Amsicora
Per Pigliaru tutto ciò che è conservatore, accentratore, governativo è ragionevole, tutto ciò che si muove, che contrasta il governo, che è finanche moderatamente autonomista, è inutile e precipitoso. Pensa che basti il fair play, le buone maniere, il professato rispetto delle opinioni altrui, per giustificare l’allineamento proprio. Ora e sempre allineamento, vien da dire se di mezzo c’è Pigliaru e c’è Renzi. Questa la weltanschauung, la chiave di tutta la politica del buon Francesco nostrano.
Possibile che Pigliaru non capisca quello che tutti capiamo, e cioè che il referendum NO-Triv ha - come tutte le consultazione popolari - una valenza duplice: il suo effetto giuridico stretto e il suo valore di atto d’indirizzo, che non è solo un fatto simbolico, anche se i simboli hanno un senso talora più grande delle cose reali. Cio che conta è - come dice Asor Rosa - la vera posta in gioco.
Ciò che è buffo è che il presidente pretende di interpretare anche il pensiero altrui. E così chi vota Sì al referendum del 17, ossia è contro le trivelle, … “non è contro le trivelle” ma vuole “una cosa infinitamente più piccola“, e cioè vuole solo che i pochi impianti esistenti non possano “continuare a produrre fino a esaurimento dei giacimenti“. E se il governo, forte di un esito negativo del referendum, ne proponesse l’estensione? Il Prof. ci dà la sua ragionevole posizione, nel rispetto delle posizioni di tutti, s’intende: l’importante è che “nessun impianto sia localizzato nelle acque sarde“. Del rimanente mare nostrum chi se ne… E poi, la Sardegna è in una botte di ferro, succeda quel che succeda alle altre Regioni, traquilli, “la Sardegna non è mai stata a rischio perché nella legge in questione è stata introdotta una norma di salvaguardia per le regioni a statuto speciale“.
Pigliaru così anticipa anche il suo voto al referendum costituzionale: le manomissioni della Carta in chiave autocratica e centralista vanno approvate, ci suggerisce anticipatamente il Prof. (rispettando, sia ben chiaro, le nostre opinioni), perché la modifica del titolo V della Costituzione riguarda solo le Regioni ordinarie. Che esse vengano private di competenze legislative per la potestà centrale di intromettersi in nome del sovrastante imperium statale, che l’interesse nazionale giustifichi l’annullamento unilaterale di ogni legge regionale, che in alcune materie, come energia, localizzazione rifiuti speciali ed altro, lo Stato possa decidere senza neppure consultare Regioni ed enti locali, poco importa; c’è un’Isola felice immune da tutti questi possibili mali. Questi sono e saranno solo altrui!
Per il serafico Francesco non conta neppure che la Sardegna, grazie al Consiglio regionale, sia tra le promotrici del referendum contro le trivelle. Allineamento sempre e comunque al trombettire di Pontassieve! Questa per Pigliaru è l’unica cosa che conta, l’unica ragionevole, la sola utile.
Certo si tratta di cose infinitamente più gravi, ma si parva licet componere magnis, se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi, al Prof. possiamo ricordare la bella (e tragica) poesia di B. Brecht “Prima vennero…” sul ritenere inutile opporsi al male ai danni degli altri, in questo caso alle altre Regioni. Prima vengono fagocitate le regioni ordinarie, il giorno che toccherà alla Sardegna non ci sarà nessuno a protestare.
Sarà pura propaganda, ma perfino Capellacci, almeno a parole, è meglio. Il colmo per un Prof.!
1 commento
1 IMPEGNATI PER IL SI | Aladin Pensiero
11 Aprile 2016 - 08:05
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