Andrea Pubusa
Non c’è dubbio. Letto senza pregiudizi, quello approvato dal Consiglio Nazionale del Partito Sardo d’Azione a Birori è un documento alto. Contiene la summa del programma massimo sardista: sovranità della Sardegna nel contesto di un’Europa federale; indipendenza funzionale alla libertà e piena realizzazione del popolo sardo ecc.. Tutte questioni su cui si può molto discutere, ma certamente espressione di una concezione raffinata del sardismo, lontana anni luce dalle deprimenti chiusure localistiche e dalle rozze riedizioni di uno statalismo regionale. No, il Psd’az si propone direttamente come protagomista indipendente della formazione di un’Europa democratica e confederale. C’è anche una critica al “pensiero unico commerciale, subdolamente imposto, divulgato e difeso dal sistema finanziario globalizzato” e un’opzione netta in favore dello sviluppo compatibile.
Il programma “minimo” è anch’esso all’altezza:
1) Riscrittura dello Statuto in direzione di un deciso aumento di sovranità attraverso la convocazione di un’Assemblea costituente
2) Iscrizione dei costi della continuità territoriale sulla fiscalità italiana e europea e non su quella sarda. Immediata riscrittura della parte dello Statuto che ha addebitato i costi della continuità territoriale ai sardi.
3) Varo immediato di un piano straordinario di sostegno alle famiglie e alle imprese
4) Modifica del Disegno di legge sul Federalismo fiscale, per trasformare il federalismo italiano da devolutivo in associativo. Realizzazione dell’Autonomia impositiva e estensione della disciplina delle zone franche urbane alle zone rurali.
5) Elezione della Sardegna a capitale delle energie rinnovabili. Destinazione sociale e non privata dei certificati verdi
6) Esclusione di qualsiasi ipotesi di realizzazione di centrali atomiche o di depositi di scorie atomiche e/o assimilabili in Sardegna
7) Chiusura dei poligoni militari.
Commissione di indagine regionale sugli effetti delle nanoparticelle sull’organismo umano
9) Varo del piano scolastico regionale capace di garantire la scuola in ogni paese della Regione, anche attivando il capitale privato
10) Inserimento dell’insegnamento del sardo e della cultura sarda nella scuola elementare.
11) Riforma urbanistica nella direzione della tutela ambientale, della certezza delle regole, del rispetto delle competenze comunali. No alle seconde case, alla muraglia lineare lungo le coste. Sì ad un Piano alberghiero perequativo per quelle zone a bassa ricettività. Severa incompatibilità politica sul ruolo dell’Assessorato all’Urbanistica, che dovrà essere gestito da figure di provata distanza dagli interessi immobiliari.
12) Severo rafforzamento della disciplina del conflitto di interessi.
Niente male. Rilevo soltanto la grave omissione di un richiamo alla riforma dell’iperpresidenzialismo della Statutaria, mentre colgo una certa genericità nel contrasto del conflitto d’interessi. Al tempo della battaglia contro questa legge si era parlato di ineleggibilità come unico rimedio efficace contro la commistione fra interesse imprenditoriale e interesse pubblico. Ora l’aggettivo “severo” è promettente, ma si deve ammettere che è anche generico. Comunque sempre meglio di Di Pietro, che, dopo aver tuonato contro il conflitto d’interessi, non trova nulla da ridire sulla foglia di fico del fiduciario o di Rifondazione che è organicamente responsabile sia del monocratismo sia della legittimazione del conflitto soriano.
Ora, dato atto di tutto questo, rimane la parte più strettamente politico-pratica del documento: le alleanze. Anche qui, ad essere onesti è difficile trovare argomentazioni per contrastare la ricostruzione che il Psd’az offre della legislatura Soru. Chi può onestamente negare che il Presidente uscente abbia, nella sua azione di governo, chiuso le porte in faccia ai sardisti? Chi può levarsi a contestare ch’egli abbia sempre irriso le istanze democratiche (ricordate anche pochi giorni fà la sprezzante affermazione, “le primarie a S. Stefano”?). Non si può neppure negare ch’egli “abbia condotto e interpretato le istituzioni regionali con un autoritarismo e un’alterazione delle regole mai registrata prima nella storia dell’Autonomia”. Non so se sia stato - come si afferma nel documento - del tutto privo di una strategia di sviluppo adatta a contrastare la crisi economica e l’impoverimento della Sardegna, certo è che il quadro economico è drammatico, come ha provato da par suo il Prof. Sabattini in questo sito. E’ anche un fatto il raddoppio del poligono di Perdas e anche il rafforzamento di quello di Teulada.
