State sereni! Parola del trombettiere di Rignano

10 Gennaio 2016
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Gonario Francesco Sedda

1. Forzare i dati di breve periodo o addirittura di una singola congiuntura durante l’anno corrente per ricavarne previsioni attendibili porta quasi sempre a conclusioni sbagliate, ma non per questo inutili. Con la propaganda truffaldina si può governare e dominare.
In particolare, per Matteo Renzi è decisivo o comunque sempre importante mostrare che il suo governo non solo è veloce (sbrigativo) nella decisione, ma anche appropriato nella sua azione. Il “comunicatore persuasivo” ha bisogno di mostrare che quando finalmente si decide (“sono decenni e decenni che si aspettano le riforme …”) e quando si promuove la fiducia (“è ora di finirla coi gufi …”) si è anche creato il contesto giusto perché “la nostra bella Italia” svolti e riparta e corra e acceleri sempre più. Ma in tempo di crisi prolungata e incerta è molto difficile che il movimento reale segua con stringente corrispondenza gli stimoli di uno sgangherato volontarismo. Il “cavallo non beve” nonostante le miracolose riforme “strutturali” e l’ottimismo a buon mercato di Matteo Renzi.
E tuttavia dalla crisi si uscirà. È iniziata una lenta e incerta ripresa.
Certamente, mettere in riga il Parlamento con ripetuti voti di fiducia e sotto la minaccia di scioglimento delle Camere è stato molto più facile.

2. Dunque, il “grande balzo” previsto ottimisticamente nel settembre 2015 con la Nota di aggiornamento del DEF 2015 sembra ridimensionarsi in una più realistica “leggera scossa”. Nel delirante clima trionfalistico di EXPO il primo trombettiere Matteo Renzi e il suo governo hanno annunciato che l’Italia del fare e non delle chiacchiere era ripartita e avrebbe accelerato: la previsione del PIL passava da +0,7% a +0,9%. E non hanno nascosto di aspettarsi ancora di più (+1,0%).
Ma nel mese di dicembre:
- l’ISTAT (sulla base dei dati corretti per giorni lavorati) ha previsto per il 2015 un PIL al +0,7% (il PIL grezzo – senza la correzione per giorni lavorati – dovrebbe essere leggermente più grande e confrontabile con il +0,9% grezzo del DEF 2015 aggiornato);
- l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha previsto per il 2015 un PIL al +0,8%;
- il Centro studi di Confindustria ha previsto per il 2015 un PIL al +0,8% (due decimali in meno rispetto al +1% indicato a settembre e in linea con le ultime attese alle quali si è rassegnato il governo);
- il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) nella sua ultima raccolta trimestrale dei dati Eurostat ha rivisto le previsioni del Pil per il 2015 “lievemente” al ribasso: +0,8% invece del +0,9% del DEF 2015 aggiornato.

3. Secondo i dati Eurostat raccolti dal MISE nel suo “Cruscotto congiunturale” l’Italia della mitologia renziana è la più lenta nel recupero di ciò che ha perso nella crisi.
L’Italia ha recuperato solo il 3% della produzione industriale rispetto ai minimi toccati durante la recessione, mentre il Regno Unito ne ha recuperato il 5,4%, la Spagna il 7,5%, la Francia l’8% e la Germania il 27,8%.
Nonostante che il tasso di disoccupazione sia diminuito all’11,5% nel terzo trimestre del 2015 (con la Germania al 4,5%, il Regno Unito al 5,2% e la Francia al 10,8%), l’Italia è rimasta indietro per tasso di occupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni con il suo 15,1%  (contro il 17,7% della Spagna, il 28% della Francia, il 43,8% della Germania e il 48,8% del Regno Unito) e rispetto ai minimi toccati durante la crisi ha recuperato solo 0,9 punti (contro il recupero di 1,9 punti della Spagna, di 2,7% della Germania e di 4,2 del Regno Unito).
Ma a dispetto del molto che va male, è cresciuto nei sei mesi fino ad ottobre del 2015 l’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese (effetto “disneyland” dell’EXPO?). Addirittura tra i consumatori la fiducia è salita come non succedeva dal 2008 segnando +7,7 punti, meglio che in Francia, Regno Unito e Spagna. In Germania poi l’indice di fiducia è diminuito con -7,5 punti. E tuttavia chi oserebbe dire che nell’Italia molestata dal cinguettante e coatto ottimismo di Matteo Renzi le cose siano andate meglio che in una Germania afflitta dalla tristezza?

4. Forse il pericoloso statista di Rignano sull’Arno comincia a intossicarsi con la sua stessa pozione magica.
Febbraio 2015 (Hangar Bicocca di Milano): per l’Italia questo «è un anno felix, che non vuol dire semplicemente felice, ma fertile», un anno in cui «ci sono tutte le condizioni per tornare a correre».
Maggio 2015: « … la speranza torna a mettere la residenza in Italia. Non siamo più il malato d’Europa. E se ce la mettiamo tutta possiamo tornare a guidare l’economia del vecchio continente come abbiamo fatto fino agli anni Novanta».
Settembre 2015 (Cernobbio): «Vogliamo maglia rosa in Ue».
Sia pure attraverso un’interpretazione opaca e misteriosa dei “segnali positivi” Matteo Renzi puntava alto, lanciava una sfida europea. Ma appena i dati Eurostat hanno mostrato che in quel confronto era perdente, ha preferito tornare a quello casalingo coi propri “compagni di merenda” M. Monti ed E. Letta.
«Ma dico: scherziamo? Abbiamo avuto tre anni di recessione sconosciuta in altri Paesi. Pensi al nostro Pil: -2,3 con Monti, -1,9 con Letta e con me -0,4 l’anno scorso. Quest’anno siamo cresciuti dello 0,8%, nel 2016 lo faremo del doppio. L’Italia è ripartita … » [La Stampa, 04-01-2016]. Ora per me M. Monti, E. Letta e M. Rienzi pari sono; ma sarebbe illogico anche per un estremo avversario come me pensare che quel -2,3% del PIL sia venuto tutto dalla politica di M. Monti e quel -1,9% tutto dalla politica di E. Letta. Neppure quel -0,4%  più favorevole per M. Renzi può essere imputato alla sua politica … quando ancora non poteva vantarsi delle sue miracolose riforme strutturali!
Comunque la sua previsione di crescita del PIL per il 2016 è di +1,6% (il doppio di 0,8% del 2015): più alta di quella dell’ISTAT, dell’OCSE, del FMI e … del Mago di Masua. State sereni!

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