A.P.
Non sono giorni lieti per le istituzioni, per la Sardegna, per il Paese. Ieri Satta è passato dalla cella di Bancali ai banchi del Consiglio regionale. E insisto nel dire che il Presidente Ganau avrebbe dovuto avere il coraggio di rifiutare il giuramento e farlo insediare dal commissario ad acta, nominato dal giudice. Oggi il segretario regionale del PD ed europarlamentare, nonché patron di Tiscali, Renato Soru è stato condannato a tre anni di reclusione. Evasione fiscale, signori, per Soru, traffico internazionale di droga per Satta!
“Sentenza ingiusta“, sentenzia Soru. “Farò il bene dei sardi” dichiara Satta.
Soru era accusato di aver evaso 2,6 milioni di euro nell’ambito di un prestito fatto dalla società Andalas Ldt (sempre di Soru) a Tiscali. Il pm Andrea Massidda aveva chiesto una condanna a quattro anni. L’indagine su Andalas è iniziata nel 2009 dopo una trasmissione di Annozero.
“Dimissioni?” Ci penserà. Del resto c’è l’appello, la presunzione d’innocenza è sempre efficace. “Non credo di aver commesso reati, dice, credo sia una sentenza che spero venga ribaltata nelle altre fasi del processo”. Noi glielo auguriamo, ma, da cittadini, gli chiediamo nelle more di dimettersi. Non è possibile che i sardi, da destra, al centro e a manca, siano rappresentati da indagati o condannati. D’accordo sulla presunzione d’innocenza, ma, di grazia, un po’ di rispetto per le istituzioni e per i cittadini!
5 commenti
1 Soru condannato in primo grado per evasione fiscale. Si dimette da segretario regionale del Pd | Aladin Pensiero
5 Maggio 2016 - 14:22
[…] A.P. su Democraziaoggi […]
2 Mario Sciolla
6 Maggio 2016 - 19:17
Caro Andrea, concordo sulla valutazione complessiva di degenerazione del quadro politico, ma non concordo su un altro aspetto. Le vicende giudiziarie vanno seguite con attenzione, ma non devono costituire il sistema regolatore della vita civile di un paese. La contraddizione / competizione (potenzialmente spesso rilevabile) tra i poteri dello stato non deve trovare soluzione in un affidarsi acritico a giudici e sentenze (specie se non definitive). In campo giudiziario in passato ho spesso visto con fastidio iperattivismi di magistrati (dichiarazioni, interviste, partecipazioni a talk-show). A mio avviso, i magistrati devono poter fare in piena autonomia il loro lavoro E BASTA. Berlusconi colse al balzo un fenomeno evidente per piegare a suo uso personale un’esigenza comunque diffusa (di qui le “leggi ad personam”). Ma, lasciando alle sue logiche perverse le evidenti storture berlusconiane, non si può comunque delegare al potere giudiziario la valutazione e selezione del personale politico. Per giunta, anche la sentenza Soru si colloca in un quadro di rinnovato eccessivo attivismo di magistrati. Dei molti esempi di questi giorni, ne cito solo uno, neanche più recentissimo: era necessario che Piercamillo Davigo dicesse, più o meno, che i politici rubano, ma che adesso “hanno smesso di vergognarsi”? Peraltro, questo ragionamento di Davigo è da me sostanzialmente condiviso. Ma il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati deve solo rivendicare l’assoluta autonomia dei magistrati E BASTA. Il giudizio morale va lasciato ai cittadini ed elettori.
Sul caso Soru: è un personaggio che non mi è mai piaciuto, soprattutto per le sue tendenze padronali (peraltro, alle europee io non ho votato né Soru né il PD). Ma vogliamo attribuire a un giudice di primo grado il diritto di decidere se un imputato deve rimanere o no europarlamentare? Condivido appieno, invece, la decisione di Soru di dimettersi da segretario regionale del PD.
3 Tonino Dessì
7 Maggio 2016 - 09:24
Secondo il PD, SEL e la maggior parte di indipendentisti e di sovranisti, la situazione ha il solito doppio binario.
Un indagato per traffico d’armi e di droga non avrebbe potuto giurare da consigliere regionale. E poi, che schifo, odorava ancora di custodia cautelare in carcere.
Un condannato in primo grado per un’evasione fiscale milionaria (in euro) può restare europarlamentare.
Del resto è giusto: mica sono reati paragonabili ad altri, quelli dei colletti bianchi, anche se, in ipotesi, a seconda della gravità del fatto, un giudice potrebbe, in base alla legge, punire più gravemente il secondo che il primo.
È l’Italia, della quale la Sardegna è parte integrante.
In pratica per vent’anni ci siamo opposti a Berlusconi non per i suoi reati contro il patrimonio pubblico, presunti, veri, prescritti, amnistiati, depenalizzati con leggi ad hoc, ma perché scopava troppo, troppo promiscuamente e in almeno un caso con una minorenne (ma il giudice ha escluso, con sentenza definitiva, che conoscesse l’età anagrafica della ragazza. “Mancanza dell’elemento soggettivo integrante la fattispecie criminosa”: come linea difensiva tuttavia non passa sempre).
4 Mario Sciolla
7 Maggio 2016 - 19:30
Non mi interessa dar vita a un “endless quarreling” fatto di infiniti “botta e risposta”. Ma consiglierei a Tonino di non confondere il modo che ha avuto LUI di opporsi a Belusconi con quello che possono avere avuto altri (rispetto a Tonino Dessì io mi colloco tra “gli altri”). Un ragionamento basato su pregiudizi (e io credo di non averne: sono tutt’altro che soriano) porta a discussioni su un binario morto. Chiudo una discussione che rischia l’inutilità. Lascio solo che chi vuole continui pure ad appiattirsi acriticamente sui magistrati, di fatto offrendo appigli proprio a chi (molto spesso strumentalmente) parla di “partito dei giudici” e di politica giustizialista.
PS. Strani i tempi di “moderazione” degli interventi. Il mio ha atteso oltre un giorno. Quello di Dessì solo qualche ora. Ovvio l’intento di pubblicarli contestualmente. Il che fa pensare a una “intelligenza concordata” tra gestione del blog e intervento di Dessì. Ripeto: non interverrò più.
Risposta
Quanta diffidenza! I commenti, sempre graditi come gli interventi, sono stati pubblicati insieme perché ieri ero a Bari, ad un convegno giuridico. E così oggi, al rientro, ho pubblicato tutti i commenti insieme. Tonino ha scritto senza leggere Mario.
Bene non fare botta e risposta, se non serve a muovere la riflessione, ma da Mario come da Tonino, i lettori si aspettano altri contributi. Il problema non è la condivisione, ma la diversità delle opinioni, che alimenta il dibattito e la comprensione.
5 Tonino Dessì
7 Maggio 2016 - 22:17
Confermo. Io non avevo letto l’intervento di Mario e ho sviluppato autonomamente un ragionamento che prosegue il mio articolo dell’altro giorno, come mi pare evidente a chiunque li legga entrambi.
Lascia un commento