Amsicora
I porcelli regionali
Avete mai visto una legge che punisce i virtuosi e premia i viziosi? Che so io? Una legge che premia i ladri? Ce n’è una proprio in Sardegna. Sulla peste suina, la legislazione sarda incoraggia chi contrae il virus e punisce chi, con zelo, lo evita. I virtuosi li mette in mutande e neppure li risarcisce. E così i maliziosi, ma anche non pochi addetti ai lavori dicono che spesso il virus si propaga non per caso o per disgrazia, ma dolosamente per vil danaro. In fondo, senza grande fatica i capi abbattuti vengono pagati come venduti. Non sarà sempre vera la favola dell’autopropagazione, ma il risultato dell’attuale legislazione è sotto i nostri occhi. Chi nel settore scansa una gestione professionale prende sempre il virus e i soldi, chi si deve confrontare col mercato ed esercita l’attività in modo imprenditoriale, nel rispetto scrupoloso delle norme igienico-sanitarie, viene bloccato senza risarcimento.
Dico questo per esperienza diretta: conosco un imprenditore serio che non ha mai contratto il virus. Qualche anno fa gli hanno sospeso l’attività per cinque mesi in quanto la sua azienda ha avuto la malasorte di trovarsi nel perimetro di contaggio, che giustifica il blocco dell’attività. Ha perso contratti milionari, un avviamento creato in una vita di duro lavoro, suo e dei figli; non ha avuto neanche una deroga in considerazione delle perfette condizioni iegienico-sanitarie del suo salumificio, attestate dalla ASL. In Italia per di più non esiste, ancora, un principio generale di indennizzo da pregiudizio conseguente a provvedimenti legittimi dell’amministrazione. L’indennizo c’è solo se la legge espressamente lo prevede, come nelle espropriazioni per pubblica utilità. In Francia e Germania invece non è così: lo Stato indennizza in generale quei danni che derivano dall’esigenza di tutelare interessi della collettività. Come nel caso di chi si vede sospendere l’attività per la tutela dell’igiene e della sanità pubblica, senza alcuna colpa, se non quella di avere l’azienda in una zona colpita dalla peste africana. Risultato di questa nostra disciplina incivile: l’Assessorato alla sanità alla Sanità ha sospeso l’attività del mio incolpevole conoscente perché rientrante nel perimetro di infezione, ha risarcito chi, entro quella zona, ha preso il virus, mentre il mio povero imprenditore virtuoso ha subito danni, che lo hanno messo in ginocchio, senza alcun indennizzo. L’assurdo? Se avesse contratto il virus avrebbe avuto considerazione!
Morale della favola: i veri imprenditori vengono cacciati dal mercato, quelli non professionali o che addirittura autoinfettano i propri animali (almeno così qualcuno insinua, ma chissà se è vero) ricevono gli indennizzi per rimanere in vita.
Rimedi? Il più semplice: mettere fuori legge chi non segue criteri imprenditoriali di allevamento e di trasformazione, premiare e indennizzare chi subisce pregiudizi in conseguenza del virus contratto da altri, negare qualsiasi ristoro a questi ultimi. Si dirà che così la legge diventa troppo dura, ma - a ben vedere - è il trattamento oggi riservato agli allevatori e ai produttori di salumi e prosciutti virtuosi. Se dura lex dev’essere, almeno lo sia per i cattivi, non per i buoni!
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