Come non condividere poi il punto centrale del documento: “il Partito Sardo d’Azione lotterà sempre perché la Sardegna non sia governata da un padrone”. Lo avesse detto fin dall’inizio anche Rifondazione forse la situazione sarebbe ancora recuperabile! Probabilmente Soru - di fronte ad una posizione unitaria equilibrata della sinistra - sarebbe stato ricondotto nel contesto di una normale gestione democratica delle istituzioni. Ma tant’è il Presidente apre la campagna elettorale, senza essere stato candidato se non da se stesso e senza aver discusso con alcuno del programma e delle liste. A chi ammette al suo cospetto, nella sede operativa, nel suo ufficio di Piazza del Carmine, indica solo una condizione: ubbidienza! Come ha fatto con SD, che invece era portatrice di una posizione programmatica ragionevole, assai simile a quella avanzata nell’ultimo numero dal Direttore del Manifesto sardo.
E così il Psd’az intende passare al centrodestra. Vuol giocare in Sardegna il ruolo che la Lega svolge a livello nazionale, dove certo Bossi conta e le sue posizioni pesano. Ma il Senatur ha anche i voti. Il Psd’az invece non ha neanche questi. E non si prevedono balzi in avanti, perché una parte dei sardisti non seguirà la dirigenza e rimarrà nel centrosinistra. E dunque l’avventura del Psd’az non appare promettente neppure sul piano dei risultati. Amici sardisti, dite di non voler avere un ruolo museale. Ed è giusto. Ma, realisticamente, coi rapporti di forza in campo, cosa potrete realizzare del vostro interessante programma? Il Psd’az deve ancora assumere una decisione definitiva. Non ci rimane che sperare in una migliore ponderazione. In ogni caso, la rottura coi sardisti è un grave errore ed un duro colpo: il centrosinistra perde pezzi. Piccoli si dirà, piccolissimi, ma importanti e forse decisivi, in una competizione elettorale che può finire al fotofinish. Molti attaccano o irridono la dirigenza sardista per questa scelta, che certo turba e si spera venga rivista nel prossimo Consiglio nazionale. Ma sarebbe errato attribuire solo ad insipienza o ad opportunismo di questa dirigenza la trattativa con Cappellacci. Col Psd’az il centrosinistra doveva essere accogliente e dialogante. E non lo è stato. Dovrebbe esserlo partendo dal documento sardista. Perché in politica, come nella vita e nel seggio, sono sempre meno numerosi coloro che al cazzotto altrui rispondono porgendo cristianamente l’altra guancia. E’ più in voga un altro credo, laico, anzi pagano: “A brigante, brigante e mezzo!”
3 commenti
1 Sergio Ravaioli
5 Gennaio 2009 - 11:01
Ottima (e lusinghiera) analisi. Conclusioni inconsistenti.
Cosa vuol dire: “ Non ci rimane che sperare in una migliore ponderazione”? Migliore ponderazione da parte di chi? Dei sardisti o del centrosinistra?
E’ necessario prendere atto che il centrosinistra non esiste: esiste Soru e basta. Almeno questa è la situazione alle ore 10 del 5 gennaio 2009.
E in questo contesto (ed in questo momento) PSd’Az e PSI ci mettono a disposizione le sole due opzioni razionalmente e politicamente percorribili.
Il PSd’Az si propone come possibile garante all’interno della coalizione di centrodestra. Il PSI come scialuppa di salvataggio da un naufragio da tempo annunciato, dalla quale scialuppa potrà ripartire una rifondazione della sinistra non parolaia e senza padroni.
Entrambe le proposte richiedono un atto di fede da parte degli elettori, ma… tertium non datur.
Inutile chiedere intelligenza politica al PD: da quando c’è sui binari il macigno Soru il PD non fa più politica e Soru, come tante persone con problemi relazionali, si preoccupa più di esibire il suo machismo che di costruire alleanze. Esemplare il manifesto di propaganda che ho intravisto stamane all’aeroporto di Cagliari (cito a memoria): “Testardo, scontroso…. praticamente Sardo – Meglio Soru” (a proposito di sardismo museale!).
Il PD sardo si è infilato in un cul de sac nel quale sarà massacrato, e purtroppo con esso si dissolverà la possibilità di vedere le politiche ed i valori sociali della tradizione socialista e cristiana tornare al governo della nostra regione in tempi brevi.
Quindi PSd’Az o PSI: prendiamone atto e discutiamo di questo.
2 stefano de candia
5 Gennaio 2009 - 11:20
Buon giorno prof. Pubusa.
Questa è la prima volta che scrivo su questo sito, pur avendo altre volte letto con interesse le opinioni esposte, e lo faccio perchè sono un membro del consiglio nazionale sardista e quindi uno di quelli che il documento l’ha votato, che è intervenuto nella discussione ecc.
Il suo intervento è sicuramente molto corretto e puntuale fino all’ultimo capoverso nel quale non si capisce per quale motivo contraddice tutto quanto detto prima…
Mi spiegherò meglio, o almeno ci proverò,… lei dice che i punti sono un’ottima base di dialogo, che nessuno del centrosinistra ci ha mai ascoltati nè si è interessato a valutare ambiti comuni d’intento ecc, e poi si auspica che noi del PSd’Az, non si capisce bene perchè, mandassimo a monte una trattativa basata solo ed esclusivamente su programmi.
