Morte o attualità del comunismo

15 Maggio 2016
2 Commenti


Francesco Cocco

 

La rivista “ LA COLLINA”, sulla attualità o morte del  comunismo, ha pubblicato un’intervista di Francesco Cocco, noto intellettuale comunista e acuto studioso di Gramsci e della storia sarda. Alcuni hanno mosso delle critiche alla sua riflessione. Ecco le spiegazioni di Francesco.

Il comunismo certamente è morto nel modo di essere che abbiamo conosciuto in Italia nella seconda metà del Novecento. O meglio è morto  nel modo in cui esso si era storicamente costruito come potere statuale  in URSS e nei Paesi del cosiddetto “socialismo reale”. Ma non è di questo che voglio parlare. Se qualcuno ha delle curiosità  sulle cose da me dette, legga “La Collina”. Può trovare questo meritevole periodico a Cagliari nella libreria di Piazza Costituzione.
Qui mi interessa piuttosto soffermarmi sulle critiche  che alcuni lettori hanno voluto cortesemente rivolgermi. Sono stato accusato di atteggiamento ingeneroso verso chi, anche in momenti di grande difficoltà, ha voluto continuare ad ispirarsi ai valori del comunismo. E’ vero, ho parlato di rendite di posizione di chi nel “mercato politico” ha voluto trarre vantaggio dalle antiche idealità del “movimento operaio” e dei partiti che ne erano espressione.
Le mie parole  non era certo rivolte a quei militanti che hanno  perseverato negli antichi valori. Né erano  riferite  a momenti organizzativi , come ad esempio (ma non è certo l’unico) il quotidiano Il Manifesto, che continua a definirsi comunista, e che, pur attraverso mille difficoltà, ha mantenuto il proprio  impegno. Ho ancora numerosi amici (molti purtroppo  sono ormai scomparsi)  che mi onoro di considerare “compagni” e che a loro volta continuano a ritenersi componenti del grande schieramento  che ha lottato e lotta  per i valori del  “ movimento operaio”.
Parlando di rendite di posizione,  intendevo chiaramente riferirmi a certi dirigenti  che hanno dimostrato un “colloso” quanto ridicolo attaccamento a posizioni di privilegio.  Ho stima per un dirigente come Paolo Ferrero che mi  pare mantenga un antico costume di sobrietà,  caratteristica comune ai dirigenti del PCI nel dopoguerra. Ma che dire di certi leader dei raggruppamenti  sorti  dopo la vicenda occhettiana della Bolognina ?
L’altra critica rivoltami dai  più è che le mie riflessioni chiudevano a qualsiasi possibilità di ripresa del movimento comunista nell’ attuale momento storico. Evidentemente non mi sono espresso bene. Al contrario volevo evidenziare certo percorso “carsico” del movimento comunista. In certi momenti storici,  apparentemente scomparso o quasi. In altri capace di grandi mobilitazioni popolari come fu al suo sorgere durante le lotte dei contadini tedeschi cinque secoli fa, senza le quali la stessa Riforma Protestante forse sarebbe fallita. Poi durante la Rivoluzione francese con i gruppi giacobini più avanzati, ed ancora con la Comune di Parigi del 1870. Infine la Rivoluzione d’ottobre del 1917 che ha caratterizzato la storia politica mondiale di tutto il Novecento.
Momenti storici diversi collegati ai grandi valori che il movimento comunista è andato elaborando nella sua storia plurisecolare. Dalla moderna libertà, figlia della Riforma Protestante, impensabile senza le richiamate lotte contadine (da cui nacque anche il simbolo della bandiera rossa), ai principi di eguaglianza propri dei momenti più avanzati della Rivoluzione francese, al momento dell’ utopia come grande forza liberatrice palesatasi con la Comune di Parigi e poi con la Rivoluzione d’ Ottobre.  Certo non possiamo negare che in questo processo storico vi sono state delle fasi in cui venivano calpestati e rigettati principi elaborati nelle fasi precedenti. Penso, ad esempio, alla negazione dei principi di libertà (stalinismo e sue propaggini) che era uno dei principi fondanti del movimento comunista sin dal suo sorgere, e quindi come tale nello stesso dna del movimento comunista.
Ecco perché ritengo sbagliato pensare  al comunismo   limitandolo alle vicende internazionali e nazionali del secolo scorso. Bisogna allargare l’orizzonte ( “veniamo da lontano” sottolineava Togliatti) per comprenderne le notevoli potenzialità e farlo vivere nel presente. Bisogna riallacciarsi alle idealità che il movimento comunista  ha saputo costruire nella sua lunga  storia. In particolare ai valori di libertà, eguaglianza, onestà, solidarietà, dignità, legalità, democrazia, tanto per stare a quelli di cui oggi avvertiamo maggior carenza  e nel contempo maggior bisogno.

