Le ragioni del NO: incrocio pericoloso

18 Giugno 2016
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 Lorenza Carlassare, costitusionalista

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1. Un’occasione perduta. Mi dispiace che si debba arrivare al referendum . Si è persa un’occasione. Questioni in discussione da tempo   si potevano agevolmente risolvere ; nessuno  difendeva il  bicameralismo paritario, l’accordo sulla sua modifica  era praticamente unanime.
Bastava procedere seguendo le vie indicate dalla Costituzione, dopo una riflessione approfondita  e un  confronto serio tra le  diverse posizioni per giungere al risultato condiviso richiesto dall’art. 138.
Le Costituzioni sono fatte per durare, non le si può cambiare secondo gli umori della  maggioranza del momento, la quale può  esprimere, legittimamente, il proprio indirizzo politico  nelle leggi, non nella Costituzione che è di tutti.
Per questo sono previsti procedimenti più articolati e complessi che coinvolgano le minoranze e non consentano a chi governa di disporre della Costituzione. E sempre per questo è previsto infine un referendum , a disposizione di chi si oppone a modifiche non condivise per salvare l’integrità della Costituzione.
Ho sperato  fino all’ultimo in un ripensamento , nell’attenzione ai rilievi altrui, in un sussulto di ragionevolezza ;  la  folle corsa verso il risultato ha  travolto invece  il rispetto  per le minoranze e  la dialettica democratica in un percorso dominato dalla velocità.
Ogni proposta  diretta  migliorare la legge costituzionale  rendendola accettabile  sono state arrogantemente  respinte o addirittura drasticamente escluse dalla discussione :  la riflessione critica, evidentemente, non abita qui!
Tutto sembra irragionevole, ma è solo apparenza : gli obbiettivi diventano  più chiari e decifrabili man mano che il disegno complessivo prende forma.
2. La composizione del Senato, i cittadini senza ‘voce’. Partiamo dalla composizione del Senato.  In un momento in cui si registra uno scollamento fra  popolo e  istituzioni , sarebbe logico  aspettarsi   dalla politica la ricerca di  soluzioni  dirette ad attenuare la distanza  e a  far  sentire ai cittadini che hanno voce nelle istituzioni , che  trovano ascolto  e  non sono ‘fuori’, estranei a un sistema   lontano .
Di fronte al desiderio forte e diffuso di ‘partecipare’, pensando a un Senato delle Regioni, sarebbe stato  particolarmente  importante coinvolgerli nella scelta dei senatori ,di coloro  che dovrebbero rappresentare  a livello centrale le esigenze di ciascuna  Regione .Non è stato così.
Cos’è accaduto, invece?
I canali di trasmissione delle domande sono stati  drasticamente recisi  da  una ‘riforma’  che  si comprende solo  innestandola in un disegno complessivo il cui perno non è la legge costituzionale ma  la legge elettorale, approvata con la stessa frenetica velocità, contingentando  tempi e impedendo il dibattito, cosa  inspiegabile, per una legge  destinata ad entrare in vigore solo in tempi futuri.
Anche questo sembra irragionevole ma non lo è. Bisognava infatti approvare subito l’Italicum  perché senza  di esso la legge costituzionale  non  sarebbe servita  a raggiungere l’obiettivo vero : verticalizzare il potere e gestirlo  senza ostacoli e limiti  da parte di nessuno,  cittadini  compresi.
E i cittadini, alla fine, sono rimasti senza voce:  con un Senato  non   più eletto dal popolo ma dai Consiglieri regionali ( che si eleggono fra loro!) ; con Provincie  abolite che però  funzionano   ma senza il Consiglio Provinciale che i cittadini eleggevano e una Camera non più    ‘rappresentativa’  dominata da una maggioranza artificiale creata alterando  l’esito del voto.
Una Camera che una minoranza, anche esigua, è in grado di dominare ,  dominando insieme  le istituzioni  tutte senza trovare limiti politici -le  altre forze sono ridotte all’irrilevanza-  né limiti giuridico-costituzionali. L’influenza della  potente maggioranza artificialmente creata   può estendersi infatti alle stesse istituzioni di garanzia.
3. L’Italicum ,la soglia e il trucco del ballottaggio. Una minoranza anche esigua  può prendere tutto. La soglia  del 40% prevista dall’Italicum per ottenere il premio in seggi  è del tutto fittizia, scritta sulla carta all’ unico fine  di non contrastare  apertamente la sent. n.1 del 2014 che, dichiarando illegittimo il Porcellum, condiziona la legittimità dell’attribuzione del premio  all’indicazione di una ‘soglia’.
Ecco allora che l’Italicum  la  stabilisce al 40%;  ma è  una soglia di fantasia , un semplice schermo, perchè in realtà non interessa a nessuno: se non la si raggiunge, interviene il ballottaggio. Il trucco è qui ; attraverso il ballottaggio il legislatore ha aggirato   la sentenza costituzionale .
Al ballottaggio, infatti, sono ammesse le due liste più votate qualunque sia la percentuale ottenuta, senza  che sia prevista  alcuna soglia   per   partecipare . Sicché, pur  ottenendo un  risultato modesto ( il 20%, ad esempio,o anche  meno) , chi vince piglia tutto.
