Andrea Pubusa
Finalmente abbiano il nome anche del candidato del centrodestra. Cappellacci. Il primo si era già autocandidato, il secondo lo è stato da Berlusconi, d’intesa con Gasparri. Ma, a parte questa differenza, quali sono le altre?
Del Soru-pensiero sappiamo quasi tutto. Iperpresidenzialista, ferocemente allergico a tutto ciò che si muove senza il suo permesso, lontana da lui assolutamente l’idea di un’autononia del Consiglio regionale o dell’esistenza di articolazioni autonome locali, istituzionali o sociali. Non si muova foglia che Soru non voglia!
Del pensiero di Cappellacci sappiamo meno. Addirittura nepppure sappiamo se ne abbia uno! Sappiamo che stà tentando di allargare l’alleanza ai sardisti (pare anche ai socialisti) e che, per questo, si è dichiarato disposto a rivedere la legge Statutaria, addolcendo il presidenzialismo, mediante l’eliminazione della clausola dissolvente (se il Presidente si dimette o muore o viene arrestato etc., tutti a casa). Stando alle notizie stampa, sembra disponibile anche ad espungre da essa la disciplina che legittima il conflitto d’interessi. Se lo facesse, avremmo il paradosso di un candidato di centrodestra più aperto sui temi istituzionali di quello del centrosinistra! Insomma, un destro moderato contro un destro duro e puro. Certo, tra il dire e il fare c’è di mezzo l’oceano (e, sopratutto, il Cavaliere). Ma è già paradossale che Cappellacci possa affrontare questi temi, mentre Soru considera irrinunciabile quella disciplina, che costituisce il nucleo che ha generato il dissenso anche all’interno della sua area e l’irrimediabile rottura col Psdaz e i socialisti. Insomma, Cappellacci, medio professionista, potrebbe eliminare dall’ordinamento le norme che consentono ad imprese degli assessori o del Presidente di contrattare con se stessi e bilanciare in modo più razionale (alla stelle e strisce, per intenderci) i rapporti Presidente/Assemblea, mentre Soru ritiene queste dispisizioni per lui essenziali come l’aria.
Ma ci sono anche altri paradossi: il candidato di centrosinistra è indagato per questioni attinenti alla sua funzione (caso Saatchi), quello di centrodestra no. Non ha neppure conflitto d’interessi, né necessità di nasconderlo con la foglia di fico del fiduciario. Ma, questo non lo rende migliore: tutti i candidati di destra mutuano il conflitto dal loro padrone, dal Cavaliere, che è titolare del conflitto dei conflitti, della madre di tutti i conflitti. E coi poteri che la disciplina Soru gli trasferisce - se vince - certo intese e deroghe potrebbe concederne più d’una sol che il Cavaliere lo ordini. Quanto ai rapporti con l’amministrazione, secondo i ben informati, i due si assomigliano molto. Pensano che i funzionari siano loro dipendenti o giù di lì. Apprezzano il servilismo, detestano l’autonomia. Ci dicono poi che Cappellacci alla programmazione regionale abbia dato pessima prova, non solo riguardo alla spesa. Del resto, solo accettare di far parte della Giunta Masala è un indelebile marchio negativo.
Tiriamo le somme? Se noi scendessimo dalla luna e non sapessimo nulla dei due schieramenti, che faremmo? Potremmo dire che i due candidati rappresentano due modi d’intendere la destra, e non sapremmo chi scegliere. Se fossimo neocons, meglio Soru, se fossimo moderati, Cappellacci. Se fossimo votati al servilismo assoluto meglio Soru; se sperassimo di poter contrattare qualcosa, mantenendo un alito di autonomia meglio il più debole, meglio Cappellacci.
Invece, viviamo sulla terra, sappiamo altro. Ad esempio, che Soru è più dichiaratamente “sardista” di Cappellacci. Del resto, ci vuol poco a capirlo, bastano i cognomi. Il primo affonda le sue radici nel mondo pastorale almeno fin dall’età nuragica, ha anche nella faccia i segni dell’epopea resistenziale dei sardi mastrucati, il secondo evoca un sbarco dal mare al seguito di chissà quale invasore. Il primo è autocandidato, non ha voluto esserlo dai democratici sardi, il secondo è candidato dai continentali. Eppure, altro paradosso, il primo ha rotto coi quattromori, il secondo forse li imbarca nella sua coalizione. Ma, siccome sono proprio quattro i mori, il nostro campione può anche fregarsene.
