Amsicora
Cosa pensate voi di un prof. che, dopo aver letto il testo della deforma costituzionale Renzi-Boschi Verdini, dice: “La riforma della Costituzione non svilisce la nostra autonomia”. Anzi, sostiene che “la specialità di una regione come la Sardegna esce rafforzata”. E, senza neanche il beneficio del dubbio, sentenzia: “viene sancito, nella Carta costituzionale, il principio dell’intesa, frutto di un tenace e proficuo lavoro svolto da tutte le Regioni autonome”. “In base al principio dell’intesa – spiega con finezza – ogni revisione statutaria deve essere preceduta da un accordo tra Stato e Regione. Lo Stato, unilateralmente, non può apportare modifiche alla nostra Carta autonomistica. Un riconoscimento di grande significato, che ribadisce il valore e il senso della specialità”.
E poi, amici miei, c’è il nuovo Senato. “Svolgerà un ruolo di raccordo tra lo Stato e il sistema delle autonomie regionali e locali. Un Senato ancora da costruire ma che comincia a delinearsi come un moderno organo parlamentare, in grado di valutare l’impatto delle politiche pubbliche sui territori e di valorizzare il regionalismo cooperativo”.
In sintesi Renzi rafforza le autonomie.
Ora, comprendo che la ricerca è il terreno del dubbio. Si va per approssimazioni successive: affermazione, contestazione, nuova affermazione, e così all’infinito. E’ la scienza, bellezze! Ma anche al dubbio, come alla pazienza, c’è un limite! In effetti il nuovo Senato si occupa fra l’altro delle leggi che disciplinano l’ordinamento e gli organi di governo dei Comuni, delle Città metropolitane nonché delle varie forme di associazione tra i Comuni; della legge sull’ordinamento di Roma capitale, delle leggi che delegano alle Regioni la potestà regolamentare in materie di esclusiva competenza statale; delle leggi che regolano le condizioni in presenza delle quali le Regioni possono siglare intese con altri Stati o con enti territoriali di altri Stati; altre leggi in materia di enti locali. Ammetto di essere duro di comprendonio, ma in queste funzioni non vedo alcuna competenza che favorisce - come dice l’assessore-prof. - la capacità “di valutare l’impatto delle politiche pubbliche sui territori e di valorizzare il regionalismo cooperativo”.
Certo, nella propaganda del governo il Senato diviene rappresentativo delle “istituzioni territoriali” (art. 55 Cost. nuovo testo), una Camera “delle Autonomie” che consente l’immissione di una rappresentanza regionale e comunale nel procedimento legislativo, di indirizzo e di controllo. E le trombe renziane dicono che il nuovo Senato «rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica» (art. 55 Cost. nuovo testo). Ma un prof. ha senso critico. Scava. Vede se alle enfatiche dichiarazioni di principio seguono coerenti disposizioni sull’organizzazione e sulle funzioni.
Scaviamo, dunque. Anzi, graffiamo la superficie, basta e avanza! Il Senato sarà composto da 100 membri, 95 scelti dalle Regioni (21 devono essere sindaci) e 5 dal Presidente della Repubblica. Per capirci, se (ahinoi!) verrà rieletto, Zedda sarà sindaco di Cagliari, presidente dell’area metropolitana, ancorché scelto solo dagli elettori cagliaritani, e, sempre con questa limitata legittimazione democratica, sarà senatore! Ma, caro prof. assessore, è sicuro che il futuro sindaco di Cagliari rappresenterà la Sardegna più di quanto, seppur malamente, lo fanno i 7 senatori dell’attuale Senato? E nelle funzioni legislative il “nuovo” Senato dove trova una specifica competenza di raccordo fra Stato e Regioni? Ci indichi articolo e il comma. Io leggo solo che, demenzialmente, vengono introdotti ben nove procedimenti legislativi con maggioranze varie. Un vero sudoku che creerà un contenzioso molto esteso perché dove c’è un riparto di materie - come ben sanno i giuristi - c’è sempre contesa. Un bel lavoro per la Corte costituzionale! E le discipline legislative - alla faccia della accelerazione! - saranno incerte, a fronte del procedimento attuale molto semplice, dovendo tutte le leggi avere la doppia approvazione.
