Red
C’è una corsa verso i due candidati alla presidenza. Alcune naturali ed ovvie. Altre possibili. Altre innaturali. Sarebbe innaturale, ad esempio, il collegamento del Psd’az a Cappellacci. Certo, i sardisti hanno svolto una battaglia aperta contro l’iperpresidenzialismo soriano e contro il suo conflitto d’interessi. Ergo non possono unirsi a Soru, senza che questi assuma l’impegno di modificare la legge Statutaria, quantomeno eliminando la formula dissolvente. E lui non lo fa. Ma il Cavaliere non vuol fare altrettanto a Roma, con la modifica della Costituzione? E quel presidenzialismo su scala nazionale - si badi - è una forma di moderna monocrazia più pericolosa di quella regionale. Sul conflitto è ragionevole pensare che nessuno possa credibilmente chiedere a Soru una legislazione che lo contrasti efficacemente, perché una tale disciplina (l’ineleggibilità) determinerebbe immediatamente il ritiro di Mister Unità a sola vita imprenditoriale o finanziaria. Tuttavia, sembra paradossale non vedere che Cappellacci è, per interposta persona, titolare della madre di tutti i conflitti d’interessi, essendo agli ordini del Cavaliere, che lo ha scelto. Ed ancora: come si può credibilmente condurre una battaglia d’indipendenza (intesa come nuova sovranità pur senza separatismo) se si fa parte dello schieramento di un valvassino! Diritto di tribuna, si dirà. E ben si comprende. Ma tribuna per dir che? E sopratutto per ottenere cosa? Che Dio salvi i sardisti!
Diritto di tribuna invocano anche PRC, PdCI, SD, SDI. Ma dovreste chiedervi anzitutto, compagni, perché lo avete perso? Si dirà: le masse proletarie e democratiche spesso smarriscono a tal punto la consapevolezza da essere autolesioniste? E’ successo altre volte nella storia. Ma non vi sfiora il dubbio che l’abbiate persa voi, la coscienza? E che forse gli elettori di sinistra abbiano, invece, capito benissimo? E che la ragione del fatto che vi abbiano tolto il diritto di tribuna in Parlamento nasca proprio da una esatta percezione della realtà? In fondo c’è poco da capire: o si è coerenti con gli ideali che si proclamano oppure perché imbrogliar se stessi votando un simbolo vuoto? Non è accaduto questo nelle ultime politiche? Liste blindate, clandestinità stretta nella scelta dei candidati, che neppure nel fascismo, partecipazione nessuna, risultato storico zero: niente seggi.
Ora siamo ad una replica. Ma con una variante. Soru non è fesso come Veltroni: imbarca tutti. Ma vi sta imbarcando senza discussione, alle sue condizioni. La sua parola d’ordine è ubbidienza! Volete dimostrare che no, che non è così? Ed allora, il sacrosanto diritto di tribuna, perché non iniziate ad esercitarlo fin d’ora? Perché non chiedete a Soru - come suggeriscono anche gli amici e compagni Marco Ligas e Gianluca Scroccu sul Manifesto sardo - due tre cose precise: ad esempio, temperamento del presidenzialismo (rendiamolo simile a quello stelle e strisce, presidente forte assemblea forte), togliere la foglia di fico del fiduciario al conflitto d’interessi, contestazione seria e civile del potere dei G8 di decidere sulla pelle del pianeta. Vogliamo rovinarci! Meno di quanto chiede il Manifesto sardo: si chiuda l’accordo anche ottenendo solo due di questi obiettivi, da inserire ovviamente nel programma del Presidente. E’ facile intuire cosa state pensando: questa è la solita provocazione. No, amici, non è una provocazione, è l’unica condizione che può sottrarre all’astensione migliaia di elettori, forse quelli decisivi. Perché l’astensione non è prodotta da ciò che si scrive in questo sito, come qualche imbecille crede. Anzi, qui ci battiamo per scongiurarla! Nasce dal fatto che l’elettore, se non trova rispondenza nelle liste e nel programma, diserta il seggio. Ma qualcun altro obietterà che tirar fuori questioni programmatiche significa essere messi alla porta da Soru. Non ha accettato di discutere sulla Statutaria né prima né dopo il referendum, ha tirato dritto violando perfino la legge, ed ora tratta? Fantapolitica e niente più. D’accordo, ma se gli elettori, che ritengono questi obiettivi importanti, non li trovano credibilmente nel programma perché dovrebbero votare? Per la bella faccia del Presidente o per la bella faccia vostra, compagni? Vedete, comunque la si giri, il cappio - scusate la metafora truculenta e poco natalizia - si stringe intorno al vostro collo. E, man mano che stringe, sarà difficile sfilarlo.
Rimane Di Pietro, che in questo periodo tira molto. Il suo elettorato apprezza il rigore sulla questione morale e sulla questione giustizia. Sarà ancora entusiasta con una lista di IdV collegata ad un candidato Presidente indagato e in conflitto d’interessi? Prenderà per buona la spiegazione di Di Pietro, e cioè che indagato non equivale a rinviato a giudizio? E crederà alla favola bella che con la procura ad un avvocato il conflitto d’interessi, come per incanto, si volatilizza? E se l’elettorato di IdV più esigente si sentisse preso per i fondelli? Non potrebbe scivolare anch’esso nel mare magnum dell’astensione? Insomma, anche qui gatte da pelare.
Ed allora, accantonata, per mancanza di coraggio, l’idea se non di un terzo polo, di una seria e unitaria contrattazione del programma, non rimane che una speranza: pochi voti, ma molti seggi! Ecco l’arma segreta! Con Soru che trascina la coalizione e vince scatterà quel marchingegno elettorale che porterà all’incremento dei consiglieri affinché il Presidente abbia la maggioranza in Consiglio regionale. Sarà una cuccagna! Un Consiglio di 95 componenti, alla barba dei propositi della sinistra di fissarlo a 80, com’era prima. Ed ecco tutti accontentati, anche i piccoli partiti della sinistra che prendono pochi voti. Si potrebbe dire…”e vissero felici e contenti…“. Ma ci sono due se: il primo, non si sà se Soru vincerà. Ma - si obietterà - questo è un rischio naturale delle elezioni. Ed è vero. Però è un rischio accentuato dalla presenza di sigle che, per salvarsi, non pongono con forza questioni programmatiche decisive per l’elettorato progressista, rinnegando così il ruolo che, a parole, dicono di voler svolgere. E - si badi - Soru in questo momento ha bisogno di tutti per vincere. La sinistra ha una forza contrattuale enorme se utilizzata unitariamente. Perché allora giocarla separatamente per avere un seggio sicuro e rinunciarvi per definire il programma? Con questa rinuncia la permanenza della sinistra nel Consiglio regionale - se ciò accadrà - sarà il frutto non del consenso dei lavoratori e dell’elettorato progressista, ma l’effetto congiunto di una capitolazione programmatica e di un perverso marchingegno elettorale. E questo non inciderà nel profondo? O pensate che, eletta la Congera, Uras, la Lanza o Maurandi, la sinistra sarda sarà salva? Una cosa è certa: nella sua storia più che centenaria la sinistra è esistita perché ha organizzato milioni di lavoratori e di democratici, ne ha raccolto le speranze e le lotte, non perché ha proclamato ubbidienza ad un padrone o perché ha fruito di artificiose leggi elettorali. Forse, in questi momenti importanti nella vita democratica è bene non dimenticarlo.
1 commento
1 Ziu Paddori
9 Gennaio 2009 - 14:56
Chiedi commenti e poi cancelli quelli scomodi. Vergognati
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