Diverso anche l’approccio ambientalista. Soru lo è dichiaratamente. Cappellacci, uomo della destra, non potrà mai esserlo. Da buon economista, seguirà più probabilmente il credo di Adam Smith nella versione rivisitata dai neocons: più si usa la natura e più si accresce la ricchezza. Con l’aggravante che il vecchio Adam non conosceva la seconda legge della termidinamica (scoperta dopo): tutto si trasforma e nulla si distrugge (prima regola della termodinamica), ma, in questa incessante trasformazione, la materia si degrada perennemente e irreversibilmente. Insomma, le risorse naturali non sono infinite, sono finitissime. Certo, per Tuvixeddu Cappellacci non potrà far peggio di Soru, che ha operato così maldestramente da non impedire un bel nulla e, alla fine, ahinoi!, salvo un miracolo, Coimpresa violerà le tombe e si prenderà anche un mucchio di soldi per i danni! Non è un paradosso anche questo? Ma Soru - si dirà - ci ha provato. Da Cappellacci non possiamo aspettarci neanche questo. E poi scuola, cultura, e simili. Ecco qui Soru è sicuramante più a sinistra di Cappellacci. E non è poco. Ma non allarghiamoci troppo. Sul G8 più allineato di Soru Cappellacci non potrà mai essere. L’unica differenza è che il primo è un allineato volontario, l’altro volontario e coatto insieme.
Facciamo il conto finale? Vedendo le cose da sinistra, possiamo pensare ad un pareggio, Soru su ambiente e cultura batte sicuramente Cappellacci, quest’ultimo invece batte il primo in campo istituzionale (almeno stando alle prime dichiarazioni, poi si vedrà), non ha il conflitto d’interessi (almeno personale), non è indagato. Dunque, compensazione, parità.
Certo, con Soru in lista ci saranno Diliberto, la Congera, Uras, Maurandi, la Mongiu e altri sicuri campioni della sinistra. Noi che stiamo “a manca” da sempre siamo salvi, la vecchia talpa potrà riprendere a scavare…Ci saranno poi democratici di sicuro affidamento e autonomia intellettuale: Chicco Porcu e tanti altri cerevlli del suo spessore, la Barracciu e tante altre donne valorose. Qualcuno dei giuristi che hanno assistito il Presidente in questi anni. Soru non vorrà essere da meno rispetto al Cavaliere, che coi suoi avvocati e consulenti è sempre munifico. Li ha portati tutti in Parlamento a continuare la loro opera: i Ghedini, i Pecorella, i D’Onofrio. Avremo così anche una pattuglia di giuristi soriani. E questi sì che sono argomenti forti! Ma lo saranno anche per le migliaia di elettori sardi? E se un sardo vuol votare davvero sinistra, vuole intelligenze autonome, vuole serie politiche del lavoro, una democrazia partecipativa, vuole un rilancio delle autonomie locali, gli basteranno queste presenze? O, pensando che non ci sono alternative vere, si convincerà che, in fondo, il 15 e 16 febbraio, sarà meglio starsene a casa? Insomma, farà parte del 50% che in Abruzzo ha votato o del 50% che ha disertato il seggio?
14 commenti
1 angelo aquilino
30 Dicembre 2008 - 11:43
caro professore,
la seconda legge della termodinamica parla dell’impossibilità di trasformare il calore integralmente in lavoro. E’ la prima legge della termodinamica che vieta che si possa ottenere energia dal nulla o di annullarla. Si attenga al suo mestiere è meglio per Lei.
saluti
Angelo Aquilino
2 admin
30 Dicembre 2008 - 12:08
Caro Prof. Aquilino, noi ambientalisti abbiamo sempre fondato le nostre posizioni sul concetto di entropia, introdotto da von Clausius ed altri nel XIX secolo, secondo cui la trasformazione della materia avviene invariabilmente in una direzione sola, ovvero quella verso il maggior disordine. in altri termini, se è vero che in natura nulla si distrugge e tutto si trasforma (primo principio) è altrettanto vero che questa trasfomazione della materia segue solo la tendenza al degrado, mai quella inversa. Forse è una versione divulgativa del secondo principio della termodinamica, ma è quello che illustrano tanti maestri dell’ambientalismo nei loro libri. Ad es. Rifkin nel suo bel libro di una ventina d’anni fà sull’Entropia. Quindi forse abbiamo ragione tutt’e due. Ma l’importante è intendersi sul fatto che le risorse naturali o sono usate con parsimonia e in modo corretto o inesorabilmente e irreversibilmente degradano.
