Marco Sini
Al 16° Congresso Nazionale ANPI di Rimini del 12-15 maggio 2016 c’è stata un ricco dibattito. Ecco l’intervento di Marco Sini, Presidente Comitato Provinciale ANPI di Cagliari
Cari compagne, cari compagni, care amiche e cari amici,
Premetto che sono totalmente d’accordo con la linea, con le valutazioni, con i toni e anche con le sfumature contenuti nella relazione di Carlo Smuraglia e che mi associo ai tantissimi che gli hanno chiesto la disponibilità a continuare a guidare l’ANPI in questa fase difficile e piena di impegni.
Tocco due punti: 1) Referendum costituzionale e 2) Memoria attiva.
Sul primo punto: il Congresso provinciale dell’ANPI di Cagliari ha votato all’unanimità sia il Documento congressuale, sia l’approvazione della scelta e delle motivazioni assunte dal Comitato Nazionale dell’ANPI del 21 gennaio per il NO al referendum sulle modifiche costituzionali e per il contrasto alle norme della legge elettorale (Italicum).
Su questa base, anche l’ANPI di Cagliari, ha aderito al Comitato per il NO e ci sentiamo impegnati, da qui ad ottobre, nella battaglia referendaria per rendere vano il disegno di svuotamento e stravolgimento della Costituzione operato dalla legge di modifica approvata dal parlamento.
L’ha detto chiaramente Smuraglia, e ciò ci deve essere molto chiaro: la campagna referendaria per il NO non è e non sarà semplice!
In una recente intervista Oliviero Toscani ha detto: “La principale difficoltà per quelli del NO sarà ribattere e spiegare le loro ragioni. Ne hanno di ragioni quelli del NO, ma sono complicate da spiegare”. Ha aggiunto che “è importante la campagna di comunicazione” e ha sottolineato che il NO si trova e si troverà ancor più in grave svantaggio perché gran parte degli organi di informazione, stampa e TV saranno cassa di risonanza del governo, che molto impropriamente ha personalizzato la campagna sulla figura e sul destino politico del presidente del consiglio dando un carattere plebiscitario al Referendum.
Io aggiungo solo che Renzi e i suoi sostenitori hanno usato, e useranno ancor di più, argomentazioni e messaggi SPOT semplici e semplificazioni che parlano più alla pancia che alla testa delle persone, del tipo: “il senato è abolito!”, e non è vero! “Il senato dimagrisce! Passa da 350 a 100 componenti che non prendono stipendio!!” e via dicendo sui costi della casta che diminuiscono, e via dicendo su questo piano. Messaggi semplici e parole chiave semplici, e spesso inesatte.
2° Punto. I due termini: Memoria Attiva. Ovvero la memoria civile nazionale attiva e, dentro, per noi la memoria civile sarda attiva.
Memoria: per noi ciò significa la trasmissione alle nuove generazioni della conoscenza degli antifascisti sardi (dai più noti Gramsci e Lussu alle storie dei meno noti, mi viene in mente, fuori dagli schemi “classici” suor Maddalena Cabras, superiora delle Mercedarie, identificata, negli schedari dell’OVRA come “a Milano è tramite tra i fuorusciti antifascisti di Parigi e quelli operanti in Italia”).
Per noi ciò significa la trasmissione dei nomi e delle storie dei tanti partigiani sardi (ampiamente citati nel recente convegno di Napoli) e dei deportati sardi (IMI e oppositori politici) finiti nei lager in Germania.
Come facciamo la trasmissione di questa memoria?
Con la ricostruzione delle loro storie semplici ed esemplari, con scritti, video interviste, nelle loro città e paesi di origine, che spesso ignoravano e ignorano queste storie fino a quando non si fanno le rievocazioni o non si collocano le targhe di memoria come abbiamo fatto a Monserrato per Nello Congiu, ucciso in uno scontro a fuoco con i tedeschi, nel settantesimo della sua morte.
Inoltre teniamo viva la memoria con le testimonianze dirette nelle scuole dei partigiani, come il comandante Nino Garau o la staffetta partigiana Pina Brizzi, e contribuendo come ANPI ai viaggi della memoria degli studenti ad Auschwitz e nei luoghi della memoria delle stragi nazifasciste in Italia (Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema. Tutto ciò nei ragazzi ingenera interesse, curiosità e stimolo a saperne di più e, come è capitato nella manifestazione del 25 aprile di Cagliari, a raccontare direttamente la loro esperienza, con le valutazioni e le emozioni.
Il secondo termine: Attiva. Per noi significa associare alla memoria l’impegno civile sull’oggi e sul futuro del nostro paese e delle nuove generazioni. Difesa della Costituzione non solo nelle nostre enunciazioni ma con l’impegno diretto per la sua salvaguardia, ma non, come sottolinea giustamente il documento congressuale e Smuraglia nella relazione, come “difesa conservatrice” o statica. Se appariamo così abbiamo perso in partenza. Allora dobbiamo avere la capacità di spiegare bene che anche noi, ma in alternativa agli SPOT accattivanti e menzogneri di Renzi, riteniamo che si deve superare l’attuale sistema imperniato sul bicameralismo paritario, non nei termini sbrigativi e pasticciati previsti nella legge Boschi, ma con due assemblee elettive a funzioni differenziate e con una diminuzione dei componenti non solo del senato ma anche della camera, in un contesto di equilibrio paritario dei poteri istituzionali, così come fissati in Costituzione, e con una legge elettorale che deve proiettare in Parlamento una rappresentanza popolare che sia effettiva espressione del Paese e del suo pluralismo, e non delegazioni più o meno nominate da un partito che, con la legge elettorale attuale, potrebbe accaparrarsi la maggioranza assoluta anche con un semplice 25% al primo turno.
Lo so, si tratta di ragionamenti che forse sono difficili da spiegare, ma occorre parlare alla testa della gente. Insomma, per dirla con Smuraglia “dobbiamo usare la forza degli argomenti, la semplicità delle spiegazioni, la chiarezza assoluta nella risposta a ogni quesito”. Lo so, la strada è difficile ma possiamo e dobbiamo farcela.
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