Andrea Pubusa
Ecco il corpo del reato! Parlando degli assalti ai portavalori, “organizzati con grande dispiegamento di uomini e mezzi”, il procuratore generale Roberto Saieva ha detto che “è agevole la considerazione che nella esecuzione di questi delitti si è trasfuso l’istinto predatorio (tipico della mentalità barbaricina) che stava alla base dei sequestri di persona a scopo di estorsione”. Come qualificare questa frase dell’alto magistrato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario? Una frase infelice, ignoranza, razzismo? Diffamazione nei confronti dei sardi? E che dire delle immediate reazioni dal mondo politico e culturale sardo? Tipo: “Siamo tutti sardi, siamo un solo Popolo, siamo tutti pastori perché siamo figli di quella cultura, di quei saperi, di quella fatica, con quella profonda e orgogliosa identità. Credo che il Popolo Sardo meriti maggior rispetto”. E poteva mancare l’evocazione del colonialismo e della prepotenza?
A me sembra tutto eccessivo, sopra le righe, scontato. Quella del popolo sardo indistinto, un sol tutto, mi sembra un’idea balzana, una cavolta, non diversa, in fondo, dall’oggetto della critica. I predatori non sono solo quelli che vengono dal mare. No, no ce n’è anche da noi, indigeni. Si può obiettare che non sono solo in Barbagia. Direi! Non è questa l’epoca della globalizzazione? E allora? Allora, la voracità, amici miei, si manifesta più diffusamente, globalmente. Quella della grande finanza e del capitalismo, ormai senza contrasto, è sfrontata, senza paure o pudori. E dalle grandi ricchezze (i 60 uomini più ricchi del mondo hanno tanti beni quanto l’altra meta dell’umanità!) si estende a quelle meno importanti, dai manager di grandi aziende a quelli della P.A., passando per tutti coloro che hanno redditi sproporzionati al bisogno e al lavoro. E lì - come le indagini delle procure insegnano - la violazione delle leggi è fisiologica e proporzionata all’abnormità degli arricchimenti. In questo contesto - caro signor Procuratore generale - l’assalto a qualche bancomat o a qualche furgone è poca cosa. Le bricciole della più grande rapina globale. Bricciole per piccole bande di disperati, nel nuorese come nel cagliaritano come a Roma o a Milano, a New York come a Londra. Delinquenza urbana, ovunque si manifesti. Il mondo barbaricino e dei pastori non c’azzecca. Altra era la devianza nell’ordinamento barbaricino. E allora, se posso permettermi, per evitare luoghi comuni, frutto di pregiudizio, amichevolmente e senza alcun intento polemico, si può consigliare al Procuratore generale di ampliare i propri orizzonti: per stare in argomento, la lettura di Antonio Pigliaru è d’obbligo. Ma anche i classici della globalizzazione non possono essere trascurati. Senza andar lontano ci spinge in questa direzione anche l’articolo precedente in questo stesso blog. In fondo, la lettura e la cultura rende immuni da ogni pregiudizio. Da quello sui barbaricini predatori e dei sardi tutti uguali. Buona lettura a tutti, me compreso!
1 commento
1 Tonino Dessì
2 Febbraio 2016 - 14:25
Anche la Costituzione, caro Andrea, col divieto di discriminazione per sesso, razze, culture, opinioni, religioni, dovrebbe essere ripristinata come materia di conoscenza e di aggiornamento permanente di molti magistrati della pubblica accusa.
Ma tu te la immagini, una sentenza di qualsiasi Tribunale o Corte d’Assise con velleità di superare il riesame in Appello o l’esame censorio di legittimità in Cassazione che si sognasse di basarsi su assunti come quelli enunciati dal dottor Scaieva?
Per fortuna, a Costituzione vigente, non potrebbe accadere. Almeno sul braccio giudicante della giustizia forse possiamo ancora contare.
Forse, perchè non si sa mai, soprattutto in un clima di picconate alla Costituzione.
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