Io sono una persona profondamente ispirata da principi definibili di sinistra ma certo il centro sinistra non essi non ha nulla a che spartire nè a livello Sardo nè italiano e quindi nulla mi lega a questo centro sinistra che anzi si è sempre menifestato assai conflittuale con noi fino ad arrivare a porre veti su persone o chiedere sui giornali di cedere i nostri voti al Pd, le frasi di Antonello Cabras gridano ancora vendetta, non confermare impegni politici presi prima delle amministrative del 2005 ecc.
In virtù di cosa noi dovremmo andare col centro sinistra?
Perchè se, e dico se, la PdL dovesse accettare le nostre istanze noi non dovremmo fare quello per cui siamo nati e cioè fare il meglio per la Sardegna?
Dovremmo continuare a stare col cappello in mano in attesa di elemosina che vengono dal centro sinistra?
Credo che se dovessimo portare a casa un accordo sul programma che veda tutti o parte dei punti esposti nel documento tutti i sardi dovrebbero votare PSd’Az per il proprio bene e per quello della Sardegna.
Sono un indipendentista convinto e non perchè fanatico ma perchè sono consapevole che è la scelta più conveniente per la Sardegna e secondo me essere italiani ormai non conviene più nemmeno a quelli che si sentono, è loro sacrosanto diritto, italiani.
I casi da citare sarebbero tanti ma mi limito a portare come esempio l’Irlanda che grazie alla capacità di essere indipendente, e non autonoma, è diventata una locomotiva e in 15 anni ha raddoppiato tutti i parametri economici principali eppure è un’isola, come noi ma molto più isolata non ha tutto il mondo attorno…, è poco popolata e non ha nemmeno un decimo delle potenzialità naturali di cui disponiamo noi.
Credo che sia il caso di fermarmi quì ricordando solo che io, al contrario di quanto auspica lei professore, spero vivamente che Cappellacci e il suo principale che stà ad Arcore accettino le nostre istanze poi poco mi interessa se si chiamano PdL o Pd o Pci o DC ecc basta che facciano quello per cui esite il mio partito e cioè il bene della Sardegna.
Grazie dello spazio e buon anno
3 Apo. Pula
5 Gennaio 2009 - 23:36
Esimio Professore,
mi soffermo sull’ultima parte del Suo interessante intervento perché, francamente, non sono riuscito a comprendere il senso di alcuni passaggi, pur avendoli riletti diverse volte.
Intanto, partendo dai pronostici sulla imminente competizione elettorale, se a Suo avviso l’avventura del Psd’Az. non appare promettente neppure sul piano dei risultati, dovrebbe cortesemente dire perché, amenoché non attenda di assistere ad una sorta di moltiplicazione dei pani e dei pesci, ed allora sì che sarebbe giustificabile la Sua previsione tanto negativa.
Cosa potranno realizzare i Sardisti del loro interessante programma, posto che hanno detto di non voler avere un ruolo museale? Bò …! Se potessimo saperlo sarebbe davvero fantastico, non crede? Come Lei stesso ha scritto nel Suo intervento, il programma deriva da questioni che certamente sono la sintesi e l’espressione di una concezione raffinata del sardismo, giustamente lontana dalle deprimenti chiusure localistiche e dagli stantii modelli di statalismo regionale. E’ troppo ardito credere che, se il Ps.d’Az. sarà forza di governo, possa realmente portare avanti almeno gli aspetti maggiormente caratterizzanti?
Se il Psd’Az. deve ancora assumere una decisione definitiva con chi schierarsi e non rimane che, come Lei afferma, sperare in una migliore ponderazione, cosa intende: ponderazione dei sardisti o di Soru? Poi guardi, Professore, se la rottura coi sardisti è un grave errore ed un duro colpo (per il csx) e se il centrosinistra perde pezzi, mi dica quando, in tempi recenti, questi pezzi erano parte di uno stesso mosaico, ché non saprei individuare a cosa Lei faccia riferimento. Forse in realtà politico-amministrative provinciali, o in qualche comune? Bà…allora si tratta di un minipuzzle, una cosa poco esemplificativa, e non è che faccia molta differenza riguardo agli apparentamenti che davvero contano.
Molti attaccano o irridono la dirigenza sardista per la scelta Cappellacci (personalmente sono certo che venga ratificata nel prossimo Consiglio Nazionale), che certo turba… Sarà davvero turbato, dall’alto del suo maniero il Soru? E se lo sono le sue truppe ben venga questo turbamento, perché, in tal caso, si vede che, come si dice da noi, “sputtidi, pitziada”. Ed a proposito della trattativa con Cappellacci della dirigenza sardista, fesso ed anche presuntuoso chi pensa che il P.s.d’Az. porti con se, in bertula, solo insipienza e/o opportunismo. E’ noto, e non da oggi, che su Partidu Sardu in bertula costummada a portai pistoccu…!
E’ sarebbe pure bene che Cappellacci glielo dicesse a Berlusconi.
Con i migliori saluti
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