Andrea Pubusa
Molto incoraggiante la riunione per la costituzione del Comitato per il referendum a Cagliari. Si pensava a una riunione ristretta, invece la partecipazione è stata così ampia da trasformarsi in un’assemblea. Nel corso della riunione abbiano appreso che già si va costituendo un altro comitato in città e alcuni gruppi già stanno attivandosi nell’himterland, a partire da Quartu. Era presente una rappresentanza del Medio Campidano col presidente dell’ANPI, che ha manifestato la volontà di costituire un comitato anche in quell”area. Insomma, la situazione si muove positivamente.
Nel merito, l’assemblea ha solo toccato i temi referendari, soffermandosi sulle questioni operative. L’ANPIA ha messo a disposizione la sua sede di Via Alagon 30, come base operativa del coordinamento del Comitato, che si riunirà al CSS o in altra sede per le riunioni più ampie.
Le scelte organizzative sono semplici e improntate alla massima apertura e partecipazione. Le riunioni del Comitato saranno aperte a tutti e, in quella sede di carattre assembleare, si deciderà sulle iniziative e sui contenuti della campagna referendaria. Il coordinamento ristretto, da formare, avrà solo compiti di impulso e di organizzazione. Ci sono aspetti specifici su cui responsabilizzare compagni e amici competenti, a partire dai rapporti coi media, dal coordinamento dei siti schierati per il NO a finire con la circolazione dei materiali.
Sulle modalità della campagna referendaria in tanti hanno avanzato l’esigenza di mettere da parte o attenuare i tecnicismi giuridici per dare risalto agli aspetti sociali della battaglia: la difesa e l’ampliamento degli spazi democratici fa tutt’uno con la lotta per i diritti del lavoro e per l’occupazione, con la tutela dell’ambiente e dei beni comuni. Incoraggiante da questo puno di vista la presenza di un rappresentante della FIOM, che ha preannunciato la mobilitazione dei metalmeccanici per il NO.
Nell’immediato si è deciso di incontrarci venerdì alle 19 nella sede dell’ANPIA in via Alagon 30 per assumere le misure pratiche ed esecutive dell’assemblea di ieri: la formalizzazione del Comitato, l’indizione di una Conferenza stanpa di presentazione e l’organizzazione di un’assemblea pubblica di lancio del Comitato alla presenza di una rappresentante del Comitato nazionale. Nel frattempo terremo un’altra riunione allargata, come quella di ieri, per mettere a fuoco il contenuto e le iniziative della campagna referendaria in città, la predisposizione del materiale di propaganda, l’uso dei media e dei social e per elaborare un piano di finanziamento.
In sintesi, quella di ieri à stata una buona partenza, che lascia ben sperare.
La campagna referendaria parte anche a livello mazionale come ci dice Alfiero Grandi, del Comitato nazionale, nell’articolo che segue.
Alfiero Grandi
Consapevole o meno Renzi, con la sua affermazione che il suo futuro
personale e’ legato all’esito del referendum sulle modifiche costituzionali,
contribuisce a destare interesse per un appuntamento politico che molti
elettori neppure sapevano ci sarebbe stato. Naturalmente sovrapporre il suo destino all’esito del referendum da parte di Renzi e’ strumentale, per
mettere il merito del referendum in secondo piano, per sfuggire alle accuse di stravolgere la Costituzione nata dalla Resistenza, puntando ad una sorta di Sindaco d’Italia o, come dicono altri, ad un premierato forte mascherato.
Renzi lo fa puntando a trasformare questo appuntamento in un referendum su di lui piuttosto che sullo stravolgimento della Costituzione che è il vero oggetto del referendum.
Questo tentativo strumentale va respinto. Gli elettori saranno chiamati a
votare sulle modifiche della Costituzione che e’ cosa ben piu’ importante
del destino di Renzi.
Lo stravolgimento della Costituzione attuato con queste modifiche,
fortemente volute da Renzi, sta arrivando in porto con modalita’ che
stravolgono la prassi e lo spirito della Costituzione, lavorando su proposte
del governo per rafforzane il ruolo diminuendo quello del parlamento,
fingendo di dimenticare che dovrebbe essere il parlamento a definire il
ruolo del governo e non viceversa. Non va infatti dimenticato che la
Costituzione stabilisce che l’Italia e’ una repubblica parlamentare.
