Referendum costituzionale: istruzioni per il NO

4 Febbraio 2016
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Alfiero Grandi

Anche a Cagliari si è costituito il Comitato per il NO al referendum. Si riunisce ogni mercoledì in via Alagon 30 alle 19. Ora sta organizzando per il 12 la partecipazione presso la Sala del Banco di Sardegna di viale Bonaria ad una Conferennza del Prof. Federico Sorrentino, costituzionalista della Sapienza, sulla portata delle modifiche costituzionali Renzi-Boschi-Verdini. Da molte parti ci si chiede cosa fare e cosa dire nella campagna referendaria. Ecco alcune istruzioni per l’uso. 

Il governo sta preparando una campagna di propaganda martellante e molto
costosa - che temo pagheremo tutti noi - per convincere le elettrici e gli
elettori al sì..
La nostra risposta non può che essere quella di fare appello ai cittadini,
alla loro partecipazione, al loro contributo. Già oggi la concentrazione di
appoggio mediatico al governo è enorme. Dobbiamo reagire, chiedendo l’aiuto
di tutti. Chiederemo a tutti gli organi di garanzia di fare il loro
mestiere, non solo durante la campagna elettorale ma a partire da subito,
pretendendo parità di diritti anche a chi ha, come noi, una posizione
contraria già nell’avvio della campagna per il no e per la raccolta delle
firme per abrogare le norme della legge elettorale.
Cercheremo con le forze che abbiamo, intellettualmente brillanti ma
finanziariamente modeste, di reagire. Molti aderenti stanno chiedendoci di
affinare gli slogan elettorali, di semplificare il messaggio ed è giusto
provarci, rispondendo colpo su colpo.
A chi dirà che sono stati tagliati i posti in parlamento dovremo rispondere
che è stato ignorato un ddl nato proprio nel Pd che proponeva con meno
parlamentari complessivi un equilibrio numerico accettabile tra camera e
senato, senza mantenere l’attuale bicameralismo perfetto. Il Senato invece è
ridotto da queste modifiche costituzionali ad un ectoplasma, con ben 10
modalità di partecipazione ai compiti legislativi (alla faccia della
semplificazione) come ha calcolato il prof. Azzariti, con componenti che non
verranno eletti e quindi non risponderanno agli elettori e questo - come ha
detto più volte il prof. Pace - contraddice i “principi supremi” della
Costituzione. Il Senato avrà componenti che non avranno né il tempo, né la
voglia di svolgere i compiti loro assegnati perché sono stati eletti per
fare i sindaci e i consiglieri regionali e dedicheranno il tempo libero all’attività
parlamentare.
L’elettività diretta di tutti i parlamentari è un principio fondamentale
inderogabile. Il futuro Senato inoltre non avrà mai i numeri sufficienti per
garantire un minimo di effettiva rappresentanza politica e malgrado questo
eleggerà due giudici costituzionali, interverrà sugli altri organi di garanzia
costituzionale e per di più dovrebbe rappresentare le autonomie locali e le
Regioni, per ironia della sorte: proprio quando vengono ridotti i loro
poteri.
Un autentico pasticcio e un grande imbroglio.
A chi dirà che diminuiranno le spese per la politica ricorderemo che
spendere meno in questo caso è spendere peggio perché il Senato diventerà
una sorta di dopolavoro di lusso, mentre la Camera dei deputati, unico
organo che darà la fiducia al governo, resterebbe esattamente come è ora,
con la differenza di fondo che il suo ruolo è ribaltato rispetto al governo.
Infatti ora è il parlamento che decide (o dovrebbe farlo) gli indirizzi
politici e il governo è un esecutivo che ne attua le leggi, in futuro grazie
ai meccanismi di modifica della Costituzione ci sarà oltre a un
accentramento dei poteri nel governo anche una subalternità della Camera al
governo che ne decide l’agenda, sommando all’uso smodato dei decreti legge
la possibilità per il governo di obbligare la Camera ad approvare entro 75
giorni i suoi provvedimenti di legge.
In realtà la Costituzione cambiata da Renzi avrà al centro il governo,
renderà subalterno il parlamento, influenzerà in modo pesante tutti gli
organi di garanzia e le autonomie che la Costituzione nata dalla Resistenza
ha previsto per impedire che l’Italia potesse slittare verso l’uomo solo al
comando.
Il sindaco d’Italia o il premierato forte, non ha molta importanza la
definizione, è esattamente un uomo solo al comando, per di più rafforzato
dall’essere anche il leader del partito di maggioranza e quindi determinante
nella nomina di fatto dei parlamentari.  Se le modifiche della Costituzione
andassero in porto e questa legge elettorale restasse in vigore; malgrado i
ricorsi a raffica presentati nei tribunali dei capoluoghi dal gruppo di
avvocati guidato da Felice Besostri e l’iniziativa referendaria per abrogare
2 punti salienti della legge elettorale, il futuro governo potrebbe decidere
di abusare dell’enorme premio di maggioranza per completare il percorso
delle modifiche istituzionali.
Non ci è sfuggito che importanti Banche di affari abbiano chiesto
esplicitamente all’Italia come agli altri paesi europei di abbandonare le
Costituzioni democratiche nate dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Anche se noi dobbiamo mantenere una capacità di argomentazione e dobbiamo
ribattere punto per punto nel merito è chiaro che i messaggi di fonte
governativa tenderanno alla semplificazione. Quindi dobbiamo impegnare noi
stessi e soprattutto farci aiutare da chi ne ha le competenze, chiedendo a
tutti coloro che sono in grado e vogliono farlo di aiutarci a rispondere con
immagini efficaci. Padellaro domenica scorsa ha messo il dito nella piaga,
ma non basta che figure che consideriamo amiche ci dicano quali sono i
nostri limiti, in parte almeno li conosciamo già, occorre che ci aiutino
sapendo che allo stato non abbiamo neppure le risorse per commissionare
progetti e tanto meno per acquistare spazi sui media.
Ci rivolgiamo a tutti: aiutateci a fare meglio, non limitatevi a contemplare
i nostri limiti, sono in gioco la Costituzione, la qualità della democrazia
italiana e questo riguarda tutti. La democrazia si esercita parteggiando
nelle scelte di fondo e ci auguriamo che tanti capiscano che in questo caso
occorre più che mai parteggiare e occorre farlo come scelta gratuita, perché
noi non avremo mai i mezzi che altri stanno mettendo in campo. Saremo forti
se sapremo mobilitare le energie disponibili,  se faremo sentire importanti
le persone, contando sulle loro energie, sulla loro intelligenza e volontà
di partecipazione e riscatto.
 

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