Attenzione, non urinate nei cespugli!

15 Febbraio 2016
1 Commento


Amsicora

Confessate, compagni ed amici, quando, negli anni verdi, andavate nel contado alle sagre paesane a cercar pulzelle ruspanti, o quando, d’estate, tiravate fino tardi a chiacchierare con amici, con debita scorta di birra fresca, quante volte avete pisciato all’aria aperta, fra le fresche frasche? O anche, più grandetti e impegnati, tornando da qualche accesa riunione in provincia? E quante volte, per non farla da soli, avete invocato il noto brocardo: “chi non piscia in compagnia è un ladro o una spia“? E, buon per voi, che non è passata la gazzella dell’Arma, se no un verbale e un’ammenda non ve li avrebbe tolti nessuno. E così, malandrini, l’avete fatta franca! Siete diventati, medici, primari, siete saliti in cattedra, magari siete diventati principini del foro o, perfino, con tocco e toga, avete reso giustizia, ma di quelle pisciate giovanili nessuno ne ha mai saputo nulla. E meno male, perché se no, sapete cosa vi avrebbe riservato la sorte? Il licenziamento in tronco! Si proprio così! Senza neppure preavviso! E. per vostra fortuna, non c’è il codice Giovanardi, se no anche un bel po’ di frustate avreste preso!
No, non è uno scherzo carnascialesco. E’ cronaca vera. In un paese in cui siedono nelle assemblee elettive molti condannati per reati non proprio lievi, in cui vengono, senza battere ciglio, candidati a sindaci personaggi sotto processo, e altri, perfino in odore di evasione, vengono elevati al soglio delle segreterie regionali, sì proprio in questo paese, a Bergamo per l’esattezza, un insegnante di filosofia è stato licenziato perché, in una notte di mezza estate, urinò in un cespuglio. E non perché l’urina faccia male ai cespugli, no! per offesa alla pubblica decenza. E poco importa che l’episodio risalga a ben undici anni fa, che l’insegnante sia apprezzato da studenti, colleghi e genitori, che sia padre di tre figli e regolarmente sposato (se fosse copia di fatto, questa sì che sarebbe un’aggravante!), poco importa che la sua famiglia sia dedita ad opere di bene (i genitori erano medici volontari in Africa). No! Tutto questo non conta. La giustizia è implacabile: Stefano Rho, quarantatreenne, sposato e padre di tre figli, laureato in Filosofia alla Cattolica, insegnante da poco in ruolo, dev’essere licenziato in tronco! Lui nel casellario giudiziario non aveva precedenti. Di quella pisciata di tanti anni fa, in una notte ferragostana, non era rimasta traccia, il cespuglio è cresciuto ed è rigoglioso, lui aveva pagato l’ammenda e se n’era perfino scordato di quell’attentato alla pubblica decenza. E poi tanto pubblica l’indecenza non era: quando avvenne il misfatto erano le due di notte, nessuno circolava e le pudende dei pisciatori erano debitamente celate …dai cespugli (non spinosi, s’intende!).
E’ proprio vero! La giustizia, nella patria del diritto è lenta, ma implacabile proprio come nel detto sardo, cumenti narat su diciu: “sa giustizia faidi che su priogu: andada a pagu e anca si frimada ndi tirada s’arrogu” (traduz. per i continentali: la giustizia fa come il pidocchio: va lentamente e quando si ferma strappa il pezzo). Ma per i sardi “sa justitzia” è governo, apparato repressivo, magistratura, un tutto indistinto, senza separazione dei poteri, senza garanzie, senza ragionevolezza e proporzionalità. Proprio, come nel caso del povero insegnante di filosofia, in cui l’Arma, il preside, la Corte dei conti, gli hanno, senza un barlume di buon senso, tirau s’arrogu, tolto il lavoro. Ahi! Se fosse ancora in vigore il Codice barbaricino! Allora le pisciate fra i cespugli in su cracchi, nella macchia o nell’orto di casa erano d’obbligo! Mancavano i servizi! L’assoluzione era sicura! Anzi, il fatto non costituiva reato! Non c’era neppure procedura. Ma, ahinoi!, il Codice delle Barbagie è caduto in desuetudine. Siamo nello Stato di diritto, bellezze! Ci sarà un giudice …a Berlino?

1 commento

  • 1 francesco Cocco
    15 Febbraio 2016 - 13:01

    Sono contento che il direttore del blog abbia uno spiccato senso dell’ umorismo. Bisogna evidenziare che la pipì contiene urea, che è un ottimo concime. Poi siamo in una fase di siccità prolungata ed alla fine la pipiì è pure un’ irrigazione di soccorso e necessità.

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