Va aggiunto che Renzi dopo avere ricattato numerose volte i parlamentari (o votate la fiducia al governo o tutti a casa) perfino sulla legge elettorale,
ora cerca di ricattare gli elettori minacciando il suo ritiro con un
sovraccarico che riguarda solo lui e il suo metodo di continuo rilancio
della posta in gioco.
Occorre reagire con serenita’, mantenendo al centro il merito delle proposte sottoposte a referendum, per convincere gli elettori a respingerle. Se poi qualcuno approfittera’ della sfida per altri fini sara’ responsabilita’ anzitutto di chi ha innescato questa spirale perversa, cioe’ Renzi stesso.
Va sottolineato che in ballo ci sono oltre le pur decisive modifiche della
Costituzione anche la legge elettorale. Infatti sul piano degli effetti
istituzionali le modifiche costituzionali sono intrecciate fino a fare un
tuttuno con la legge elettorale Renzi-Boschi.
La legge elettorale, approvata con un abuso del voto di fiducia, infatti
contribuisce a cambiare la sostanza delle regole democratiche e in
particolare della rappresentanza politica del nostro paese, con una pesante torsione maggioritaria. Un solo partito avra’ un enorme premio di maggioranza (340 deputati) se raggiungera’ il 40 % dei voti al primo turno.
Altrimenti andra’ al ballottaggio con il secondo piazzato e il vincitore
nello spareggio avra’ un premio di maggioranza ancora maggiore. Inoltre i deputati saranno per almeno i 2/3 nominati dal capo partito (nel caso
specifico capo del partito e insieme del governo) il quale si trovera’ ad
avere del tutto asservita l’unica Camera che da’ e toglie la fiducia al
governo e che ha l’ultima parola sui provvedimenti di legge. Se a questo
aggiungiamo la spogliazione di poteri delle regioni, l’accentramento delle
decisioni nelle mani del governo perfino sui tempi dei lavori parlamentari, il declassamento del Senato ad una camera dopo-lavoro, visto che sindaci e consiglieri regionali sono eletti per fare altre cose, e quindi non potranno esercitare seriamente neppure i poteri rimasti, con senatori non eletti e che quindi non rispondono agli elettori. Così arriviamo alla chiusura del cerchio di un accentramento mai visto dei poteri nelle mani del capo del governo, con una torsione se non proprio autoritaria certamente molto decisionista. Del resto ne abbiamo avuto gia’ numerose anticipazioni, da atteggiamenti di negazione del valore del dialogo sociale e in particolare del ruolo dei sindacati, all’attacco ai diritti di chi lavora rappresentato dalla liberalizzazione del tempo determinato e dalla cancellazione dell’articolo 18 per i nuovi assunti, fino a decisioni su materie ambientali che hanno fatto insorgere le regioni che hanno chiesto un referendum contro i permessi di trivellazione concessi in spregio alle norme ambientali. In futuro per le regioni questo referendum sarebbe molto difficile chiederlo.
Sono solo alcune della anticipazioni che dicono molto della concezione del
potere e quindi del significato delle modifcihe della Costituzione, insieme
alla legge elettorale.
Non si tratta solo della ricerca di un rafforzamento del potere personale da parte di Renzi, che pure c’è. C’e’ qualcosa di piu’. La cortina fumogena alzata con la polemica con Juncker non serve solo ad ottenere qualche zero virgola di flessibilita’ in piu’, dopo avere abbandonato in passato la Grecia al suo destino, ma rivela che il governo Renzi per rispettare i parametri europei (più o meno gli stessi che ha dovuto subire la Grecia) si prepara a manovre pesanti, socialmente indigeribili e che le misure che rafforzano il potere autoritativo del governo sono funzionali a farle passare, costi quel che costi, cioe’ ad imporle nei prossimi anni.
Il referendum sulle modifiche della Costituzione e la raccolta delle firme
per promuovere quelli sulla legge elettorale saranno un’occasione importante per le elettrici e gli elettori per farsi sentire, tanto più che altri referendum saranno in campo a partire dalla scuola e dal lavoro. Ad aprile partirà la raccolta delle firme per ottenere i referendum per abolire premio di maggioranza e ballottaggio e garantire il diritto per i cittadini di eleggere tutti i deputati, senza nominati dai capi partito.
1 commento
1 La campagna referendaria per il NO è partita | Aladin Pensiero
21 Gennaio 2016 - 09:09
[…] . di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi […]
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