3 angelo aquilino
30 Dicembre 2008 - 13:13
caro professore,
io ho passato una vita a insegnare chimica sia all’università che a scuola media superiore. Non sono ambientalista militante, ma molto sensibile ai problemi ambientali. I due principi della termodinamica vanno dati in forma negativa in modo che siano (come dice Popper) “falsificabili” e cioè scientifici. Inutile dire che devono essere chiamati principi e non leggi(come ho fatto anch’io distrattamente) perchè il significato è diverso. Una piccola curiosità tutto questo che ci azzecca con Adam Smith?
saluti
aquilino
4 admin
30 Dicembre 2008 - 15:25
Non crediate che su questo articolo ed altri interventi ci siano solo amabili commenti come quelli del Prof. Aquilino. Ce n’è anche violenti, che gridano allo scandalo e alla vergogna. Invitano alla visita psichiatrica. Non li pubblichiamo perché non aggiungono nulla alla riflessione, soltano la degradano. Del resto, abbiamo conosciuto di questi personaggi in altre stagioni. Ci sono sempre e sempre ci saranno: privi di argomenti, legati a pregiudizi e a frasi fatte, ripetono slogans senza capirne il significato, sono deboli culturalmente e dunque abbisognevoli di un capo: io ho conosciuto comunisti fatti così, fascisti, cattolici e tante altre varianti, Hanno tutti in comune l’essere priivi di capacità critica, di cultura e d’intelligenza. Le loro reazioni scomposte, però, non ci hanno mai spaventato né presoccupato. Ci fanno piuttosto sorridere.
5 antonio leoni jr.
30 Dicembre 2008 - 21:52
Caro professore, il commento di Aquilino sarà pure cortese, però è un pò sorprendente che un insegnante di chimica politicamente impegnato abbia insegnato, magari per anni, ai suoi allievi il secondo principio della termodinamica senza dar loro conto che buona parte del dibattito teorico, in economia e in politica, della seconda metà del novecento è stato attraversato proprio dalla crisi, ancora non risolta, che questo principio della fisica ha introdotto in tutte le ideologie, non lasciando affatto indenni quelle progressiste (dall’illuminismo al positivismo fino al marxismo). La non convertibilità totale in lavoro dell’energia degradata in calore e l’inesorabile freccia direzionale dell’entropia dimostrano che non è ipotizzabile un progresso illimitato fondato sul permanente consumo delle risorse naturali non rinnovabili. Il turbocapitalismo della globalizzazione e l’ideologia neoliberista stanno appunto sfidando le conseguenze del secondo principio delle termodinamica, distruggendo risorse materiali e immateriali, non viventi e viventi, sociali ed umane ad un ritmo che accelera l’entropia e il conseguente disordine su scala planetaria. Ma non pare che oggi siano professate convintamene strategie alternative. Anche nella sfera politica si assiste a un processo entropico accelerato. I valori su cui per due secoli si è fondata l’istanza democratica alla quale la rivoluzione francese ha dato l’impulso propulsivo –libertà,uguaglianza, fraternità- e sui quali il movimento operaio aveva innestato l’aspirazione alla giustizia sociale, all’emancipazione da ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo e alla liberazione da ogni dominio politico autoritario non costituiscono più la base teorica né quella etico-pratica di alcuno schieramento politico. L’agire pubblico perciò è dominato da un disordine nel quale i frammenti di quell’energia che voleva cambiare il mondo vanno degradandosi, spesso in forme paradossali. Ciò vale con tutta evidenza in Italia e non si vede perché qualcuno ne consideri esente la Sardegna. A questa entropia politica non pochi pensano si possa rimediare con la semplificazione personalistica. E’ un po’ come la pretesa di risolvere i problemi energetici, derivanti dalla finitezza delle fonti fossili, ricorrendo al nucleare: molta energia concentrata su una sola fonte e centralizzata in un numero relativamente ridotto di potenti impianti. Solo che resta irrisolto il problema delle scorie. E nella nostra politica le scorie di una certa soluzione sono la concentrazione del comando, lo svuotamento delle istituzioni, il dissolvimento della partecipazione diffusa alle decisioni: il che rende tali decisioni inevitabilmente soggette all’ambivalenza, quando non all’arbitrarietà. Ovviamente, oltre ai sostenitori convinti, questa soluzione trova anche la propensione di chi la ritiene il meno peggio. Ma tanto gli uni quanto gli altri farebbero meglio a dimostrare rispetto per chi non la pensa come loro e a non indulgere nell’intolleranza: vi sono scorie che, seppure in un lunghissimo arco temporale, dimezzano e progressivamente degradano i loro effetti tossici; ve ne sono altre, di scorie –tra queste la pretesa di tacitare le altrui opinioni- che, come quelle radioattive, non cessano mai di produrre effetti nefasti. Nell’immediato, tra l’altro, la diffusione di queste particolari scorie può contribuire a confermare i sintomi di una situazione nella quale sembra che, in Italia e in Sardegna, si confrontino ormai solo due destre, rispetto a ciascuna delle quali e a tutte e due insieme v’è più d’uno che non intende affatto scegliere.
