Contro il massacro

11 Gennaio 2009
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Eravamo in tanti, anche a Cagliari, a manifestare per la pace in Palestina. Un bel corteo “contro il massacro”, com’era scritto nel grande striscione d’apertura. In prima fila i bambini palestinesi. Poi lo striscione della Tavola delle pace e dietro tante bandiere della Palestina, della pace, dei tanti “partiti” comunisti esistenti in Italia, che meno contano e più bandiere hanno. E così hanno colorato di un bel rosso il corteo, che da Piazza Garibaldi è giunto in Piazza Jenne per poi tornare al punto di partenza. Comunque l’importante era esserci ed eravamo in tanti. Non si son viste invece bandiere e striscioni del PD. C’era il simbolo dell’Arborea (la pianta stilizzata),  e qualcuna coi quattro mori solo a titolo personale. Molto belli i tanti piccoli cartelli fatti in casa portati sopratutto dalle donne. Ha aderito alla marcia anche la CGIL. Ciò che è importante è che nella nostra città sia ripresa una mobilitazione visibile contro il massacro dei palestinesi. Anche i passanti e gli stessi commercianti di via Garibaldi e via Manno, spesso in altre occasioni infastiditi dai cortei che disturbano lo shopping, ieri hanno mostrato di capire e di condividere.

Manifestazioni si sono svolte i molte città italiane e in molte parti del mondo, dove operano le comunità palestineso. In Europa la più grande si è svolta a Londra, dove si sono verificati tafferugli, spintoni e momenti di tensione dinanzi all’ambasciata israeliana a Londra, La manifestazione di protesta contro l’offensiva a Gaza era iniziata ad Hyde Park, dove Speakers’ Corner era trasformato in un mare di bandiere e striscioni filo-palestinesi, e si è poi diretta a Kensington Park Gardens. Ma quando le decine di migliaia di manifestanti sono arrivati dinanzi alla legazione israeliana la tensione è salita alle stelle. Sono stati lanciate scarpe e oggetti contro i poliziotti nelle guardiole e sono risuonate numerose detonazioni, probabilmente petardi e bengala, mentre agenti in assetto anti-sommossa tentavano di respingere i manifestanti. Tra la folla, tra cui molti bambini, è serpeggiato il panico e per gli spintoni qualcuno è caduto a terra. La manifestazione - a cui hanno partecipato persone di tutte le razze e religioni, molti giovani e intere famiglie - era iniziata con interventi di intellettuali, politici e artisti. L’ex sindaco di Londra, il laburista Ken Livingstone, ha chiesto al governo britannico e all’Unione Europea di intervenire con iniziative economiche al fine di “forzare Israele a porre fine alla strage”. Alla marcia - che ha avuto 100.000 partecipanti secondo gli organizzatori; 12.000, per la polizia; e più di 50.000, secondo la BBC - hanno partecipato anche numerosi membri della comunità ebraica, tanto ortodossi contrari allo Stato di Israele che sionisti critici con l’attuale offensiva. Tra la folla, moltissimi giovani musulmani e personaggi dello ’star system’ come Brian Eno e l’attrice Juliet Stevenson. In precedenza, altri volti noti -tra cui il vocalist dei Coldplay, Chris Martin, Annie Lennox e Peter Gabriel- avevano firmato una lettera aperta in cui si afferma che quel che accade a Gaza è “un crimine contro l’umanità”.

Frattanto, mentre continuano gli sforzi, al momento inefficaci, della diplomazia per convincere entrambe le parti a un cessate il fuoco immediato, il bilancio provvisorio delle vittime palestinesi ha raggiunto gli 828 morti, di cui 235 bambini e 93 donne. Oltre 3.350 i feriti. Sul fronte opposto si contano 13 morti tra gli israeliani, tra cui 3 civili colpiti dai razzi palestinesi, e 160 feriti. L’aeronautica israeliana, che ha effettuato oggi oltre 60 sortite, ha lanciato migliaia di volantini per avvertire la popolazione che sta per essere lanciata una nuova offensiva a tappeto anche nei centri urbani. Sul piano umanitario continua l’emergenza. Fonti palestinesi hanno accusato Tsahal di aver violato la tregua di 3 ore iniziata mercoledì. Tregua che a sua volta Hamas non aveva rispettato ieri. Oggi nessun camion di aiuti umanitari è potuto entrare oggi nella Striscia di Gaza “perchè l’esercito intende così onorare lo ’shabat’”, il giorno del riposo per gli ebrei. Lo ha denunciato il portavoce dell’agenzia Onu (Unrwa) per i rifugiati palestinesi, Chris Gunnes. Tsahal ha poi smentito di aver “sparato (giovedì) contro il camion” di aiuti dell’Onu a Gaza, uccidendo un volontario, lasciando cinicamente intendere che si potrebbe essere trattata di una  macchinazione di Hamas per incolpare gli israeliani.

Nei giorni sscorsi Human Rights Watch ha denunciato che, nell’offensiva a Gaza, Israele sta usando i proiettili al fosforo bianco, le controverse munizioni che creano spesse cortine fumogene ma causano anche terribili ustioni. Si tratta delle stesse munizioni impiegate dagli Usa in Iraq nel novembre del 2004 a Falluja. Anche se non ne è vietato l’impiego come cortina fumogena o come bengala per illumunare le aree dove operano le truppe, il fosforo bianco è vietato dal Trattato di Ginevra del 1980 nelle aree popolate di civili. In realtà, viene usato nelle aree urbane per snidare i cecchini o quanti restano appostati tra le macerie per far esplodere gli ordigni improvvisati al passaggio delle truppe. Israele ha riconosciuto di aver usato il fosforo bianco nel Libano meridionale durante la disastrosa guerra dell’estate del 2006 contro le milizie sciite di Hezbollah. Ma usarlo a Gaza, una delle zone più densamente popolate del mondo, può essere dannosissimo per la poolazione, denuncia HRW. Tsahal finora ha negato l’uso del fosforo, ma non ha voluto precisare il tipo di armi adottate limitandosi a ribadire che “Israele usa munizioni autorizzate dal diritto internazionale”. Battezzato tra i militari come “Willy Pete” fin dalla I guerra Mondiale, il fosforo bianco è stato ampiamente utilizzato dagli Usa nel Vietnam.

Nessuna novità, al momento, dal Cairo crocevia delle trattative per giungere a una tregua. Il piano franco-egiziano, ancora nebuloso nei particolari, non sta riscuotendo molto successo. Sia l’Egitto, che Hamas e Anp hanno bocciato l’idea caldeggiata ufficiosamente da Israele di affidare ai membri di Fatah, con l’aiuto di osservatori Ue, il pattugliamento della stretta porzione di terreno (il corridoio Philadelphi)che costeggia il confine con l’Egitto. Allo stesso modo il Cairo ha escluso di voler consentire a truppe straniere di partecipare al monitoraggio della frontiera dalla parte egiziana. Un nuovo appello al cessate il fuoco è venuto dalla Casa Bianca e dalla presidenza di turno dell’Unione europea. In una conversazione telefonica il presidente Usa, George Bush, e il primo ministro ceco Mirek Topolanek, hanno all’unisono chiesto a Israele e a Hamas di porre fine agli scontri.

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