Crisi idrica e problemi irrisolti

28 Gennaio 2016
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Tonino Dessì

Il fatto è che quest’anno non piove. E il mare non è fatto di acqua dolce. Dopo trent’anni che non se n’è più parlato, temo che presto sentiremo nuovamente invocare i dissalatori. Con l’aria che tira qualche nostro governante regionale potrebbe anche prendere la cosa sul serio. Ovviamente sarà la solita scempiaggine estemporanea.
Quello che non è estemporaneo è che da almeno vent’anni il problema dell’invasamento della risorsa primaria in Sardegna è stato risolto, come è stato risolto -fisicamente- il problema delle interconnessioni tra i sistemi. Tuttavia per vent’anni si è continuato a sperperare l’acqua. Mentre ci si è accaniti a creare e a lottizzare un mostro burocratico come Abbanoa, non è stato praticamente fatto nulla per rinnovare il sistema della distribuzione. L’acqua va persa in rete e addirittura è stata sversata in mare quando alcuni invasi si sono colmati.
Il 30 per cento della risorsa idropotabile è consumata dai centri abitati. Non è una quantità immensa, ma tutti abbiamo esperienza di come siano ridotte le reti urbane di distribuzione.
La gran parte dell’acqua consumata per uso civile finisce (almeno: dovrebbe finire) in depuratori, che però non sono finalizzati al riciclo per il riutilizzo agricolo o urbano: conclusivamente viene buttata via.
Il restante settanta per cento dell’acqua raccolta va prevalentemente all’agricoltura, considerato che il consumo industriale di acqua dolce in Sardegna non superava, vent’anni fa, il dieci per cento: non è verosimile che sia aumentato, anzi è probabile il contrario. Chi ha occhio per queste cose si rende conto che ancora molta parte della canalizzazione per la distribuzione irrigua è a cielo aperto, soggetta a evaporazione e a perdite. Nessuno sa se è stata completata l’installazione dei contatori nelle aziende agricole. Non esiste pianificazione nè regolamentazione dell’uso virtuoso dell’acqua a seconda delle colture.
Esistono ancora feudi politici di gestione dell’acqua, in particolare alcuni grandi consorzi di bonifica e c’è anche l’Enel, che quattro anni fa si vendette in piena estate l’acqua (non sua, visto che deve usarla soltanto per ricaricare un sistema idroelettrico chiuso) del Lago di Gusana, svuotandolo.
Se c’è una risorsa sulla quale abbiamo una larga sovranità é proprio l’acqua. Se c’è stato un segmento strategico del dibattito sullo sviluppo prima che arrivassero sulla scena politica e di governo “innovatori” immemori, rozzi e malamente acculturati, è stato, decenni fa, quello sull’acqua in Sardegna.
Il risultato è uno scenario da incubo: quello che si prospetta per la prossima, vicina estate.
Non piove, ma ladri ce ne sono molti.

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