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«Sto ancora ascoltando opinioni e suggerimenti», spiega Passoni, «e anche in virtù della riunione di oggi ci si dovrebbe presentare all’elettorato con una coalizione coesa in continuità con ciò che è stato fatto finora e con uno spirito di rinnovamento. Rispetteremo tutte le sensibilità ma dentro un’idea di rinnovamento». Queste parole di Achille Passoni mostrano il terreno surreale in cui vive il PD e il centrosinistra in Sardegna. Mentre Passoni, da buon ex sindacalista, ascolta tutti con pazienza e rispetto, e mentre le sigle del centrosinistra fanno dichiarazioni programmatiche, di buoni propositi o presentano nuovi simboli, Soru apre la campagna elettorale. Non ha bisogno - com’è stato, invece, per tutti i candidati del passato - di essere scelto né di concordare col partito di appartenenza o con la coalizione nulla. Lui può farlo perché ha i soldi e ne ha tanti. Può programmare autonomamente la sua rielezione, gli altri possono solo accodarsi e fare da contorno. Lo ha detto chiaramente a tutti coloro che gli hanno proposto un’alleanza. Da questo punto di vista, la campagna elettorale 2009 costituisce una svolta rispetto al passato ed anche a quella precedente. Soru usa l’area del centrosinistra come cornice in cui inquadrare la sua campagna elettorale, ma è solo lui a decidere programma, iniziative politiche e candidati. Non inganni su questo che qualche sigla indichi autonomamente qualche nome, perché quelle “scelte” passeranno solo se gradite o non sgradite a Soru. In caso contrario, la proscrizione è sicura. “Chi ha la borsa ha la competenza“. Questo è il nuovo principio fondante che vale nel centrodestra a tutti i livelli. Ora vale anche nel centrosinistra, almeno in Sardegna.
Si può obiettare che il vecchio PD ormai è un coacervo di notabili in lotta fra loro e, dunque, un organismo immobile paralizzato, impresentabile, marcescente. Gli altri partitini niente più che un insieme di sigle, che farfugliano, senza crederci, vecchi slogans otto-novecenteschi, ma in realtà pensano solo a qualche riconferma nelle istituzioni, per tirare a campare col finanziamento pubblico. Dominate, quindi, anch’esse da piccoli ras locali, che, coi soldi della Regione, gestiscono un altrettanto piccolo apparato e, con qualche incarico di sottogoverno, perpetuano se stessi con sempre minore incidenza e senza futuro. Ed allora ben venga chi li spazza via, pensano in molti. Insomma, torna il mito del superuomo, che con la scopa libera il mondo dai piccoli affaristi e dai tanti trafficanti. Questo pensano i soriani, quelli nuovi e quelli (molti vecchi comunisti o ex) che vedono nella sua opera la vendetta finalmente arrivata contro i burocrati della sinistra, contro i notabili rossi.
Ed allora il problema non è se essere d’accordo o contro quanto stà accadendo. Stà accadendo e basta. L’apertura della campagna elettorale di Soru e il buon Passoni che ascolta (inutilmente e ritualmente) opinoni e suggerimenti da delegazioni tanto numerose quanto poco rappresentative, è un fatto. E lo si condivida o meno tale rimane in tutta la sua materialità ed emblematicità. Rimane da capire se quel fatto và incentivato o contrastato. Ora, se Soru vincerà, il suo monocratismo si dispiegherà in pieno, senza limiti. Il centrosinistra non esisterà più, neppure come corniche simbolica. Esisterà Soru. Punto e basta. E’ probabile poi, come l’acquisto dell’Unità lascia intendere, che Soru tenterà l’avventura d’impradonirsi del PD nazionale, in proprio e quale rappresentante di importanti gruppi finanziari. In tal caso lascerà qui un proprio alter ego e lo sceglierà, volta a volta, come fà il Cavaliere coi vari Pili e Cappellacci. Il sistema, insomma, si sviluppperà anche a livello nazionale in questa direzione. La crisi della prima repubblica troverà così un suo assestamento nell’alternativa fra due gruppi finanziari e imprenditoriali.
Ora, contro questa prospettiva, che in Sardegna è già realtà, esiste un’alternativa? Sul piano delle possibilità certamente. Richiede però un’indefettibile presupposto: chiamarsi fuori subito dai due poli. Mettere in campo un’alternativa che muova da una critica radicale di questo duopolio, con al centro, senza sconti, il rilancio della democrazia e la questione sociale a livello interno e internazionale. Insomma, rimettere in campo una critica al sistema politico e sociale che abbia la radicalità che le impresse Marx agli albori del Movimento operaio e Gramsci come alternativa alle grandi e tragiche dittature del Novecento. Se questa è la posta in gioco, è manifestamente fuori tema PRC con la sua piatta ubbidienza a Soru. Non serve neanche dire qualcosa di giusto per poi allinearsi come fà SD, o tuonare contro il Cavaliere sulla questione morale e poi scordarla nell’Isola per adeguarsi. Sono piccoli tatticismi per galleggiare, non dissimili da quello che spinge il Psd’az nelle braccia di Cappellacci. Tutti questi, se non fossero stati accecati dal loro particulare, avrebbero già potuto, tutti insieme, condizionare positivamante Soru sul piano programmatico. Ma anche questo è un fatto, non lo hanno fatto (scusate il bisticcio). Ed allora che dire? Se scompaiono, non cambia nulla. Forse è anche un bene. O si svolge una funzione utile o è meglio sparire. Si libera il campo e forse si può voltar pagina. Il movimento operaio ha esaurito una prima fase della sua storia in questi decenni, forse perché è anche finito il capitalismo che ne costituiva l’antagonista, l’altra faccia della medaglia. C’è un nuovo capitalismo. Occorre reinventarne il becchino. Un’opera immane, che necessita di studio (ricordate l’applicazione totale di K. Marx per creare le basi teoriche del movimento operaio) e un’attività tenace e paziente di costruzione nel sociale avanzando un progetto di lotta all’alienazione, alle nuove forme di sfruttamento e per la liberazione. Ma con tutto questo Soru non c’entra, se non come uno dei tanti padroni da battere.
1 commento
1 Ziu Paddori
7 Gennaio 2009 - 22:28
Le ricordo che Il psd’Az, nelle tornate elettorali del dopo Mario Melis, è stato sempre contro la sinistra sia a livello regionale che nazionale. Nessuno ha mai spinto il psd’az nelle braccia di Cappellacci (Berlusconi) ma sono i loro dirigenti Generali senza truppa) che non vedono l’ora di fare carriera con l’appoggio del nano.
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