Gonario Francesco Sedda
Nell’intervista che ha rilasciato ad Aldo Cazzullo [Se vince il no per le riforme è finita, Corriere della Sera, 3 maggio 2016] riguardo al referendum sulla sua riforma costituzionale “a gestione renziana” e al «fronte vasto del NO», Giorgio Napolitano ha detto: «Vedo tre diverse attitudini. Quella conservatrice: la Costituzione è intoccabile, non c’è urgenza né bisogno di rivederla. Quella politica e strumentale: si colpisce la riforma per colpire Renzi. E quella dottrinaria “perfezionista”. Dubito molto che tutti i 56 costituzionalisti e giuristi che hanno firmato il manifesto contro siano d’accordo su come si sarebbe dovuta fare la riforma. Ma questa è una posizione insostenibile: perché il No comporterebbe la paralisi definitiva, la sepoltura dell’idea di revisione della Costituzione».
Questa veduta non sembra rendere conto della realtà del vasto fronte composito del NO. È troppo approssimativa e tende volutamente a distorcere le posizioni delle forze in campo. Parole come conservatorismo, intoccabilità, urgenza, bisogno, strumentalismo politico, dottrinarismo, perfezionismo vengono diluite in una genericità che le rende indecifrabili, stante la convinzione dell’ex presidente della repubblica di essere dalla parte della verità e della chiarezza e di poter vantare un’autorità di arbitro imparziale che forse non ha mai avuto. Sfugge a G. Napolitano che in una di quelle tre attitudini da lui indicate egli stesso eccelle: «quella politica e strumentale». Infatti è particolarmente impegnato a “difendere” la riforma per “salvare” M. Renzi o meglio a difendere la “sua” riforma a gestione renziana.
È strumentalismo politico liquidare come “conservatore” l’impegno dei comitati per il NO alla riforma retrograda dell’attuale Costituzione italiana; far credere che il Coordinamento Democrazia Costituzionale sia nato per garantire l’intoccabilità (toccare cosa?) della Carta; sostenere che, qualora non se ne veda l’urgenza, consegua per forza che non se ne veda neppure il bisogno.
L’ex presidente della repubblica non tollera neanche i sottili distinguo dei costituzionalisti “moderati”. E così quando in 56 hanno concluso che «pur essendo noi convinti dell’opportunità di interventi riformatori che investano l’attuale bicameralismo e i rapporti fra Stato e Regioni l’orientamento che esprimiamo è contrario, nel merito, a questo testo di riforma», vengono spediti a scontare il loro peccato di lesa maestà in un appropriato girone infernale: quello dell’attitudine «dottrinaria “perfezionista”». Chi dissente non possiede mai una “dottrina”, è un dottrinario, è un professorone; e poco importa che sia “conservatore” o “perfezionista” se non avverte sia l’urgenza che il bisogno di approvare la “sua” riforma a gestione renziana. Il dubbio di G. Napolitano che i 56 dottrinari perfezionisti non «siano d’accordo su come si sarebbe dovuta fare la riforma » è una manifestazione di debolezza argomentativa piuttosto che di forza. Infatti l’attuale Costituzione è nata non perché i costituenti erano “immediatamente” d’accordo, ma nonostante i loro diversi orientamenti; è nata perché “si sono messi d’accordo”. Ma evidentemente l’ex presidente della repubblica ha di sé un’idea provvidenziale di ultimo uomo investito della missione storico-universale di salvatore della patria quando liquida la posizione del NO (comunque la si argomenti) come «insostenibile», perché «comporterebbe la paralisi definitiva, la sepoltura dell’idea di revisione della Costituzione». No, NO, NOOOO!!!! L’auspicabile bocciatura della riforma conservatrice che piace a G. Napolitano non sarà la fine della Storia, non sarà la sepoltura dell’idea di revisione della Costituzione: sarà semplicemente la cancellazione di un maldestro tentativo di manomissione della Carta in chiave di restaurazione oligarchica, sarà la bocciatura della “sua” riforma a gestione renziana.
2 commenti
1 aldo lobina
18 Maggio 2016 - 07:33
..Con buona pace di Napolitano e Renzi. Al Senatore Giorgio Napolitano vale la pena di ricordare che la Costituzione andrebbe davvero riformata, ma nella parte che gli permette di conservare privilegi e prebende. Che lo mantiene senatore a vita in un pantheon anacronistico. Egli è convinto ancora di potere incarnare la volontà popolare che potrebbe invece volere cose diverse. Per esempio la sua riduzione allo stato laicale. Quando i professori dovevano fargli comodo nominava commissioni di professoroni per dettare le cose da fare. Ora i Professori non gli vanno bene perché hanno orientamenti diversi da quelli che il nostro propone per imperversare sulla vita politica italiana. Il referendum dirà anche a lui che la Costituzione non si tocca o almeno non si tocca come piace a lui
2 No, NO, NOOOO!!!! | Aladin Pensiero
18 Maggio 2016 - 08:51
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