6 angelo aquilino
30 Dicembre 2008 - 22:36
caro antonio leoni jr.,
non ho mai mancato in tutti questi anni di divulgare davanti ai miei alunni il concetto dei limiti dello sviluppo, ho anche raccontato più volta la storia del club di Roma e sono autore di alcuni articoli divulgativi sulle energie alternative.Li potrà leggere nel mio sito http://www.angeloaquilino.it alla voce energie alternative. Alcuni di questi pezzi li ha pubblicati il sito http://www.megachip.info,fondato da Giulietto Chiesa. Torni, caro signor Leoni, a fare le medesime osservazioni dopo aver letto questi pezzi,non prima. Inutile dire che non condivido la teoria delle due destre. Durante il governo Prodi ho pensato che Turigliatto fosse organico a Forza Italia e fosse nel libro paga di Berlusconi. L’abitudine a giudicare le cose dai risultati deriva non solo dalla mia educazione scientifica ma anche dall’origine siciliana che mi spinge a chiedermi: sempre a chi giova?
buon 2009 signor Leoni
aquilino
7 antonioleoni. jr
30 Dicembre 2008 - 23:30
Non sono proprio convinto che gli elettori di centrosinistra che si sono astenuti alle elezioni politiche di quest’anno, alle successive elezioni amministrative (comprese quelle sarde) e a quelle regionali in Abruzzo fossero tutti organici a Forza Italia e a libro paga di Berlusconi. Almeno, è scientificamente difficile provarlo. Nè mi pare utile assimilare la posizione di un parlamentare eletto sulla base di un’indicazione di schieramento preventiva e in qualche modo impegnativa a quella di elettori che ancora, come in Sardegna, debbono esprimere il voto e darla, un’indicazione impegnativa. Difficile che una persona libera decida (in Sardegna come, mi auguro, in Sicilia) sulla base della minaccia di scomunica: o voti per questo centrosinistra o sei a libro paga! Meglio cercare altri argomenti.
8 angelo aquilino
31 Dicembre 2008 - 11:01
caro Leoni,
come Lei desidera: Come ha acutamente capito sono a libro paga.La Repubblica mi passa uno stipendio per insegnare chimica alle medie superiori. Lo stipendio è basso perchè come Lei ha certamente capito non sono un colosso della scienza ma solo un modesto orecchiante. Fino al primo settembre prossimo rimarrò in servizio, poi andrò in pensione di vecchiaia avendo compiuto i 65 anni nel marzo scorso e lascio spazio ai docenti più giovani che faranno meglio di me. saluti. aquilino
9 Sergio Ravaioli
31 Dicembre 2008 - 18:48
Ho trovato il dibattito Pubusa - Aquilino piuttosto noioso, ma l’intervento di Antonio Leoni jr. mi ha risvegliato dal sonnecchiare.
Innanzi tutto complimenti al sig. Leoni: un bella testa ed un bel radicalismo: radicalismo una volta frequente nei giovani, quasi connaturato alla gioventù, ora non più (il jr accanto al nome mi fa pensare che Leoni sia giovane).
In una società sana questa intelligenza sarebbe valorizzata e ben convogliata in qualcosa di utile non soltanto per se stesso. Auguro a Leoni che ciò accada anche a lui pur restando in Italia, e magari in Sardegna (cosa ancor più difficile).
Entropia: siamo un Paese ad entropia massima!
L’interlocuzione nervosa , anzi astiosa dei precedenti interventi lo dimostra in pieno: pura dissipazione di energia, agitazione molecolare che produce calore per vie delle continue collisioni, ma incapace di produrre lavoro verso l’esterno.
In termodinamica questa situazione si può migliorare (far diminuire l’entropia) solo aprendo il sistema verso l’esterno.
Tornando all’analogia politica non riesco a vedere come si debba fare per uscire da questa situazione.
Siamo un paese di incazzati, alla continua ricerca di come litigare con il vicino.
E intanto il sistema continua a degradare.
10 angelo aquilino
31 Dicembre 2008 - 23:19
cara ravaioli,
mi sono ripromesso di non partecipare più a nessun dibattito su questo sito. Io non voglio litigare nè con Lei, nè con Leoni, nè con Pubusa insomma con nessuno. mi limito ad augurarVi buon 2009. Così l’entropia si abbassa.
aquilino
11 antonio leoni jr.
