gli schiavi di Marchionne.
Vorrei però qui sottolineare che non è tanto la proprietà dell’utero che va rivendicata quanto la libertà di essere se stesse, di seguire la propria strada, di agire in conformità alle proprie disponibilità fisiche ed economiche senza che nessuno ce lo impedisca perché abbiamo un destino biologico che è proprietà comune, in altre parole siamo degli oggetti preposti alla riproduzione.
Quello che è accaduto è estremamente grave, ma la colpa è anche nostra: a forza di far finta di niente, di farci espropriare dei nostri diritti, di farci abbindolare da “il Bomba” con i suoi mirabolanti racconti sulla crescita, abbiamo ingenerato l’idea che ormai é arrivato il momento di tornare per i maschietti al libro e moschetto. Per le adolescenti probabilmente sono in previsioni lezioni di ricamo ed economia domestica e tanti pancioni a distanza ravvicinata. Poi si spera che, sfibrate dalle gravidanze, tolgano silenziosamente il disturbo senza pretendere troppo da una sanità falcidiata dai tagli.
Il Bomba (soprannome toscano che significa ballista) sulle prime si è tenuto a distanza in attesa di vedere come buttava e siccome qualche fievole protesta c’è stata se ne è tirato fuori in attesa di tempi migliori.
La gigantesca ministra Pinotti è sulle spine perché insieme al suo sodale ministro degli esteri è ansiosa di affrontare la crisi libica e le altre guerre prossime future con una adeguata riserva di morituri e l’ideona della Lorenzin cade proprio a fagiolo.
Che poi tali progetti vengano partoriti da quella destra ( spero che nessuno voglia sporcare il termine sinistra con i nomi degli aderenti a questo schifezzario che ci sgoverna ) autrice di quella famigerata legge 40 fortunatamente fatta a pezzi dalla Consulta ce la dice lunga sulla confusione che regna in certe testoline.
Ed allora, facciamoci sentire, ricordiamoci di questo obbrobrio anche quando andremo a votare per il referendum che nasce dalla stessa matrice politica.
SE NON ORA QUANDO?

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