Referendum: Renzi se la fa sotto e silenzia i giudici

11 Maggio 2016
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Andrea Pubusa

Renzi se la fa sotto ed anche la Boschi. Ne volete la prova? Minacciano direttamente o per interposta persona, chi si oppone alla modifica della Costituzione. E così s’inventano un “primato della politica” insidiato dai magistrati, “che escono dal recinto”, a mo’ di animali in fuga. Da quale recinto? Da quello della loro deontologia professionale, che impone di tenersi fuori dalle tenzoni politiche o elettorali? No, Renzi & C. pretendono che i magistrati si tengano fuori dalla discussione sulla Legge fondamentale del nostro ordinamento, che è tema su cu è il governo - come ben diceva Calamandrei - a doversi tener fuori, non i cittadini. Tutti i cittadini, dunque, hanno diritto di parola, anche i giudici, che anzi della Costituzione sono i primi custodi, potendo sollevare d’ufficio nei giudizi la questione di legittimità contro le leggi su cui pesa il dubbio di contrasto con la Carta. E, quando investono la Corte costituzionale della questione - come spesso è accaduto - contro leggi d’iniziativa governativa, non saltano alcun recinto. Fanno solo il loro dovere.
Ma a Renzi questo non garba. E così sul banco degli imputati è finito Piergiorgio Morosini attualmente membro togato del Csm, già gup a Palermo, che si è occupato tra l’altro del processo sulla trattativa Stato-Mafia. Quale il capo d’imputazione?  “Sovraesposizione” e “protagonismo“ per aver preso netta posizione a difesa dell’attuale testo costituzionale contro la schiforma Renzi-Boschi-Verdini.
Il Guardasigilli minaccia l’azione disciplinare e ha chiesto un incontro “chiarificatore” in combutta col vicepresidente Legnini, longa mano di Renzi nel CSM. Si prendono a pretesto le dichiarazioni, poi smentite, a Il Foglio, ma in realtà si teme la presa di posizione generalizzata dei magistrati, singoli e associati. Dopo l’appello di ben 11 ex presidenti e di molti ex giudici della Corte costituzionali, dopo che non è riuscito a trovare un nome di prestigio a presidere il Comitato per il sì, Renzi trema e vuol mettere il bavaglio a magistrati, dipendenti pubblici e media. Vuol vincere, parlando solo lui.
Il trombettiere è preoccupato per quanto bolle in pentola negli ambienti giudiziari, degli studiosi e operatori dl diritto. Come ha evidenziato con assoluta chiarezza e coerenza Armando Spataro, già impegnato in prima persona per la campagna sul referendum confermativo nel 2006, è impensabile che un magistrato non debba esprimersi e prendere posizione su una riforma che modifica in modo sostanziale la Costituzione e che si salda ad una legge elettorale come l’Italicum. L’obiezione all’impegno da parte di un magistrato per sostenere il No starebbe secondo il vicepresidente del Csm Legnini nel divieto deontologico di partecipazione a “campagne politiche“: come se una modifica così rilevante della Costituzione combinata con la legge elettorale e alle ricadute dirette sulla composizione dei massimi organi di garanzia e autogoverno, e cioè Corte Costituzionale e Csm, potesse essere assimilata ad una qualsiasi campagna elettorale.
Del resto non il Comitato per il NO e tantomeno i giudici hanno conferito un significato plebiscitario al referendum, ma semmai lo stesso presidente del Consiglio. Non è lui ad aver lanciato addirittura dei comitati per il Sì, come fucina a livello territoriale del Partito della nazione? Non è lui che ha chiamato a raccolta anche i verdiniani?
Che furbata! Prima salta lui il recinto, invadendo il campo riservato al libero dibattito di tutti i cittadini sul futuro della Costituzione e poi pretende dagli altri rispetto per l’uso improprio del referendum da lui stesso deciso. Tenta disperatamente di escludere le voci competenti ed autorevoli di operatori del diritto perché quelli di comprovata capacità ed esperienza, quelli più autorevoli, dalle università, al foro, alle corti sono per il NO. Vuole - come è stato osservato - una magistratura afona, ai margini o esclusa dal dibattito pubblico, come nei tempi bui. E’ la prova generale per silenziare definitivamente un ordine autonomo, che neppure Berlusconi è riuscito a domare. Renzi vuole espropriare dei cittadini particolarmente consapevoli del diritto-dovere di illustrare gli effetti nefasti della modifica della legge fondante dello Stato. Ma - statene certi - otterrà l’effetto contrario. Sarà per lui un boomerang!

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