E gli strumenti di cooperazione Stato/Regione dove sono? Eppure, nell’ambito delle funzioni ed attribuzioni del Senato, dovrebbero essere questi gli strumenti per favorire la composizione dei conflitti di competenze tra Stato e Regioni attenuando, così, quel tasso di conflittualità che ha rappresentato uno degli elementi maggiormente negativi della riforma del Titolo V del 2001. Di questo nel testo licenziato l’altro giorno alla Camera non c’è neppure l’ombra. O no?
E sulle competenze legislative? C’è o no una controtendenza rispetto alla revisione del 2001? Io leggo che il nuovo testo dell’art. 117 Cost. sposta verso le competenze esclusive statali molte materie-chiave, qualificate come di interesse unitario, quali produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto, ordinamento della comunicazione, tutela e sicurezza del lavoro. Questo trasferimento secco significa potere forte d’incisione sul territorio e l’ambiente delle Regioni senza che queste possano proferir parola. C’è qui collaborazione, concertazione? Ma dai! Vi dice qualcosa tutto questo su trivelle, trafori, pale, pannelli, scelta dei siti per le scorie e simili. Vi dice qualcosa sui traffici governo/frandi gruppi?
E della pressoché generalizzata “clausola di supremazia”, che ne dice il prof. assessore? Consente o no al legislatore statale di sostituirsi a quello regionale in tutti gli ambiti in cui non disponga già di una competenza esclusiva? E la reintroduzione della clausola dell’“interesse nazionale”? Aveva o no questo limite consentito una forte espansione delle leggi statali ai danni del legislatore regionale? In quale direzione va la riedizione di questo limite? Espansiva o restrittiva?
Ma il prof. assessore, dall’alto della sua torre eburnea, obietta: tutto questo non riguarda le regioni speciali, così come un altro Prof., questa volta presidente, dice che vota no sulle trivellazioni perché non riguardano il mare sardo. Ma, di grazia, non si vede cosa possa salvarsi dell’autonomia speciale in questa generale tenaglia renziana. Può esistere un’isola felice, immune dai processi di accentramento statale e governativo che investono l’intero ordinamento? E, in questa isola felice, basta la scienza giuridica a muovere i pendolini? Prof., prof., prof.! Che disastro! Ma andate a bervi un brodo! Triplo!
2 commenti
1 admin
16 Aprile 2016 - 04:07
Gianna Lai
Non sembra al costituzionalista ‘poco costituzionale’ l’assalto finale alla nostra Carta tra i banchi di un’aula semivuota, per l’abbandono delle opposizioni? Al costituzionalista che nel 2006 ha fatto parte dei Comitati in difesa della Costituzione? Non fa sorgere in lui dubbi l’intesa Boschi-Renzi-Verdini, in un paese spaccato in due dai sostenitori del governo che, invadendo una materia di natura prettamente parlamentare, quindi contro Costituzione, tratta il referendum come fosse un qualunque altro voto di fiducia, da reclamare alla propria maggioranza? Non gli viene da pensare come mai tanti cittadini liberi e democratici si preparino invece alla scadenza referendaria difendendo la Carta, per imporne l’attuazione? Elettori forti di una dignità che alla Carta viene dalla Storia, dall’iter della sua scrittura e della sua approvazione nel ‘47? Vera espressione del suffragio universale, la Costituente votò la Carta in un’aula gremita, ciascun rappresentante del popolo al suo posto, compatta nell’antifascismo che accomunava tutti i partiti, pur con cultura e orientamenti diversi. A testimonianza di un paese unito e pronto alla partecipazione, e di una scelta e di una volontà collettiva.
Dove mai si consoliderà l’albero che fondava le sue radici nell’Italia dei partigiani, se non nella lotta per il No al Referendum di Ottobre, come già nel 2006? Nel recupero cioè del diritto al voto per gli elettori, distolti in questi anni da leggi e parlamenti che la Consulta ha dichiarato incostituzionali?
2 Lucia Pagella
18 Aprile 2016 - 18:56
Cosa ne penso? Che é in malafede oppure un cretino. Propendo per la prima ipotesi perché queste minchiate sono un ottimo collante per attaccarsi alla seggiola.
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