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Dalla “notte dei 101” al patto del Nazareno, dalla “Generazione Telemaco” al “Partito della Nazione”, dalla rottamazione di una classe dirigente alla revisione della Carta fondamentale: la riforma costituzionale oggetto del referendum di ottobre costituisce il momento di svolta di una stagione caratterizzata dall’ascesa e dal potenziale declino della leadership individuale del Presidente del Consiglio, che ha addirittura subordinato proprio all’esito della consultazione referendaria le sorti dell’Esecutivo da lui guidato.
La giornalista e scrittrice Chiara Geloni e il deputato di SI Alfredo D’Attorre ripercorrono le tappe fondamentali del percorso che ha portato all’approvazione del ddl Renzi – Boschi, al fine di evidenziarne le criticità e le potenziali anomalie, e di riflettere sui pericoli sottesi ad una riforma costituzionale riconducibile esclusivamente ad un atto di volontà della maggioranza politica contingente. Un’occasione per comprendere se la revisione della seconda parte della Costituzione sia compatibile con gli obiettivi della buona manutenzione costituzionale a cui l’art. 138 Cost. è ispirato, se la riforma da cui dipendono le sorti dell’Esecutivo non si esaurisca di fatto in un tentativo di rottamazione del sistema di equilibri delineato dalla Carta fondamentale.
L’incontro offre l’occasione per discutere a caldo l’iniziativa di Sinistra italiana sull’Italcum. Infatti ieri la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso di calendarizzare per settembre una mozione presentata da Sinistra Italiana che ”impegna la Camera a deliberare in merito” all’Italicum, la nuova legge elettorale, “al fine di eliminare dalla nuova disciplina elettorale tutti gli evidenti profili di incostituzionalità che, con ogni probabilità, ad avviso dei firmatari” della mozione, “porteranno ad una nuova pronuncia di illegittimità costituzionale da parte della Consulta”. E’ un’iziativa questa volta evidentemente a evitare il referendum abrogativo richiesto dal Comitato contro l’Italicum e a creare le condizioni per rivedere sopratutto il premio di maggioranza. La questione è stata sollevata anche dagli ambienti vicini al Renzi dopo il successo ai ballottaggi del M5S. Molti tempono che l’Italucm sia la legge giusta per far vincere i pentstellati anziché il trombettiere toscano.
Presiede i lavori Luisa Sassu (Comitato per il NO – Cagliari), coordina il dibattito Carlo Dore jr. (Circolo Libertà e giustizia – Cagliari).
Per conoscere meglio Alfredo D’Attorre ecco una sua intervista di quelche tempo fa, quando ha lasciato il PD.
Alfredo D’Attorre: “Lascio il partito, il Pd ha cambiato natura”
di GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA. Bacino potenziale, 15 per cento. Subito alla prova nelle amministrative di primavera con propri candidati e contro il Pd là dove “diventa partito della Nazione “. E in quel caso, al ballottaggio, la scelta può cadere sui 5stelle. Il bersaniano Alfredo D’Attorre disegna lo schema del nuovo progetto di sinistra che nasce sabato al Teatro Quirino. Vi troveranno posto Sel, Fassina, alcuni esponenti del mondo cattolico, lo stesso D’Attorre, Carlo Galli e Vincenzo Folino. Quest’ultimi tre lasciano oggi il Pd e lo annunciano in conferenza stampa. E’ una mini scissione, gocce che cadono una dopo l’altra. D’Attorre però è convinto che ben presto si aprirà la falla. “Per Renzi la sinistra ha una funzione puramente decorativa”. Parole che forse faranno più male ai compagni della minoranza che al premier.
Perché non poteva continuare a opporsi alla segreteria Renzi nel Pd aspettando di combattere per un’alternativa al congresso nel 2017?
“Perché il Pd ha subìto un riposizionamento completo e una mutazione genetica. E’ una forza centrista che finisce per guardare più volentieri verso settori della destra che a sinistra ed è illusorio pensare che sarà soltanto una parentesi. Il Pd non è il Labour o l’Spd, non ha 100 anni di storia, quelli che ti permettono di passare dalla stagione di Blair all’epoca di Corbin. Ha pochi anni di vita, è per la prima volta al governo e quello che fa adesso lascerà un segno indelebile. La discontinuità di Renzi è qualcosa di diverso da una normale alternanza tra segretari”.
La Cosa rossa con Landini, Sel, sindacati e scissionisti del Pd non nasce con le stigmate del soggetto vecchio, che guarda al passato?
“Non sarà una Cosa rossa, non sarà un soggetto della sinistra minoritaria e antagonista. Vogliamo creare un partito di governo, largo e plurale, con le radici nell’esperienza di centrosinistra, ulivista, aperto al cattolicesimo democratico e sociale”.
Quale può essere il vostro traguardo elettorale?
“Il bacino potenziale è intorno al 15 per cento”.
Con il 40,8 per cento del Pd la sinistra non ha già trovato una casa?
“Le Europee sono l’equivalente delle amichevoli nel calcio. Ciascuno si prende una qualche libertà e i punteggi sono un po’ drogati. Alle ultime amministrative il Pd di Renzi è sotto il Pd di Bersani”.
Speranza, Cuperlo arriveranno?
“Per il momento prevale il senso di responsabilità, ma non so quanto potrà durare, specie all’approssimarsi di appuntamenti elettorali in cui la divaricazione tra partito della Nazione e sinistra rischia di diventare totale”.
Quindi alle amministrative ci sarà lo scontro tra due sinistre?
“Dove c’è la possibilità di aprire un confronto noi ci saremo, dove si realizzerà il partito della Nazione la sinistra esprimerà un candidato alternativo”.
Ma al ballottaggio voterere il candidato Pd?
“Gli elettori di sinistra non voteranno i candidati della destra, molti potrebbero essere attratti dai 5stelle. Non stiamo facendo la Cosa rossa, non siamo né settari né protestatari”.
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