2 commenti

  • 1 Gianfranco Sabattini
    15 Maggio 2016 - 12:31

    Condivido in pieno la lucida analisi di Francesco Cocco sulla crisi, nel mondo attuale, dell’idea socialista e con essa, in particolare, di quella sua interpretazione estrema che ne ha dato il comunismo stalinista dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Condivido anche l’osservazione secondo cui, nel corso dei secoli, in modo “carsico”, il “movimento comunista”, che meglio e in modo più appropriato si dovrebbe denominare “movimento o idea socialista”, ha di continuo perseguito ed elaborato: dalla Riforma Protestante, alla Rivoluzione francese, alla Comune di Parigi e, infine, alla Rivoluzione d’Ottobre.
    Non per rimproverare Francesco dell’incompletezza della sua analisi, ma solo per “giustizia storica”, va però notato, che nel quadro che egli ha tracciato dei momenti in cui l’idea socialista è emersa dalle cavità carsiche, è assente il ricordo di un tassello importante: il movimento politico e sociale dei Livellatori (Levellers), nato e sviluppatosi durante la Rivoluzione Inglese alla fine della prima metà del secolo XVII; esso era formato da contadini, i famosi Diggers (Zappatori), ai quali si sono associati gli anabattisti, al cui rigorismo comportamentale hanno associato, almeno come principio, la comunione dei beni, attraverso la quale raggiungere l’equità distributiva.
    I Livellatori sono stati decisivi nel portare a compimento la Rivoluzione inglese, ma alla fine, proprio per le loro pretese socialiste, sono stati passati “a fil di spada” da Cromwuell; malgrado la loro fine drammatica (sorte frequentemente riservata i portatori di idee socialiste), tuttavia, il loro impegno ideale e la loro lotta politica hanno influenzato tutti i movimenti politici socialisti nati successivamente nel resto dell’Europa.
    Lo stesso Marx è stato fortemente influenzato dalla lettura dei “libelli” dei Livellatori; egli, però, non ha potuto farne “tesoro” nei suoi scritti, in quanto le argomentazioni dei libelli risultavano estranee alla critica del processo di formazione del plusvalore che, per il coautore del “Manifesto del Partito Comunista”, era la causa prima dei mali dell’umanità. Ciò non toglie, comunque, che ai Livellatori, agli Zappatori ed agli Anabattisti, vada riconosciuto il merito d’aver dato origine all’idea socialista che il sistema delle libertà politiche non può essere garantito senza che esso sia supportato da una reale giustizia distributiva. E’ questo un’ideale che è ancora lungi dall’essere realizzato, pur in presenza dell’attuale Welfare.
    Giusto, quindi, conservare cara la speranza che, prima o poi, dalle cavità carsiche l’idea socialista riemerga sotto altre forme, per portare a compimento ciò che per primi i Livellatori e gli Zappatori, col sostegno valoriale degli Anabattisti, hanno tentato invano di realizzare.

  • 2 francesco Cocco
    15 Maggio 2016 - 18:22

    Caro Franco, voglia dirti che i tuoi ” rimproveri” sono graditi ed utili Tu richiami una pagina importante della nostra “storia carsica”. Per ovvie ragioni il discorso è, e doveva essere, molto sintetico. In fondo è un’ analisi su temi di nicchia. Purtroppo oggi lo sguardo è rivolto solo al presente. Siamo diventati incapaci di analisi rivolte al futuro guardando al passato più o meno recente. Per alcuni è persino un fatto strano tentare di portarli al dibattito.

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