Andrea Pubusa
Il direttore de L’Unione sarda, Antony Muroni, mi ha chiamato e mi ha contestato con forza il titolo e il contenuto dell’articolo di ieri sulle vicende Procura-Lirico, pubblicato su questo blog, a firma Amsicora, dunque riferibile al direttore di Democraziaoggi. Ho chiesto al dr. Muroni di inviarmi due righe di contestazioni, da pubblicare. Non ha ritenuto di accogliere questa mia proposta, anche perché - e lo capisco - una corazzata non può scendere al livello di un fuscello. Quindi riassumo io le contestazioni: il direttore de L’Unione ritiene che il nostro titolo (”scoop fasullo“) sia offensivo del prestigio di una testata onorata ed implichi un attacco alla serietà dei suoi giornalisti. Certo la nostra è una critica netta, che, però, rientra nella dialettica usuale nel confronto politico e giornalistico del nostro Paese. Tuttavia, non ho alcuna difficoltà a dire, come mi sembra chiaro, che l’articolo non intendeva in alcun modo mettere in discussione la serietà e la professionalità della testata e dei giornalisti, che stanno seguendo la delicata vicenda, quanto prospettare una diversa lettura e qualificazione dei fatti, posto che gli atti, a firma Mura e Ganassi, non sono a disposizione, neppure de L’Unione.
Stante la mancanza delle carte, nel merito credo opportuno un approfondimento, anche da parte dei giornalisti de L’Unione, di questo aspetto, sottolineato nell’articolo “incriminato”. Il meccanismo “contestazione di addebito-deduzioni a difesa”, oppure “richiesta di spiegazioni su singoli punti - argomentazioni a chiarimento”, e simili, rientra in uno schema classico delle procedure. E’ uno schema degli ordinamenti democratici e garantisti, in cui la decisione finale non è mai unilaterale, inaudita altera parte, ma è sempre preceduta da una fase interlocutoria per comprendere le ragioni altrui, per sentire l’altra campana. A ben vedere, è il principio del contraddittorio (contestazione-difesa) dello stesso processo penale, costituzionalizzato per tutte le procedure giustiziali, e ora esteso anche alle procedure amministrative, grazie alla nota legge n. 241/1990.
Muovendo da questa premessa, l’interpretazione della vicenda Mura-Pilia-Ganassi, a noi sembra rientrare in questo schema, e cioé che il Procuratore capo Mura non avesse ancora assunto alcuna decisione finale, comunque denominata, ma avesse contestato al sost. Pilia alcuni inadempimenti o forse, ancor meno, gli avesse chiesto chiarimenti sulla conduzione dell’inchiesta Zedda bis. Un avvio della procedura più che una conclusione. Sentite le ragioni di Pilia, che, per il ben noto pensionamento di Mura, sono state ricevute dal nuovo Procuratore capo facente funzioni Ganassi, la procedura è stata chiusa da quest’ultimo senza alcun provvedimento. Può darsi che ci siano state indicazioni del capo dell’ufficio al sostituto, ordinaria interlocuzione, ma questa è solo una supposizione.
Probabilmente le cose non sono andate così, ma, in assenza di fonti documentali, ci è sembrato di dare un contributo di comprensione a una vicenda importante. In ogni caso, senza la conoscenza diretta degli atti (che anche L’Unione non dice di avere), mi sembra doverosa una versione dei fatti soft, più aderente allo sviluppo ordinario delle procedure, in modo da non ingenerare allarmismi e preoccupazioni.
Detto questo, possiamo tutti impegnarci a capirne di più. Quanto da noi prospettato può essere una traccia anche per i giornalisti de L’Unione, posto che parte da premesse giuridiche non campate per aria. Almeno fino a quando non avremo in mano le carte. Allora dovremo attenerci a quelle. Quanto poi all’offesa, mi permetto di dire al direttore de L’Unione che chi ha uno spirito critico e fa critica (come lui fa spesso, nell’esercizio della sua funzione) dev’essere disponibile anche ad accettarla, la critica, direi di più, ad apprezzarla, sopratutto se si è mossi dall’intento di ricercare la verità.
3 commenti
1 Tonino Dessi'
14 Gennaio 2016 - 10:16
Ma a parte le doglianze e i doverosi chiarimenti, c’era stato o no un provvedimento di revoca (che chiunque conosca un minimo sul funzionamento di qualunque pubblico ufficio dovrebbe sapere che non dovrebbe avvenire senza un previo contraddittorio)? A me pare che sarebbe nell’interesse del giornale e dei suoi lettori chiarirlo in via definitiva (forse basterebbe sic et simpliciter, senza troppi fronzoli, chiederlo direttamente al sostituto reggente l’Ufficio. Perché se si è trattato di una congettura del giornalista, magari perfino azzeccata, nulla quaestio. Se non si è trattato di una congettura, ma di un’informazione acquisita e tuttavia sbagliata, la questione cambierebbe aspetto e sarebbe molto rilevante. Questo al di là di ogni polemica.
2 Tonino Dessi'
15 Gennaio 2016 - 12:17
Insomma, dopo due giorni di silenzio stampa sulla questione, sembra doversi arguire che non ci siano mai stati revoca nè richiesta di revoca nè un accidente di cosa che gli abbia rassomigliato. Occorre però un chiarimento. In mancanza, la vicenda lascia aperta una scia di illazioni e di sospetti.
Risposta
Caro Tonino,
sulla questione la stampa locale certamente tornerà, ma lo farà, penso, dopo aver avuto accesso alle carte o, più versimilmente, a fonti dirette e attendibili. Presumibilmente, le prime fonti, per superficialità o interesse, più che aiutare la comprensione, hanno indotto in errore gli stessi giornalisti. Senza le carte, sarebbe stata doverosa una maggiore cautela, per evitare un allarme nella pubblica opinione. Io, ad esempio, ma anche molti amici, a leggere i giornali, mi sono molto preoccupato e così anche l’ambiente forense. Per di più, pur senza escludere nulla, i due principali magistrati coinvolti, l’ex Procuratore Mauro Mura e il nuovo f.f. Gilberto Ganassi sono persone di comprovata serietà, esperienza e rigore, da indurre ad escludere che abbiano posto in essere forzature procedurali o atti men che corretti. Vedremo…
3 Tonino Dessi'
15 Gennaio 2016 - 14:26
Si, immagino anch’io che nel futuro tutti staranno più attenti. A qualcosa magari la vicenda sarà servita.
Lascia un commento