2 Gennaio 2009 - 00:13
Non per voler avere l’ultima parola in un dibattito un pò surreale (lo ammetto), ma mi è venuto il dubbio che il professor Aquilino si sia risentito a causa di un fraintendimento. A me pare evidente che non ho affatto lanciato su di lui l’accusa di essere a libro paga di chicchessia. Da quel che ho scritto mi pare evidente che ho sostenuto la scarsa efficacia proprio di simili forme di scomunica. Buon anno a tutti.
12 angelo aquilino
2 Gennaio 2009 - 11:16
non sono risentito,caro antonio leoni jr., io senplicemente non so chi è Lei (di certo non ho mai visto il suo nome tra quelli dei vincitori del premio nobel per materie scientifiche), mentre Lei sa che sono docente di chimica. Lei si prende troppi vantaggi trancia troppi giudizi al buio. Pertanto lascio perdere questo dibattito e Le rinnovo gli auguri di nuovo anno
aquilino
13 Massimo Usai
8 Gennaio 2009 - 10:28
Scusi Aquilino,
ma le su internet non si aspetterà di confrontarsi esclusivamente con premi Nobel o docenti della sua caratura? Suvvia. Si chiama “partecipazione al processo democratico”: ognuno dice la sua.
14 antonio leoni jr.
9 Gennaio 2009 - 15:09
Competere col professor Aquilino sul rispettivo curriculum potrebbe rivelarsi ingeneroso. Sono molto più giovane, ho potuto sfruttare maggiori opportunità di formazione specialistica e posso ancora sfruttare opportunità anche professionali di aggiornamento maggiori di quanto abbia potuto o possa fare lui. Giocare entrambi al “lei non sa chi sono io” poi non renderebbe più simpatico o convincente nessuno dei due. Non lo seguirò quindi su questo terreno. Come è evidente, il confronto è piuttosto sulle differenti convinzioni culturali, prima ancora che politiche. Ed è anche un confronto sui modi di gestire il confronto stesso. Si può restare fermissimi sulle proprie idee e persino intransigenti nei giudizi, addirittura è più che legittimo, oltre che perfettamente umano, coltivare i propri pregiudizi. Pensare di imporli al prossimo è un altro paio di maniche. Se si affronta una discussione è preferibile puntare di più sul ragionamento. Tra i ragionamenti affrontati in questa come in altre circostanze su questo sito mi sembra, anche in occasione della campagna elettorale sarda in corso, di doverne riproporre uno. Ammettiamo, per pura ipotesi e per semplificare la discussione, che tra i pretendenti in lizza ciascuno enunci, sui terreni dell’economia, dell’ambiente, dell’efficienza amministrativa, il programma più vicino ai nostri rispettivi convincimenti. Evitiamo, sempre per ridurre ogni complicazione, di avanzare qualsiasi rilievo sulla qualità e sui contenuti di ciascun programma. Ammettiamo persino che ciascun programma sia enunciato per convinzione personale e non per mera captatio del consenso. Consideriamo nel contempo che, così come è accaduto nella elaborazione di quei programmi, anche al fine della loro realizzazione quel che ci viene chiesto è di rinunciare a ogni forma di condivisione delle relative decisioni, le quali resteranno esclusivamente in mano ai proponenti. Potremo aderirvi, a quelle decisioni, ma non prendere parte attiva alla loro assunzione. Il nostro ruolo è stato e sarà solo quello di esecutori o di spettatori. E’, mi pare, ciò che entrambi i maggiori schieramenti in campo ci stanno prospettando prima del voto. Ora, il fatto che in ciò vi sia un evidente e comune difetto di democrazia, incide o no sulla nostra valutazione di entrambi i programmi e dei rispettivi candidati? Insomma, purchè i treni arrivino puntuali (per mutuare uno slogan noto ancorchè riferibile a un preciso momento della nostra storia) si può accettare qualsiasi forma di governo politico? Può darsi che siamo ridotti a questo, cioè al fatto che un alto tasso di democrazia sia ormai ritenuto inconciliabile con il soddisfacimento di aspettative materiali e di bisogni concreti (i più diversi a seconda delle appartenenze sociali o culturali). Sarebbe abbastanza interessante misurare su questi temi il cambiamento che si è prodotto nella nostra società, sarda e italiana e forse in ciascuno di noi. Forse, ormai, più interessante che scontrarci su quel che ciascuno di noi farà il giorno in cui saremo chiamati a votare.
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