In memoria di Gianroberto Casaleggio

12 Aprile 2016
3 Commenti


Andrea Pubusa

Gianroberto Casaleggio

Aveva scritto: “Sono un comune cittadino che con il suo lavoro e i suoi (pochi) mezzi cerca, senza alcun contributo pubblico o privato, forse illudendosi, talvolta anche sbagliando, di migliorare la società in cui vive“.
A me è sempre piaciuto per questo, per il suo silenzio, per la sua riservatezza in un Paese che ha un trombone come Renzi, che ci innonda da mane a notte di false parole, che occupa rumorosamente e indebitamente spazi democratici sottraendoli a noi cittadini, in un Paese che ci ha dato Mussolini e Berlusconi, altri due fanfaroni.
Sul nome di Casaleggio ho anche misurato la stupidità o l’insipienza politica di molti compagni e compagne. Quando segnalavo la positività di molte pratiche del M5S, dal rifiuto del finanziamento pubblico, all’autoriduzione delle indennità parlamentari, dal rispetto maniacale del programma fino all’esplusione di chi se ne allontana, mi sono sentito spesso rispondere “Sì, è vero, ma dietro tutto questo c’è l’inquietante Casaleggio“. Come se la sua riservatezza fosse un vizio e non una virtù. E molti mi dicevano ancora di temere la sua vocazione autoritaria a fronte del fatto che è sempre stato uno strenuo difensore della Costituzione e, pur potendo diventare deputato a suon di voti e un protagonista della politica italiana gridata, si è mantenuto dietro le quinte, quasi ossessivamente coerente con la sua idea di democrazia come fatto dei cittadini.
Mi sono sempre interrogato sulla democrazia via web, che, per me, uomo cresciuto nel Movimento operaio del ‘900, è considerata un minus rispetto alla decisione dell’assemblea, del collettivo, del dibattito di persona. E tuttavia non posso negare che l’idea di Casaleggio abbia in pochi anni condotto a risultati, almeno sul piano elettorale, uguali a quelli che il PCI ha ottenuto dopo la Resistenza e tante lotte, e grazie a una rete organizzativa capillare, mentre il PSI non l’ha mai raggiunta.
Mi sembra davvero che - come ha detto il presidente della repubblica, Sergio Mattarella -Casaleggio sia stato un intellettuale e un protagonista politico “innovativo e appassionato“. “Un sognatore“, per il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Una grave perdita per il Movimento e per chi difende la Costituzione, parola di Dario Fo.

3 commenti

  • 1 La morte di Gianroberto Casaleggio | Aladin Pensiero
    12 Aprile 2016 - 21:29

    […] Andrea Pubusa su Democraziaoggi […]

  • 2 Tonino Dessì
    13 Aprile 2016 - 08:10

    Concordo in pieno, Andrea.
    Finché era vivo c’erano molte ragioni per provare diffidenza, nei confronti di Casaleggio.
    L’esigenza di trasparenza nelle questioni fondamentali della politica deve mettere in discussione senza eccezioni chiunque si affacci sulla scena, ancor più quando propugna sovvertimenti di sistemi.
    Ma ora che è morto, venute meno molte ragioni di polemica e di distinguo legate all’attualità quotidiana e alle questioni di prospettiva, bisogna onestamente ammettere che è una perdita grave, il venire a mancare di una personalità eterodossa, originale, che nell’ordine in putrefazione della politica italiana ha introdotto un elemento di disordine e di movimento, non asservito ai meccanismi di quella che sempre più ha assunto i caratteri di una consociazione di partiti, di poteri, di corporazioni, di caste.

  • 3 Pier Luigi Zanata
    14 Aprile 2016 - 14:42

    Concordo sia con Andrea sia con Tonino. E’ vero che alcuni aspetti del suo fare politica sono poco chiari e in contrasto con quanto affermava: il rapporto con i cosiddetti poteri forti e la sua ”presunta” intrasigenza nel rifiutare il confronto con gli altri schieramenti politici. La storia futura ci rappresenterà meglio il suo ruolo effettivo nella vita politica italiana. Certo è che in pochi anni, senza avere una rete capillare di sezioni sul territorio ma solo la rete e suoi met up ha saputo sviluppare un movimento che oggi, nei sondaggi, è primo in Italia. La sua vocazione autoritaria è simile a quella di altri leader e lo stesso Renzi ne è impregnato. Con lui è venuto meno un vero innovatore, uno che senza tanto clamore ha veramente rottamato l’ ancienne politique. L’ unica innovazione di Renzi sono i selfie che fa in ogni momento e luogo.

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