Lasciare ai magistrati il diritto di esprimersi

11 Maggio 2016
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Alfiero Grandi, vice presidente del Comitato del NO

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La campagna per il referendum costituzionale è partita in modo sbagliato per responsabilità del presidente del consiglio Renzi che ha legato al voto di ottobre, che dovrebbe decidere se respingere o accettare le deformazioni della Costituzione, la vita stessa del governo. E’ una scelta unilaterale di Renzi che tenta il ricatto verso le elettrici o gli elettori; della serie: o accettate o sarà crisi, tipico atteggiamento autoritario. Ma la campagna elettorale referendaria è gravemente inquinata anche dal tentativo di impedire ai magistrati, in quanto cittadini come gli altri, di partecipare esprimendo il loro punto di vista, come del resto hanno fatto nel 2006 in assoluta tranquillità in occasione del referendum costituzionale sulle modifiche del centro destra. Perché mai quello che era lecito nel 2006 non dovrebbe essere possibile oggi? Queste pressioni sui magistrati suonano come il tentativo di escludere dalla campagna elettorale un mondo come quello della magistratura che potrebbe esprimere critiche e preoccupazioni tali da creare non pochi imbarazzi al governo e alla sua deformazione della Costituzione.
Il nostro Comitato è a fianco dei magistrati che legittimamente rivendicano il loro diritto di esprimersi come gli altri cittadini. Viene in mente la favola del lupo e dell’agnello: prima il governo carica di significati impropri – come la minaccia di andarsene – una competizione referendaria che dovrebbe giudicare il merito delle questioni; poi i magistrati vengono accusati di non farsi carico delle ricadute politiche del voto. Così si tenta di mettere il bavaglio ai magistrati come si tenta il ricatto verso le elettrici e gli elettori.

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