I ricorsi presentati contro l’Italicum  sono già molti ed è presumibile che la Corte dichiari illegittima anche questa  nuova legge elettorale.
4.Il ruolo di un Senato legislatore sconnesso dal popolo. Tornando al Senato, i sostenitori della legge costituzionale  tendono a minimizzarne l’importanza, a minimizzarne compiti e ruolo : conta poco -si ripete- non è dunque il caso di discutere tanto   sulla sua composizione. Un’altra falsità, un’altra ipocrisia!
Al nuovo Senato,  mal costruito, sono affidate  funzioni di carattere costituzionale, ad esempio l’elezione di due dei cinque  giudici costituzionali  eletti, ora, dal Parlamento in seduta comune:  oltre seicento deputatine eleggeranno tre,  cento senatori ne eleggeranno due!  Il divario di potere è evidente, com’è evidente l’intenzione del governo di mettere le mani sulla Corte anche  attraverso un Senato manipolabile ( già la Camera lo sarà, vista la nuova legge elettorale).
Funzioni importanti, di carattere costituzionale: il Senato infatti   è un (co)legislatore,  partecipando  alla funzione legislativa  con gli tessi poteri della Camera -esattamente  come oggi- nelle  leggi di revisione costituzionale, ma non solo. Devono essere approvate da entrambi  secondo le  normali regole del bicameralismo paritario anche  leggi ordinarie del massimo  rilievo, leggi d’indirizzo politico e non leggi legate alla sola dimensione regionale.
Ma la sovranità -disse Meuccio Ruini  alla Costituente- “spetta tutta al popolo” e “il fulcro dell’organizzazione costituzionale” è nel Parlamento “che non è sovrano di per sé stesso, ma è l’organo di più diretta derivazione del popolo: e come tale… ha la funzione di fare le leggi”.
E’ un concetto di sempre che spetti al popolo o ai suoi rappresentanti  fare le leggi, un concetto ribadito nel modo più chiaro da Marsilio da Padova nel Defensor Pacis del 1324: soltanto il corpo di tutti i cittadini (civium universitsas) ha l’autorità di fare le leggi perché ogni cittadino dev’essere libero e non soggetto al dispotismo altrui come avverrebbe se uno o pochi facessero le leggi  ”auctoritate propria supra civium universitatem”; sarebbe “aperta la strada all’oligarchia” se si concede il potere legislativi a “pochi”, o alla “tirannia” se “si concede il potere legislativo a un solo uomo”.
E “non sarebbe cosa sicura  affidare la funzione legislativa alla discrezione di pochi”;  potrebbero guardare più al vantaggio privato che al vantaggio comune, mentre la legge “che solo il corpo dei cittadini ha l’autorità di fare”, non è  fatta “per essere utile all’amico o nociva al nemico, ma in universale”.  Amo Marsilio e lo cito spesso; dovrebbero rileggerlo i nostri “riformatori”!
Accennerò soltanto a un altro importante rilievo, già approfondito in particolare da Gaetano Azzariti:  l’argomento più  convincente a favore della riforma  del Senato era la semplificazione del procedimento legislativo.
Tutto invece si è complicato: al posto di uno, abbiamo sei o sette procedimenti.  La presenza-assenza del Senato nella varietà delle previsioni, ha generato  una complicazione incredibile!  Senza contare  l’ altra  decisiva variante, il nuovo potere del governo di intervenire nel procedimento legislativo, determinando il contenuto delle leggi.
5. Cambia le forma di governo,  cambia la forma di stato.  Chi  vuole difendere la legge costituzionale cui ci opponiamo, non si stanca di ripetere che non viene toccata la forma di governo come invece avveniva nella riforma del centro-destra, bocciata dal popolo col referendum del 2006 . Il testo non ne parla, è vero, ma è di nuovo l’intreccio perverso fra riforma costituzionale e Italicum a tornare in gioco; negli ingranaggi del sistema complessivo si nascondono le peggiori deformità.
Al ballottaggio partecipano due liste; essendo una competizione a due  avrà necessariamente un vincitore che tenderà ad attribuire al voto popolare il valore di un’investitura personale,  anziché presentare il ballottaggio per ciò che dovrebbe essere:  la  fase terminale  di un procedimento finalizzato ad eleggere i membri della Camera dei
Senza mutare il testo, si arriva così all’abbandono della forma di governo parlamentare  stabilita nella Costituzione. E  non certo per avvicinarsi al modello presidenziale americano -che rispetta in modo rigoroso il principio della separazione dei poteri e  i limiti reciproci-  ma al modello autoritario novecentesco che, a suo tempo, l’Italia ha  felicemente  esportato.
Ma non è la  sola forma di governo  che finirà  travolta; in assenza di limiti e controlli,  senza contrappesi politici e istituzionali, si uscirà dalla stessa forma di Stato, dalla democrazia costituzionale .
C’è un filo sotterraneo che lega ogni cosa.  Gobetti accusava il potere di allora di non voler portare il conflitto sociale in Parlamento, di non volere che affiorasse nelle istituzioni, entrando nel dibattito parlamentare dove  lo scontro tra  interessi diversi poteva comporsi coi metodi della democrazia: alla Camera, come altrove, si voleva  il ‘pensiero unico’!
Anche a questo serve  una legge elettorale iper maggioritaria.

Fonte: Libertà e Giustizia

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